Approfondimenti

Il prolungamento della tregua a Gaza, la destra apre la strada alla riforma della giustizia e le altre notizie della giornata

Gaza durante il cessate il fuoco

Il racconto della giornata di lunedì 27 novembre 2023 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, si è detto ottimista riguardo al prolungamento della tregua a Gaza annunciato dal Qatar. Sebbene Hamas abbia confermato la decisione, l’approvazione ufficiale del governo israeliano è ancora in sospeso. La tregua, inizialmente fissata per 4 giorni, dovrebbe concludersi nelle prossime ore. Con l’attacco per niente casuale del ministro Crosetto, la Destra riparte dalla Giustizia. Dopo la manifestazione a Roma del 25 novembre contro la violenza di genere, la sfida è trasformare quel momento di protesta in azioni significative. A Milano, sette poliziotti sono sotto inchiesta per violenza aggravata in seguito al pestaggio di un cittadino tunisino. Una forte tempesta di neve, con venti a oltre 140 km orari, ha colpito il sud della Russia e dell’Ucraina.

La tregua a Gaza prolungata di altri due giorni

(di Emanuele Valenti)
Una trattativa sugli ostaggi e i detenuti palestinesi che vengono liberati in queste ore, mediata dal Qatar.
Una trattativa per il prolungamento della tregua mediata sempre dal Qatar insieme all’Egitto, con il supporto di Stati Uniti e Unione Europea.
E infine una trattativa per il medio e lungo periodo, per arrivare a un cessate il fuoco indefinito, di cui però sappiamo molto poco e che mette tutte le parti, soprattutto Netanyahu, di fronte a un dilemma: perseguire fino in fondo gli obiettivi militari oppure ottenere la liberazione del numero più alto possibile di ostaggi e detenuti palestinesi? Il passaggio è delicato e le parti coinvolte sono arrivate al punto di prendere delle decisioni che potrebbero essere molto importanti anche per il futuro. Pare che Hamas volesse una proroga di quattro o cinque giorni, mentre Israele di un solo giorno alla volta. Il compromesso è stato di 48 ore, due giorni, con il rilascio di altri 20 ostaggi e visto che le condizioni dovrebbero essere sempre le stesse di questi giorni – così ha detto Hamas – ci aspettiamo la liberazione di 60 detenuti palestinesi. Stanno facendo pressione per non riprendere la guerra le Nazioni Unite, la NATO, l’Unione Europea – che oggi ha ribadito la necessità di arrivare a uno stato palestinese – e altri attori internazionali. Questa settimana ci sarà una riunione del consiglio di sicurezza ONU presieduta dal ministro degli esteri cinese Wang Yi.

Teniamo a mente per i prossimi giorni e per le prossime settimane due variabili. Quando si arriverà agli ostaggi militari la trattativa sarà completamente diversa, perché per Hamas valgono molto di più. Il gruppo palestinese non avrebbe sotto il suo controllo tutti gli ostaggi di Gaza.
Oggi sono entrati nella Striscia circa 200 tir con aiuti umanitari. Sono arrivati anche nel nord. Alcuni medici usciti da Gaza hanno parlato di una situazione apocalittica. Ci sarebbero almeno 900 bambini con arti amputati. Molte persone vivono sopra le macerie delle loro case. Questa sera ha parlato il ministro della difesa israeliano, Gallant, e ha detto che dopo la tregua l’operazione militare sarà ancora più massiccia e coinvolgerà tutta la striscia.

Nonostante l’ingresso di altri convogli umanitari la situazione a Gaza è sempre drammatica. Il racconto che ci ha mandato un cittadino palestinese da Khan Yunis, nel sud della Striscia

 

Riforma costituzionale della giustizia: la strada è aperta

(di Alessandro Principe)
La strada per il 2024 è aperta. Con l’attacco per niente casuale del ministro Crosetto, la Destra riparte dalla Giustizia. E i provvedimenti oggi in consiglio dei ministri sono l’antipasto. Si tratta di riforma dell’ordinamento giudiziario, in pratica di come funziona la magistratura, come si diventa magistrati, come si fa carriera. La maggioranza vuole i test psico-attitudinali per poter mettere la toga: questa è l’ultima novità dei provvedimenti in arrivo. E poi una specie di fascicolo del magistrato presso il Csm con valutazioni, controlli, sanzioni: verifiche periodiche di indagini, svolgimento ed esito del processo. Norme che l’Anm ha criticato perché rischiano di condizionare i giudici e comunque rendono ancora più farraginosa la già poco efficiente macchina della giustizia. Il piatto forte però arriverà il prossimo anno: la riforma costituzionale della giustizia, con la separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri, la storica battaglia di Berlusconi. E l’azione penale non più obbligatoria. Per i magistrati – da sempre – è il modo per indebolire la magistratura, renderla più controllabile. Qualche settimana fa si era parlato di un possibile slittamento per far posto al premierato, che Meloni vuole sul binario preferenziale, senza interferenze. Prima il premierato, poi separeremo le carriere, dice adesso Nordio. Che si adegua alle priorità di Palazzo Chigi. Ma ribadisce che si farà. E gli attacchi di Crosetto – fedelissimo di Meloni – alle toghe sembrano un segnale – oltre che ai magistrati stessi – anche agli alleati di governo: sulla Giustizia si va avanti.

