
Sembra una storia da anni ‘50 e, invece, siamo nel 2025. In Campania il centrodestra deve azzeccare la candidatura a presidente per le regionali. Una scelta difficile visto che a sinistra, nonostante le tensioni tra il presidente uscente De Luca e il suo partito, sono favoriti. Si era parlato dell’ex ministro Cirielli o del rettore dell’Università Vanvitelli Gianfranco Nicoletti. Nell’ultima riunione del centrodestra campano il coordinatore di Forza Italia Martusciello ha proposto di candidare una donna, con in testa un nome: Mara Carfagna.
La risposta di tutti gli altri è stata un no secco. Ed è la motivazione a essere significativa: una donna non può fare la presidente di Regione. È lo stesso Martusciello, esterrefatto, a raccontarlo: “Quando ho proposto una candidatura femminile alla presidenza della Regione mi hanno guardato come si guardano i matti. Una donna? E dove troverebbe il tempo?”.
Una storia in cui gioca una parte il conflitto di potere tra i partiti della coalizione, in particolare tra Forza Italia e Fratelli d’Italia. Cirielli appartiene al partito di Meloni mentre Mara Carfagna dopo una carriera in Forza Italia e dopo il periodo in Azione di Calenda è diventata la segretaria di Noi Moderati, il piccolo partito centrista del centrodestra. Ma soprattutto, ed è questa la cosa importante, una storia dove emergono il sessismo e la cultura patriarcale di quella classe politica.
Avrebbero potuto trovare diverse motivazioni per stoppare Carfagna invece, in sostanza, stando alle parole di Martusciello, hanno affermato che una donna deve stare ai fornelli. Detto di una persona che è stata ministra, tra parentesi. A ulteriore dimostrazione che l’ascesa di Giorgia Meloni alla presidenza del Consiglio non significa nulla dal punto di vista culturale. Lei stessa, rispetto al suo ruolo, vuole farsi appellare al maschile e non al femminile. E si capisce perché, quando si conoscono storie come quella della Campania.