
Giorgia Meloni è andata al congresso della Cisl a celebrare i suoi mille giorni a Palazzo Chigi. Non è un luogo scelto a caso. A Fratelli d’Italia, nella sua affermazione come partito di governo, mancava un solido punto di riferimento nei cosiddetti “corpi intermedi”. Lo ha trovato con il sindacato cattolico. Davanti alla platea della Cisl Meloni ha rivendicato: “Con noi mille posti di lavoro al giorno”. La realtà è un’altra: crescita al palo, aumento della povertà, stipendi e pensioni fermi. Per rimanere al bilancio sulle politiche economiche. Ma il governo Meloni non si può dire che non abbia lavorato. La riforma dell’autonomia differenziata rischia di creare un’Italia di serie A e un’Italia di serie B. Le leggi cosiddette sulla sicurezza mettono la mordacchia a chi protesta, infieriscono contro migranti carcerati e soggetti deboli. Le ambiguità in politica estera, con i rapporti sempre ben coltivati coi peggiori sovranisti alla Orban, la palese linea filo russa di Salvini, lo zerbinismo nei confronti di Trump fanno dell’Italia un paese marginale e sospetto in Europa. E il peggio potrebbe ancora venire. I sondaggi dicono che Fratelli d’Italia è forte e cresce, il governo è solido. Responsabilità probabilmente anche delle opposizioni, le cui divergenze dall’economica alla politica estera, la cui litigiosità generale le rendono fragili. Resta il fatto che la prossima legislatura potrebbe essere quella che darà alla destra meloniana la vera grande occasione per mettere un sigillo destinato a resistere decenni, con la sognata riforma del premierato. Tutto il potere, o quasi, al primo ministro.
A proposito: la prossima legislatura sarà anche quella che eleggerà il nuovo Presidente della Repubblica. Fratelli d’Italia ci crede, già coltiva il suo candidato: il consigliere numero uno di Meloni, Alfredo Mantovano.