Approfondimenti

L’irruzione dei manifestanti israeliani nel quartiere musulmano di Gerusalemme, il viaggio di Giorgia Meloni in Albania e le altre notizie della giornata

Giorgia Meloni visita futuri centri offshore per migranti in Albania insieme al premier albanese Edi Rama

Il racconto della giornata di mercoledì 5 giugno 2024 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Stamattina a Gerusalemme è iniziata la cosiddetta ‘marcia delle bandiere’, un’iniziativa nazionalista che si ripete ogni anno ma che stavolta arriva nel contesto della guerra a Gaza. La presidente del consiglio ha rivendicato l’intesa con Tirana e annunciato che i due centri per migranti in costruzione sulle coste albanesi saranno pronti entro agosto. Il rapporto di Mediobanca evidenzia una sanità privata dipendente dai contributi pubblici e dalle inefficienze della sanità pubblica. La Banca centrale europea dovrebbe decidere domani il primo taglio dei tassi, dopo gli aumenti del costo del denaro iniziati a settembre 2022. Il riscaldamento globale ha già superato il limite di 1,5 gradi

L’irruzione israeliana nel quartiere musulmano di Gerusalemme al grido di “Morte agli arabi”

A Gerusalemme alcune ore fa è iniziata la cosiddetta “marcia delle bandiere”, un’iniziativa nazionalista che si ripete ogni anno ma che stavolta arriva nel contesto della guerra a Gaza. Migliaia le persone presenti, con notizie di scontri tra manifestanti israeliani e palestinesi, attivisti israeliani di sinistra e giornalisti. Anna Momigliano è una giornalista della testata israeliana Haaretz.

 

In Israele in queste ore c’è molta tensione anche al confine col Libano. L’area di frontiera è al centro da mesi di intensi scambi di razzi tra l’esercito di Tel Aviv e i miliziani di Hezbollah, ma negli ultimi giorni gli attacchi dal Libano sono stati particolarmente forti e hanno causato anche dei grossi incendi. Oggi Netanyahu ha visitato la zona e ha minacciato una risposta “estremamente potente”. Ieri il capo di stato di maggiore di Tel Aviv aveva detto che l’esercito è pronto a una guerra vera e propria con il Libano. A Gaza continuano i bombardamenti e in queste ore arrivano allarmi in particolare da Deir al Balah, nel centro della Striscia: “Negli obitori non c’è più spazio per i corpi e gli ospedali fronteggiano un’impennata del numero di persone ferite” dice la tv Al Jazeera. Karin Huster è la responsabile medica di Medici senza frontiere a Gaza e si trova proprio a Deir al Balah.

 

Giorgia Meloni rivendica l’accordo con il premier albanese sui i centri offshore per migranti

Penultimo giorno di campagna elettorale in vista delle europee. Mentre dall’opposizione continuano a levarsi proteste per il provvedimento in tema di sanità approvato ieri dall’esecutivo (è solo uno spot, protestano), oggi Giorgia Meloni è volata in Albania. Davanti a pochi container installati nel porto di Shenjin, la presidente del consiglio, ha rivendicato l’intesa con Tirana e annunciato che i due centri in costruzione saranno pronti entro agosto.
Anna Bredice:


 

Dei due centri in costruzione, come abbiamo detto, al momento esiste solo l’hotspot al porto di Shenjin. Il cantiere del centro di accoglienza vero e proprio non è neppure stato oggetto di visita oggi, poiché non ci sarebbe stato molto da mostrare. Giovanni Tizian, giornalista del Domani, ha appena realizzato un reportage nella zona e nel luogo dove sorgerà il centro si vede solo qualche gru e nient’altro. Restano invece tutte le preoccupazioni e le perplessità sulla scarsa trasparenza negli appalti dei lavori. Sentiamo Tizian.

