
I due comizi, quello di Giorgia Meloni ad Ancona e quello di Elly Schlein a Pesaro, avvenuti quasi contemporaneamente, sono stati completamente diversi nello stile e nei toni. Sono le due donne politiche più importanti, avversarie e destinate nei prossimi mesi ad un confronto e scontro politico continuo, che si ripeterà per ben sette regioni nell’arco di tre mesi.
Con un calcolo dei tempi che è apparso scelto non a caso, la segretaria del Partito democratico ha iniziato a parlare quando Giorgia Meloni stava per terminare, forse per capire il livello di scontro che la Presidente del Consiglio avrebbe riservato all’opposizione, se nel solco dei giorni passati, con le accuse alla sinistra di alimentare un clima d’odio. Ma a destra, questo lo ha fatto più Matteo Salvini che Giorgia Meloni: il capo della Lega non solo ha chiuso il suo discorso chiedendo un minuto di silenzio per Charlie Kirk, ma si è anche paragonato a lui, “le sue idee sono le mie”, ha detto.
Giorgia Meloni non ha citato Kirk, si è innalzata ancora una volta a vittima principale dell’odio altrui, ma nello stesso tempo ha invitato tutti ad abbassare i toni. Forse perché consapevole che i discorsi sull’odio spaventano più che convincere elettori o dubbiosi che tra una settimana devono votare. Non è però riuscita a sottrarsi completamente, perché dalle sue parole traspariva un tono rabbioso, il continuo paragone tra il “noi e loro”, tra il Governo e la sinistra, risultato alla fine un discorso un po’ stanco e ripetitivo.
Diverso invece il tono di Elly Schlein, tutto puntato sul programma. Ha portato sul palco la sua idea di governo di sinistra applicata ora alle Marche, ma che è anche nazionale. A Pesaro era con Stefano Bonaccini e il candidato unitario, ma sul palco gli altri alleati ieri non c’erano. Bisognerà capire se la foto del campo largo nelle Marche ci sarà la prossima settimana, prima del voto oppure no.
Schlein ha parlato di salario minimo, della sanità pubblica, della scuola, del lavoro, raccontando casi concreti che dovrebbero probabilmente avere più presa del linguaggio di odio a cui Elly Schlein ieri ha deciso di non dare nessuna risposta, puntando su altro.