
Le destre internazionali stanno strumentalizzando l’omicidio di Charlie Kirk per aggredire gli avversari politici. Una serie di attacchi che rischiano di trasformarsi in una campagna di repressione. Ha iniziato Trump negli Stati Uniti e non poteva essere diversamente. In Italia Giorgia Meloni ha aspettato poche ore e poi si è accodata. “Non ci faremo intimidire – ha attaccato ieri sera sui social la presidente del Consiglio – questi sono i sedicenti antifascisti, questo è il clima ormai, anche in Italia”.
Meloni si riferiva a cosa? A dei post sui social perché, è bene ricordarlo, si tratta di una dinamica social.
La presidente del Consiglio ha affermato di avere visto immagini crude: Kirk appeso a testa in giù nell’evocazione di Mussolini a piazzale Loreto. Post idioti e violenti, non ci sono dubbi. Meloni, però, li prende a pretesto per orchestrare un’operazione politica manipolatoria se eseguita da chi ha le leve del potere, che avvelena il clima e indica gli avversari politici quali soggetti pericolosi.
Il primo, dicevamo, è stato Trump. Lui ha aperto la strada: descrivere un intero mondo, quello della sinistra, come brodo di coltura della violenza politica da cui è generato l’assassinio e da cui ne potrebbero nascere di nuovi. Quando il Parlamento Europeo ieri ha rifiutato di tenere un minuto di silenzio in memoria di Charlie Kirk i sovranisti sono insorti, compresi Lega e Fratelli d’Italia. Charlie Kirk è il nuovo martire delle destre radicali internazionali.
Nei regimi e nelle culture violente e autoritarie il martire diventa l’arma perfetta, inattaccabile, per esercitare violenza contro il nemico politico. Alcuni blogger di destra statunitensi hanno evocato l’incendio del Reichstag, bruciato dai nazisti per incolpare i comunisti e dare il giro di vite finale del regime. Lo hanno fatto da destra e ci si chiede che senso abbia: apparentemente nessuno, a meno che chi tira fuori dal cassetto quella storia non sogni di ripeterla.