Le spinte del governo alla sanità privata

(di Massimo Alberti)
Una sanità privata che vive di contributi pubblici e welfare aziendale, e delle inefficienze della sanità pubblica, che però è vittima di tagli di risorse a vantaggio dei privati. È il quadro che emerge dal rapporto di Mediobanca sui principali gruppi sanitari privati, il cui giro d’affari è in costante crescita e destinato a crescere ancora. Anche grazie alle scelte della politica come l’ultimo decreto sulle liste d’attesa.
Il settore della sanità privata si potrebbe definire parassitario: vive dei crescenti contributi pubblici, a scapito proprio della sanità pubblica, oltre che del crescente welfare aziendale e di assicurazioni private, insieme ai pochi che, per compensare le inefficienza del pubblico, si rivolgono proprio al privato mentre 4,5 milioni di persone rinunciano del tutto alle cure. Il rapporto di Mediobanca offre diversi spunti interessanti. Intanto: Il giro d’affari della sanità privata è circa il 40% del totale del comparto. Mentre l’Italia spende meno degli altri grandi Paesi europei per la sua sanità pubblica in rapporto al suo prodotto interno lordo. Nel 2022 era il 6,8% del Pil, il 6,3 nel 2023. In Spagna oltre il 7, Francia e Germania sono oltre il 10. Un circolo evidentemente vizioso. Destinato a peggiorare: le lunghe liste d’attesa del pubblico porteranno proprio ad un ulteriore quota del giro d’affari del privato. Il perché lo si intuisce guardando i conti dei 31 principali operatori: se il fatturato del privato continua infatti a salire, in realtà la redditività resta bassa, con una perdita complessiva di 38 milioni nel 2022, lontana dai livelli prepandemici, e colpita dall’inflazione. La redditività è tenuta in piedi dalle strutture per anziani, mentre la diagnostica è in difficoltà. E allora, ecco l’aiutino del governo: non è un caso che proprio l’ultimo decreto foraggi ulteriormente il privato laddove soffre, sulla diagnostica, sfruttando il punto debole del pubblico sulle liste d’attesa. Da qui, le stime di forte crescita nei prossimi anni per i privati. A spese nostre. Ma il rapporto pone anche due interrogativi: ai sindacati, che dicono di difendere la sanità pubblica ma ogni volta che firmano un accordo di welfare aziendale ne stanno demolendo un pezzo. A chi chiede un aumento di spesa: se non si cambia la struttura, un mero aumento di spesa non può che tradursi in una maggiore remunerazione del privato. Serve un indirizzo pubblico netto, o tornare indietro sarà sempre più difficile.

La BCE pronta a tagliare i tassi per la prima volta dal 2022

(di Massimo Alberti)
La Banca centrale europea dovrebbe decidere domani primo taglio dei tassi, dopo gli aumenti del costo del denaro iniziati a settembre 2022. Secondo mercati e analisti la decisione di oggi non sarebbe in discussione, mentre tra i banchieri centrali i contrasti sono sui tagli successivi.
Era settembre 2022: l’invasione russa dell’Ucraina aveva spinto i prezzi dei beni energetici su soglie mai viste. Unito alla speculazione delle aziende, che hanno fatto la cresta sull’aumento dei prezzi di produzione, l’inflazione ha iniziato salire. Nonostante le cause non fossero determinate da un aumento di salari o spesa, la Banca Centrale Europea inaugura così la politica di stretta monetaria, che rapidamente porterà ad un taglio del credito, alla stagnazione, con momenti di recessione, dell’economia europea, e ad un ulteriore peso sulle famiglie, che oltre al caro vita hanno dovuto fronteggiare anche il caro mutui. Il messaggio era chiaro: i banchieri centrali, sostituendosi all’unione europea nelle politiche economiche, dopo l’aumento di spesa pubblica per il covid dicevano chiaramente agli stati di tagliare. L’inflazione ha iniziato poi la sua discesa di pari passo col calo di gas e petrolio, l’effetto delle scelte della BCE è tutt’altro che evidente, nel riportare a quel target, tutto ideologico, del 2% raggiunto oggi da molti stati. Se l’economia reale ha patito, hanno brindato i banchieri: tra dividendi, azioni in rialzo, hanno visto aumenti degli utili a due cifre senza fare nulla, così come l’industria del fossile. Qualche stato, come la Spagna che ha fatto una vera tassa sugli extraprofitti, ha tamponato gli effetti. In questo quadro si arriva domani al primo taglio, su cui nessuno sembra avere dubbi. La divisione falchi colombe si ripropone sul futuro: tedeschi e nordici dicono no ad un secondo taglio a luglio, francesi e italiani vorrebbero continuare, per almeno 3 tagli entro fine anno. L’inflazione è in linea con le aspettative, l’Europa sta dando qualche segno di vita con una lieve ripresa del Pil che sarebbe un delitto frenare. Le famiglie attendono ossigeno dalla discesa dei mutui. Vedremo quali interessi prevarranno.

 

Stiamo superando la soglia di 1,5 °C di riscaldamento globale

“Stiamo già superando il limite di 1,5 gradi di riscaldamento globale e gli ultimi dodici mesi sono stati i più caldi mai registrati nella storia”. Lo ha detto il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, in occasione della Giornata mondiale dell’Ambiente. Guterres ha invitato tutti i governi a vietare la pubblicità delle aziende produttrici di combustibili fossili, principali responsabili del riscaldamento globale. Quest’anno l’appuntamento istituito dalle Nazioni Unite si concentra su desertificazione e resilienza alla siccità.
“Quasi metà della popolazione mondiale è colpita dalla desertificazione”. Anche in Italia negli ultimi anni sono state registrate gravi e inedite crisi idriche e permangono gravi situazioni di siccità come ad esempio in questi mesi in Sicilia
Stefano Ciafani presidente nazionale di Legambiente

 

