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Spagna. Riesplode la protesta contro l’overturism

Spagna, proteste contro l’overturism

Nemmeno le temperature roventi, ben al di sopra della media stagionale, hanno fermato le migliaia di persone scese in piazza in diverse città della Spagna per protestare contro il turismo di massa.
Manifestazioni si sono svolte a Madrid, Barcellona, Malaga e in decine di altre città per denunciare un modello economico che sta trasformando interi quartieri, adattandoli alle esigenze dei turisti.

“Il turismo sta impoverendo la popolazione e prosciugando le risorse del territorio”, ha denunciato Daniel Pardo, dell’assemblea di quartiere di Barcellona.
“Decrescita turistica” è la parola chiave di questo movimento. Nel mirino, soprattutto, gli appartamenti turistici, ritenuti responsabili dell’aumento degli affitti e dello spopolamento di molte zone residenziali.

Nel 2024, in Spagna, il costo della casa ha registrato il maggiore aumento degli ultimi vent’anni: +11% rispetto all’anno precedente.
In alcune regioni, come l’isola di Maiorca, si vivono situazioni paradossali: insegnanti e persino lavoratori del settore turistico sono costretti a vivere in camper o roulotte perché gran parte delle abitazioni viene affittata ai turisti.
Ma non è tutto: l’afflusso crescente di visitatori in zone finora esclusivamente residenziali sta provocando anche la chiusura del commercio di prossimità, sostituito da bar, locali e punti vendita di cibo da asporto.Insomma, vivere una vita dignitosa in questi quartieri sta diventando sempre più difficile.

In Spagna, il movimento contro il turismo di massa ha più di dieci anni. È nato a Barcellona, nel quartiere della Barceloneta, dove i residenti protestavano per il rumore incessante dei trolley.
Successivamente si è diffuso sulla costa meridionale e nelle isole Canarie e Baleari, fino a raggiungere oggi quasi tutte le regioni, comprese città che fino a poco tempo fa erano state risparmiate dal turismo di massa, come Madrid o San Sebastián.
Le proteste si stanno moltiplicando durante tutto l’anno. Le prime manifestazioni si sono svolte già durante la Settimana Santa, all’inizio della stagione turistica. A maggio, per il secondo anno consecutivo, c’è stata una mobilitazione collettiva in tutte le isole Canarie. Ora anche il resto della Spagna si è unito alla protesta.

Nel 2023, la Spagna ha accolto 97 milioni di turisti. Per quest’anno si prevede un aumento del 3%.Per molti anni le autorità hanno favorito lo sviluppo incontrollato del turismo, considerandolo uno strumento per rilanciare l’economia dopo la crisi. Ma oggi fermare questo fenomeno è molto più difficile.

Alcune città stanno iniziando a reagire. A Madrid, ad esempio, non sarà più possibile trasformare i locali a livello strada in appartamenti turistici. A Barcellona, dal 2028, verranno abolite tutte le licenze per gli alloggi turistici, che potranno esistere solo in edifici destinati esclusivamente a questo scopo.
Il problema, tuttavia, è la mancanza di controlli per far rispettare le nuove regole.
E c’è un’altra grande contraddizione: in molte regioni spagnole il turismo è sia la principale fonte di reddito, sia il principale responsabile dell’aumento del costo della vita.
È il caso delle Canarie. L’arcipelago ha recentemente limitato la vendita di case ai non residenti, ma ha fatto poco per frenare la crescita degli alloggi turistici.
“La principale ricchezza delle Canarie è il turismo. Non possiamo attaccare la nostra principale fonte di posti di lavoro”, ha dichiarato il presidente delle Canarie in risposta alle manifestazioni.

  • Autore articolo
    Giulio Maria Piantadosi
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