
Il caso Ramy è il caso ideale per scatenare l’indignazione populista della destra italiana. Due ragazzi di origine nordafricana, di quelli che vivono nelle periferie di Milano, quelli che va di moda chiamare maranza, da una parte. I Carabinieri, dall’altra. I Carabinieri danno l’alt, loro scappano in motorino, alla fine di un inseguimento interminabile la moto va a terra e uno dei ragazzi muore. E gli amici che si ribellano, e per una notte il quartiere dove vivono, il Corvetto, è messo sottosopra. Lo scenario perfetto. E dagli con le banlieues, e coi maranza che rapinano e spacciano e terrorizzano la città, e chi non si ferma all’alt peggio per lui.
Questa è la propaganda. Poi c’è la realtà che è incarnata dai magistrati che indagano e che chiederanno un duplice rinvio a giudizio per omicidio stradale: per il ragazzo che scappava alla guida del motorino e per il Carabiniere per la modalità dell’inseguimento. Ma a destra questo non sta bene e Fratelli d’Italia scomoda Giovanni Donzelli, uno degli uomini più vicini a Meloni, il quale attacca pesante: “In una nazione normale chi non si ferma all’alt ha torto”. E chi lo ha mai negato, verrebbe da fargli notare. E poi Donzelli aggiunge: “Mi auguro ci siano problemi più seri se no è un problema se si rinvia a giudizio un Carabiniere per un inseguimento troppo lungo”.
Ci sono due motivi che spingono Fratelli d’Italia a prendere questa posizione: il primo motivo è la difesa corporativa delle forze di polizia che proprio in queste settimane si vorrebbe rendere immuni da indagini con nuove leggi a loro favore. Il secondo è il coltivare il clima mediatico-propagandistico che sfrutta l’indignazione facile contro gli immigrati soprattutto se poveri e un po’ ai limiti della legalità. Un populismo speculare a quello di chi grida a priori “Carabinieri assassini”. Ma più pericoloso. Perché arriva dalle stanze del potere.