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L’isolamento dei palestinesi a Gaza è totale

Gaza ANSA

C’è una apparente contraddizione in tutto quello che sta succedendo in Medio Oriente. La crisi cominciata il 7 ottobre dello scorso anno – con l’attacco di Hamas nel sud di Israele e la feroce risposta israeliana a Gaza – si è allargata a una buona parte della regione e coinvolge ormai diversi attori e diversi paesi, dal Libano allo Yemen, dall’Iran alla Siria.

Dopo decenni di guerra sotterranea israeliani e iraniani si sono colpiti più volte direttamente. Negli ultimi giorni, in maniera del tutto inaspettata, i ribelli siriani hanno conquistato Aleppo, mettendo a rischio la tenuta del regime di Bashar al-Assad, come non era quasi mai successo nemmeno nel pieno della guerra civile cominciata nel 2011. Nel sud del Libano è in vigore un cessate il fuoco, ma la sua tenuta è fragile, e da un momento all’altro la situazione potrebbe precipitare nuovamente, ci sono già stati 4mila morti.

Non è successo tutto come conseguenza diretta del conflitto tra Israele e Hamas. Ma l’ultimo capitolo del conflitto israelo-palestinese è stato sicuramente la miccia che ha riacceso conflitti e riallargato linee di frattura in tutto il Medio Oriente. Non siamo ancora alla guerra totale, ma in diverse zone l’impatto sui civili, a partire da Gaza, è tremendo.

Proprio in queste ore nel centro della Striscia, nel campo profughi di Nuseirat, un drone israeliano ha sparato in una zona dove la gente stava aspettando in fila per avere del cibo, probabilmente all’esterno di un panificio. Tra le cinque vittime – dice l’agenzia di stampa palestinese Wafa – ci sono 4 bambini. Nel calderone delle notizie internazionali di queste ore a questo fatto non è stato dato sempre il risalto necessario. Sta di fatto che 4 bambini sono morti mentre aspettavano, immaginiamo con alcuni familiari, di potere avere qualcosa da mangiare. E in questi 14 mesi di fatti come questo, a Gaza, ne sono successi tantissimi. Ma la fine del conflitto sembra ancora lontanissima. Nessuno sembra in grado di fermare la guerra.

Perché abbiamo citato il caos in Medio Oriente e poi quanto successo oggi nella Striscia di Gaza? Per sottolineare come non ci siano più atrocità in grado di forzare le parti coinvolte o interessate a mettere fine alle violenze sui civili di Gaza. Oltretutto la diplomazia internazionale si è mossa o si sta muovendo, non sempre con successo. Per fermare la guerra in Libano, per evitare uno scontro aperto tra Israele e Iran, e ora per venire a capo del caos siriano.

Molto meno, o nulla, per salvare i civili di Gaza. Anche gli attori in Medio Oriente che hanno in cima alle loro agende politiche la questione palestinese arrivano solo fino a un certo punto: Hezbollah aveva detto che non avrebbe mai smesso di colpire Israele fino a quando non ci sarebbe stato una tregua a Gaza. È andata a finire diversamente. L’apparente contraddizione, che non è tale vista la complessità di questa regione.

Il conflitto a Gaza ha gradualmente incendiato tutto il Medio Oriente. Ma tutto quello che succede in Medio Oriente non ha più alcun impatto su quello che avviene a Gaza. L’isolamento dei palestinesi è totale.

  • Autore articolo
    Emanuele Valenti
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