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    Gran Bretagna e Germania, i grandi malati d'Europa. Il primo ministro britannico Starmer e il cancelliere tedesco Merz sono entrambi proiettati in una rincorsa della destra estrema. Il laburista britannico Starmer, due settimane fa: «restauriamo ordine e controllo», titolo di un documento presentato alla Camera dei Comuni. Il democristiano tedesco Merz: ci vogliono «controlli ai confini e respingimenti» perchè «l’immigrazione ha un impatto sul paesaggio urbano». Proprio così. Germania e Gran Bretagna, due potenze economiche mondiali: la Germania (80 milioni di abitanti) con il terzo pil del mondo (dopo Stati Uniti e Cina); il Regno Unito (con 60 milioni di abitanti) con il sesto pil mondiale (dopo la Germania c’è il Giappone e l’India e poi il Regno Unito). La “malattia” (la rincorsa ad essere a volte più a destra delle destre) rischia di cambiare i connotati a tradizioni politiche europee centenarie: come il laburismo britannico, il popolarismo democristiano tedesco insieme alla socialdemocrazia, sempre in Germania. Pesa, inoltre, un discorso pubblico sempre più contaminato da un lessico guerresco. Che danni può provocare questa “malattia” in due paesi fondamentali del continente europeo? Pubblica ha ospitato la storica Marzia Maccaferri (Queen Mary, University of London) e il giornalista Michael Braun (corrispondente da Roma del berlinese Tageszeitung).

    Pubblica - 03-12-2025

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    Finanza e Industria, ecco chi ci porta alla guerra

    Politici, industriali e finanzieri sono concordi nel sostenere la strada del riarmo e della militarizzazione europea: per i finanzieri si tratta di far fruttare i propri fondi rapidamente e in maniera sicura, per gli industriali idem, con fortissime iniezioni di denaro pubblico, non a caso anche quest’anno hanno fatto il record di vendite come registra il Sipri di Stoccolma il più autorevole istituto di ricerca sulla spesa militare nel mondo. Il problema, spiega Francesco Vignarca, portavoce della Rete Pace Disarmo, ricercatore e analista (tra i curatori del libro Europa a mano armata curato con Sbilanciamoci) è che così vince il discorso di guerra. Banalizzante, propagandistico e pericoloso perché sequestra la democrazia: “Il complesso militare industriale ha un pensiero medio lungo strategico. Stanno già intervenendo per togliere le leggi sulla limitazione alla vendita di armi, perché sanno che dovranno vendere questa sovraproduzione da qualche parte, così come fanno entrare capitali esteri nella nostra industria, come i sauditi in Leonardo, perché non siamo noi gli acquirenti di queste armi”. Ascolta l'intervista di Cinzia Poli e Claudio Jampaglia.

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    L’inquietudine della provincia nel film “Ferine”, in concorso al Noir in Festival

    Trattandosi di un film horror si può raccontare poco. Ferine di Andrea Corsini si sviluppa intorno ad Irene, una donna che desidera una figlia ma nello stesso tempo è costretta a difendersi da chi la ostacola. In seguito a un incidente, la donna va in cerca di sangue per sopravvivere. Il tutto si svolge in un paesaggio vuoto e deprimente: “Cercavo una provincia in cui si respirasse solitudine e isolamento, come la villa di architettura brutalista e il centro commerciale esternamente vuoto. Il cemento da una parte e dall’altra le zone boschive, in cui si scatena l’aspetto selvaggio della storia”. Spiega Corsini, che nel film ha ricreato delle atmosfere che ogni tanto ricordano David Lynch, accompagnate dalla musica di Pino Donaggio: “È sempre stato il mio sogno, ma non avrei mai pensato di riuscirci. Non ho dovuto dirgli quasi niente per arrivare a questo risultato”. Un film prevalentemente femminile, con attrici internazionali che recitano in inglese e in cui gli uomini hanno soltanto parti in secondo piano. L'intervista di Barbara Sorrentini ad Andrea Corsini.

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    Paolo Bergamaschi, già Consigliere Politico Commissione Esteri Parlamento Europeo, analizza lo scontro Europa-Russia, tra minacce e timidi segnali di dialogo. Francesco Vignarca, ricercatore e analista della Rete Pace e Disarmo, racconta l'impatto del piano di riarmo sulla politica dell'Unione, trainato dall'industria e soprattutto dalla finanza. Le mobilitazioni dei lavoratori dell'Ilva non si fermeranno finché i patti non saranno rispettati, perché nessuno comprerà gli stabilimenti se non ci saranno prima degli interventi, come ci spiega Loris Scarpa, coordinatore nazionale siderurgia della Fiom-Cgil. Giulia Riva giornalista e nostra collaboratrice racconta la giornata internazionale delle persone con disabilità a partire dai dati sul lavoro dove le donne con disabilità sono ancora più penalizzate degli uomini (mentre in Lombardia le aziende preferiscono pagare 82 milioni di multe che assumere persone dalle categorie protette) e poi da atleta paralimpica lancia una sfida alla città di Milano che il lascito delle Olimpiadi invernali in partenza a febbraio sia almeno concretamente utile.

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