
Nemmeno una nave è uscita dal porto di Atene ieri, come si sono fermati treni, aerei, mezzi pubblici per il secondo sciopero generale in 15 giorni, con manifestazioni e proteste davanti al Parlamento mentre si discuteva la legge sul lavoro che prevede la contestatissima possibilità di estendere fino a 13 ore giornaliere l’orario di lavoro che ha acceso la protesta dei due maggiori sindacati del paese e dei partiti di sinistra.
Il governo conservatore di Kyriakos Mitsotakis sarebbe il primo governo europeo a introdurre in controtendenza rispetto al resto del continente un allungamento dell’orario di lavoro, insieme ad altre norme sulla flessibilità, “per rispondere all’invecchiamento e alla diminuzione della popolazione greca, oltre a una grave carenza di lavoratori qualificati”. Secondo la ministra del lavoro Niki Kerameus si tratterebbe solo di prendere atto di ciò che già succede con migliaia di lavoratori che guadagnano così poco da dover fare due lavori e raggiungere facilmente le 12-13 ore di lavoro al giorno, mentre con la legge proposta ne lavorerebbero 13 solo per un tot di giorni all’anno, in una sola azienda, su base volontaria e con un aumento del salario del 40% (in quei giorni).
Ma la protesta non crede alle parole della ministra di Nea Demokratia e in piazza ascoltiamo le voci dei sindacalisti denunciano la riforma “cavallo di Troia” che non risolve il problema, anzi lo istituzionalizza, e finirà per costringere chiunque a lavorare 13 ore secondo le necessità padronali. Se licenziamenti e precarizzazione grazie a questa legge saranno interamente in mano ai datori di lavoro, “chi potrà dire di no?”, si chiedono i lavoratori.
La presidente dell’associazione degli insegnanti si dice preoccupata di lasciare ai giovani un futuro di solo lavoro con “la legalizzazione dello sfruttamento eccessivo e la distruzione di ogni concetto di vita familiare e sociale”. Gli studenti, dal canto loro, lamentano di non poter permettersi già una casa con uno stipendio per quanto sono bassi i salari e denunciano la continua fuga dei cervelli dal paese.
Dai banchi di Syriza in Parlamento si denuncia la deriva repressiva del governo che ha colpito la facoltà di architettura di Atene dove un sit-in è stato attaccato dalla polizia antisommossa con 15 arresti, così come, sempre nella capitale, un gruppo di infermieri e medici sono stati caricati fuori dal loro ospedale. Ma il governo tira dritto, ha i numeri, e vorrebbe chiudere la votazione già domani e festeggiare questo record europeo. Il governo greco sembra avere in testa il modello di lavoro dell’iper sfruttamento turistico: sei giorni su 7, cosa già prevista dalla legge per tutti, per più di 12 ore al giorno in caso di necessità, con tanto precariato, a chiamata. Ed è quello che lavoratori e sindacati non vogliono.