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La Toscana ha detto sì alla legge sul fine vita

Marco Cappato Fine Vita ANSA

La Toscana ha detto sì alla legge sul fine vita. Dopo due giorni di discussione, il consiglio regionale ha approvato la norma, la prima in Italia a stabilire tempi e modi certi per il suicidio medicalmente assistito. Una battaglia di civiltà, vinta anche grazie all’impegno dell’associazione Luca Coscioni, sulla cui proposta si è basata la legge toscana.

di Mattia Guastafierro

Dopo l’approvazione della norma sul fine vita, la prima cosa che ha fatto l’associazione Luca Coscioni è stata dedicare la nuova legge a Gloria. 70 anni, affetta da una malattia cronica ai polmoni, per mesi Gloria ha atteso invano che le venisse erogato il farmaco per il suicidio assistito, come consentito a chi possiede i requisiti stabiliti dalla Corte Costituzionale: essere in condizioni irreversibili, di sofferenza insopportabile, dipendente da trattamenti di sostegno vitale e pienamente capace di autodeterminarsi.

Gloria rientrava perfettamente in questa casistica, ma tra un rimpallo e l’altro, l’azienda sanitaria toscana le ha sempre negato il medicinale, costringendola a una estenuante battaglia giudiziaria. Dopo mesi di sofferenze fisiche e psicologiche, Gloria non ce l’ha fatta. È morta domenica scorsa, due giorni dopo aver ricevuto la sedazione palliativa, l’unica opzione che non aveva scelto e che non avrebbe mai voluto. La nuova legge farà in modo che un caso come quello di Gloria non possa più ripetersi.

La norma, per la prima volta in Italia, stabilisce tempi e modi certi dell’aiuto a morire. Sancisce che l’iter di verifica dei requisiti debba concludersi entro 20 giorni dalla richiesta. Che entro 10 giorni una commissione multidisciplinare definisca le modalità di attuazione dell’aiuto al suicidio. E che questo, infine, venga assicurato entro sette giorni dall’azienda sanitaria locale. In tutto massimo 37 giorni per un vero e proprio servizio sanitario, a spese della Regione, che l’associazione Luca Coscioni auspica possa fare ora da apripista. E chissà: dare magari una svegliata a quel Parlamento che da sei anni ignora il richiamo della Consulta.

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