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Israele rafforza i preparativi per invadere Gaza City

Gaza Khan Younis

È di almeno 11 morti il primo bilancio delle vittime degli attacchi israeliani di oggi a Gaza, sei di queste erano in cerca di cibo. Lo riferiscono fonti mediche citate da al Jazeera. Intanto prosegue l’avanzata nella Striscia da parte dell’esercito di Netanyahu che ha avviato operazioni militari alla periferia di Gaza City “in vista di una grande offensiva per conquistare la città”.

Secondo il ministero della Salute gestito da Hamas, nella Striscia sono morti di fame 289 palestinesi inclusi 115 bambini. Nei giorni scorsi l’ONU ha certificato ufficialmente la carestia di livello massimo nella zona di Gaza City, ma il governo israeliano continua a negare che la carestia esista. “È come se ci fosse un mancanza di volontà da parte degli stati, inclusi gli stati occidentali, di porre un freno e reagire in modo efficace a quello che è il massacro di un intero popolo”, il commento di Chantal Meloni, docente di diritto penale internazionale dell’Università Statale di Milano.

I campanelli d’allarme dovrebbero suonare molto molto forti perché a questo punto si sa che non si torna indietro. Ci sono centinaia di migliaia di persone che sono a rischio nei prossimi mesi. La cosa ancora una volta davvero scioccante è che invece, di fronte a una dichiarazione così grave, ancora non si sono viste le sufficienti risposte. L’impasse è politico, è come se ci fosse una mancanza di volontà da parte degli Stati, inclusi gli Stati occidentali, di porre veramente un freno e reagire in modo efficace a quello che è il massacro di un intero popolo.
Non possiamo che trarre delle conclusioni molto scomode e molto gravi rispetto a quelle che sono le responsabilità degli stati e dei meccanismi internazionali che esistono e sarebbero possibili, anche partendo dal far mancare il supporto militare ed economico allo stato di Israele. Invece non solo non abbiamo visto l’imposizione di sanzioni, non abbiamo neanche visto il far venir meno di fatto il supporto politico, economico e militare che pone gli stati in una situazione di co-responsabilità. È davvero il simbolo di un mondo che sta andando in una direzione estremamente preoccupante, perché in fregio a qualsiasi tutela dei diritti umani e del diritto internazionale
“.

di Ilenia Cavaliere

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