
Le condanne di ieri, ma soprattutto la conferma dell’accusa di associazione per delinquere, aprono una fase inedita per le due curve di Inter e Milan, con i leader in carcere e i gruppi storici che non potranno più mettere i propri striscioni a San Siro.
Con alcune differenze sostanziali tra le due sponde rossonera e nerazzurra. La prima la si è vista ieri pomeriggio fuori dall’aula bunker del carcere di San Vittore: il gruppo Curva Sud – quello che comanda nella curva del Milan – era presente compatto e con un messaggio chiaro mandato alla Procura e alla Questura: non abbiamo rescisso i legami con i leader in carcere e non abbiamo alcuna intenzione di sciogliere.
Almeno fino a ieri pomeriggio, quando ancora speravano non tanto in una assoluzione per le condotte individuali, ma in quella dall’accusa principale: l’associazione per delinquere. “Noi siamo la curva Sud non siamo un’associazione a delinquere” hanno ripetuto ai giornalisti e scritto su uno striscione. Se fosse decaduta questa accusa ci sarebbero stati i margini per riportare lo striscione Curva Sud sugli spalti a settembre, con la conferma dell’accusa invece no, quello striscione, quelle bandiere, non torneranno al secondo anello blu.
E gli altri gruppi che nelle ultime stagioni hanno affiancato Curva Sud, come Estremi Rimedi e Vecchia Maniera, cosa faranno? Continueranno a non esporre anche loro i propri striscioni (anche se non coinvolti direttamente nell’inchiesta giudiziaria) oppure no? È una situazione instabile in un contesto dove girano tra le 5 e le 8 mila persone, e solo una parte di queste fanno parte del gruppo Curva Sud finito sotto processo.
Altra storia per la curva dell’Inter dove non ci sono più leader e gruppi riconosciuti, se non le vecchie glorie del passato scampate all’inchiesta, e dove nessuno vuole rivendicare una continuità col passato recente e con i capi oggi in carcere. Il tentativo di muoversi in discontinuità con quanto successo dopo l’omicidio di Vittorio Boiocchi e gli arresti recenti è già avviato, la presenza risicata ieri fuori da San Vittore (una ventina di persone principalmente del gruppo Boys San) lo dimostra.
Su tutto – e su tutto il movimento ultras, non solo milanese – peseranno i nuovi provvedimenti repressivi annunciati dal ministro dell’Interno Piantedosi, a partire dal riconoscimento facciale per accedere allo stadio. Qualcosa che non è più solo fantascienza.