
“Con il motto Lentius, Profundius e Suavius non si vince nessuna battaglia frontale, però si ottiene un fiato più lungo”. 30 anni fa Alex Langer proponeva un mondo più lento, più profondo, più dolce. Aveva ragione. La civiltà basata sull’estrema competizione (Citius, Altius, Fortius) sta portando il pianeta alla rovina.
Straordinario protagonista e testimone del nostro tempo, Alex Langer è stato un profeta. Ha anticipato molte tematiche oggi di stringente attualità: la conversione ecologica, la convivenza interetnica, i rapporti nord sud, la scelta della nonviolenza e del dialogo come forma di prevenzione e opposizione assoluta a ogni guerra. Da europarlamentare lavorò per un’Europa federale, in cui popoli, regioni e cittadini fossero protagonisti, un’Europa aperta, non una fortezza.
Il lottatore mite gettò la spugna il 3 luglio 1995, una settimana prima del genocidio di Srebrenica. Allora il silenzio dell’Europa fece da sottofondo all’immane tragedia. A proposito cosa avrebbe detto e fatto oggi Alex Langer di fronte al genocidio di Gaza? Sicuramente ci avrebbe invitato a continuare a non stare in silenzio. Ognuno deve fare la sua parte. In un convegno ad Assisi disse “ Potranno aiutare a cambiare strada le mille piccole conversioni e riconciliazioni. Piccoli digiuni e disarmi, le mille piccole scelte alternative, che non attendono il via dal ponte di comando né rimandano ad improbabili vittorie finali l’impresa della ricostruzione”. Ed è questo forse l’insegnamento più prezioso che ci ha lasciato Alex Langer, costruttore di ponti e portatore di speranze.