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Trump invia i marines a Los Angeles, mentre la protesta si allarga

Los Angeles

Donald Trump ha parlato delle proteste in corso a Los Angeles dallo studio ovale della Casa Bianca. Ha ripetuto che Gavin Newsom ha fatto un lavoro cattivo, che deve lavorare meglio, che la sua incapacità ha provocato molti morti. Trump ha anche detto che molti dei manifestanti che in questi giorni stanno manifestando sono agitatori pagati. Praticamente tutte le sue affermazioni nono sono verificate. Non si sa infatti dove siano i morti di cui Trump parla, né da dove tragga la notizia degli agitatori pagati. Trump, comunque, ha detto una cosa interessante, dal punto di vista politico. E cioè, che se ci sarà bisogno di proclamare lo stato di insurrezione, lo farà. È stata comunque una notte tranquilla, quella appena trascorsa a Los Angeles. Le proteste si sono placate, per il momento, mentre in città arrivavano 700 marines, quindi l’esercito regolare, che andrà a unirsi ai 4000 membri della Guardia Nazionale che già si trovano in città. I soldati resteranno a Los Angeles per 60 giorni, due messi, ha spiegato il segretario alla difesa Pete Hegseth, con compiti di difesa degli edifici federali e di supporto alle forse di polizia. L’invio dell’esercito suscita molte polemiche. Polemiche politiche: il rischio che alcuni vedono è che la presenza dell’esercito, invece di sedare le proteste, le acutizzi. Polemiche legali: la legge americana proibisce l’uso dei militari nelle operazioni di polizia sul suolo americano, a meno di significative emergenze. Quella di Los Angeles non sembra essere una reale emergenza. E poi ci sono polemiche sui costi che questa operazione comporta. Secondo il Dipartimento alla Difesa, il dispiegamento di forze dell’esercito costerà 134 milioni di dollari. Ma un certo stato di agitazione sembra regnare anche all’interno di chi è schierato per rerpimere la protesta. La polizia di Los Angeles parla di problemi operazionali, quindi di coordinamento, con l’esercito. Intanto, la protesta sembra allargarsi ad altre città del Paese. A San Francisco, Dallas, Austin, New York City, si sono organizzate e si stanno organizzando dimostrazioni in solidarietà con LA.
Un allargamento della protesta potrebbe rivelarsi un problema grave per l’amministrazione. Soprattutto, se le varie polizie, ed eventualmente l’esercito, non fossero in grado di controllare le proteste. A quel punto, l’approccio militare, radicale, seguito da Trump e dai suoi rivelerebbe tutti i suoi limiti. C’è da dire una cosa. Sinora, Trump ha parlato di insurrezione ma non l’ha dichiarata. Anche il suo ordine esecutivo è meno roboante della sua retorica. In esso si dà infatti mandato a Guardia Nazionale ed esercito di agire solo in funzione di supporto alla polizia. Il problema è però cosa succederà, nel caso le proteste dovessero appunto allargarsi ad altre città. Trump dichiarerà lo stato di insurrezione? Farà intervenire l’esercito, non più in funzione di supporto della polizia, ma in funzione attiva, contro i manifestanti? L’esperienza passata dimostra che – quando sfidato – Trump va allo scontro. Questa volta, lo scontro potrebbe però precipitare molto pericolosamente.

  • Autore articolo
    Roberto Festa
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