
Milano è diventata una città per pochi, per cambiare servono nuove alleanze. Il segretario generale della Camera del lavoro Luca Sanzione ha inquadrato così l’incontro di oggi, 10 ottobre, con monsignor Mario Delpini. Per la prima volta, a detta del sindacato, un arcivescovo di Milano è entrato nella sede di corso di Porta Vittoria 43. È sufficiente questo per capire quanto sia diffusa, tangibile, la sensazione che Milano stia vivendo un momento delicato, un passaggio storico: l’esaurirsi di quel ciclo che, negli ultimi 10 anni, l’ha sì portata a intercettare più investimenti, a diventare una città “attrattiva”, come ama dire chi rivendica come un merito le recenti trasformazioni. Ma a un prezzo che oggi pagano in molti: più precariato, più lavoro povero, meno opportunità per chi arriva qui in cerca di realizzazione. Da dopo il 2020 in particolare, la Camera del lavoro ha cominciato a parlare di una Milano “a due velocità”. Una Milano in cui un lavoro e uno stipendio non bastano più per mettere su famiglia, per arrivare a fine mese. L’arcivescovo Delpini più volte si è soffermato sulla disumanità del profitto, sulla “cultura dello scarto” denunciata da papa Francesco, fino alla decisione, con il 50esimo anniversario di Caritas Ambrosiana, di istituire un fondo per il diritto alla casa. “La prossimità elogiata dal cardinal Martini già 40 anni fa è ciò che può accomunare sia il cattolico sia il delegato sindacale” ha detto Stanzione. Da qui è nata l’idea di questo incontro inedito. Un primo segnale di una domanda di cambiamento per cui non esistono risposte già pronte.