
Centinaia di migliaia di persone oggi in tutta Italia hanno scelto, direbbe Meloni, di fare il weekend lungo. Pazienza se gli studenti in realtà domani vanno a scuola, gli infermieri al sabato sono in corsia, i ferrovieri la domenica hanno i turni e via così, nel paese reale che la presidente del Consiglio finge di non conoscere, ormai schiava della sua propaganda.
Piazze strapiene di ragazzi e ragazze. Protagonisti – di più: egemoni – nei cortei con chi oggi ha 50, 60, anche 70 anni e ha immediatamente fatto un paragone con il movimento contro la guerra in Iraq o i social forum: era davvero tanto tempo che non si vedeva una mobilitazione così.
“Eravamo tutti un po’ divanati”, ci ha detto un manifestante milanese di una certa età. Rassegnati ad assistere alle ingiustizie pensando che non si possa fare niente. E poi una ragazza: “Ognuno di noi non può far pace con la propria coscienza”. Semplice, no? Immediato: il dramma di Gaza, che ci salta agli occhi ogni mattina quando ci alziamo e accendiamo il telefono, i video dei bambini affamati a un certo punto sono stati davvero troppo, e pazienza se in Italia il Governo non ascolterà queste piazze: l’importante è esserci.
Non sarà la rivoluzione, che del resto non sta insieme al weekend lungo, ma è qualcosa di cui c’era un gran bisogno. E i ragazzi, soprattutto, sono qui per restare. Resta da capire chi potrà essere il loro interlocutore, se ne esiste uno nella politica di oggi.