
Dopo l’incontro tra Donald Trump e Vladimir Putin in Alaska, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha avuto un lungo colloquio telefonico con il capo della Casa Bianca e ha annunciato che lunedì sarà a Washington per incontrare Trump di persona.
Sul tavolo ci saranno quelli che i presidenti statunitense e russo hanno definito “importanti progressi”, ma che potrebbero non rappresentare sviluppi positivi per l’Ucraina. Secondo quanto riportato dal sito di informazione Axios, durante la telefonata con Zelensky, Trump avrebbe riferito che Putin è interessato a un accordo globale per porre fine alla guerra, e non a un semplice cessate il fuoco.
Adesso la pressione rischia di essere tutta su Zelensky, spinto a raggiungere un’intesa senza sapere su cosa possono aver trovato sintonia Trump e Putin.
L’opinione di Francesco Strazzari, professore di relazioni internazionali alla scuola universitaria superiore, Sant’Anna di Pisa:
“Credo che peggio non potesse andare. Perfino una rottura plateale e drammatica, forse, sarebbe stata in qualche modo più sana dal punto di vista di un chiarimento di prospettiva rispetto alla messa in scena a cui abbiamo assistito ieri in Alaska. Trump è arrivato alla Casa Bianca con l’idea che occorresse fare pressioni sull’Ucraina e, in qualche modo, accondiscendere nei confronti della Russia, persuadendola, con l’illusione che questo potesse porre fine alla guerra.
Poi, nei mesi scorsi, si era convinto che quella strategia non portasse alla pace, e che fosse invece necessario esercitare pressione sulla Russia e, in qualche modo, venire a patti con gli alleati e con l’Ucraina. Quindi, riagganciarsi all’Europa, che stava dando segnali di volontà — spese militari, eccetera.
Nell’ipotesi che abbiamo visto ieri — se la consideriamo sostanziale e non solo un’operazione di relazioni pubbliche, pur con tutta la condiscendenza verso la Russia come grande potenza —, togliendo la parte retorica, siamo tornati a un’immagine in cui bisogna fare pressione su Zelensky, lasciando a lui il cerino in mano, e ribadendo le ottime relazioni con la Russia.
Insomma, siamo tornati indietro di un anno. Se consideriamo che Putin, per tornare a essere considerato un interlocutore legittimo anche dai Paesi democratici, ha dovuto scalare una montagna di cadaveri — perché di questo si tratta: centinaia di migliaia di morti nella guerra in Ucraina — allora, questa non è una buona notizia.”