Decostruire una cultura sessista e patriarcale

(di Chiara Ronzani)
Ora bisogna lavorare. Su sé stessi. Perché se è vero che siamo immersi in una cultura sessista e patriarcale, vuole dire che l’abbiamo respirata e spesso interiorizzata. Quindi per prima cosa bisogna riconoscerla, negli altri e in sé stessi. E quindi studiare. Prendere libri femministi, ce ne sono a bizzeffe, anche scritti da uomini, e immergersene. Poi, dopo averla riconosciuta e smascherata nel quotidiano, la cultura sessista occorre decostruirla, andando contro gli automatismi, le frasi fatte, le comode vie lastricate di privilegi. Bisogna fare le scelte scomode.
Parlare, invece di tacere. Stoppare, invece di lasciar correre. Fare quella che all’inizio può sembrare la parte dei rompiscatole. Uscire dalla zona di comfort e prendere il rischio di non essere subito capiti o accettati. È molto più facile ridere a una battuta sessista che dire che fa schifo. E’ molto più facile condividere una foto in una chat che uscirne dicendo che quella è violenza e non la si accetta. È molto più comodo mettersi sul divano che ai fornelli. Più piacevole andare allo stadio invece che cambiare pannolini o pannoloni. E pensare che non sia compito nostro.
Ogni nostra scelta è sociale, ogni nostra azione ha un riflesso collettivo. Il personale è politico, dicevano le femministe, spiegando le loro pratiche di liberazione, che all’inizio erano proprio pratiche di decostruzione.
Quando sarà considerato immorale, oltre che illegale, chiederle a un colloquio a una donna se vuole avere figli, quando sarà ridicolo pensare che esistano colori da maschi e da femmine, quando sarà impossibile un governo di sole cravatte, quando sarà assurdo leggere che l’assassino “l’amava troppo”, saremo a buon punto. E per chi verrà dopo, la strada sarà più semplice, perché non ci sarà più una cultura millenaria di sopraffazione da decostruire e abbattere.

Le violenze della polizia a Milano

(di Luca Parena)
Prima lo schiaffo al volto e le botte in questura a Milano poi il provvedimento per essere espulso e la detenzione in Friuli Venezia Giulia, nel Cpr di Gradisca d’Isonzo. Tutto questo, stando alle prime informazioni, dopo essere stato trovato senza documenti in regola.
La vicenda del giovane originario della Tunisia, picchiato nei corridoi dell’ufficio immigrazione di Milano, è un nuovo possibile esempio di violenza di Stato su cui la magistratura dovrà fare luce, oltre che di criminalizzazione di un illecito amministrativo. Il semplice fatto di non avere un permesso di soggiorno valido ha messo in moto quella macchina infernale che, in questo caso, non si è conclusa con il rimpatrio, nel silenzio, per una segnalazione arrivata con ogni probabilità dall’interno della questura.
L’indagine della procura di Milano ha messo sotto accusa sette poliziotti per violenza privata aggravata e un’altra agente per aver visto e non aver denunciato. Sentito dal gip, il giovane sembra aver riconosciuto i volti di alcuni dei suoi aggressori. Solo dopo l’apertura dell’inchiesta, il suo avvocato difensore ha chiesto e ottenuto dal tribunale di Trieste che bloccasse l’espulsione. Una sospensiva per cui si attende la conferma nel giro di pochi giorni. Solo a quel punto il ragazzo dovrà essere liberato dal cpr, potrà sporgere denuncia e avrà diritto, automaticamente, a un permesso di soggiorno temporaneo.

Milioni di persone al buio in Russia e Ucraina

Una forte tempesta di neve, con venti a oltre 140 km orari, ha colpito il sud della Russia e dell’Ucraina. Milioni di persone sono rimaste senza corrente elettrica e il presidente ucraino Zelensky ha detto che 16 regioni sono state coinvolte e oltre 2mila città. L’abbassamento repentino delle temperature aggiunge un’ulteriore difficoltà alla popolazione ucraina, mentre Mosca sfrutta l’inverno a suo favore, continuando a colpire le infrastrutture energetiche. In un mese sono state colpite 5 centrali termoelettriche, l’ultima questa notte.
Sentiamo il nostro collaboratore Sabato Angieri

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    Violenza stradale, numeri un po' in calo. Il rimedio: l’educazione e diminuire la velocità

    L’Istat ha pubblicato i report sugli scontri stradali, su base regionale (relativi al 2024) e anche alcuni dati sui primi sei mesi di quest’anno. Ci sono meno feriti e meno vittime sulle strade, anche se i numeri restano ancora drammaticamente elevati. Secondo l’Istituto di Statistica nel primo semestre del 2025 i morti sono stati 1310 (si parla di morti per scontri stradali se il decesso avviene entro 30 giorni dall’evento, quindi sono escluse le persone che muoiono, nonostante la causa siano le conseguenze dello scontro, oltre quel limite temporale) contro i 1406 dello stesso periodo dell’anno precedente. I feriti sono stati 111090, anche in questo caso in calo rispetto al 2024, quando erano stati 112428. Gli obiettivi europei sulla sicurezza stradale prevedono il dimezzamento del numero di vittime e feriti gravi entro il 2030 rispetto all’anno di riferimento, che è il 2019. In Italia al momento registriamo una diminuzione del 4,5% (in Lombardia del 12,6). Bisogna ancora fare molto per riuscire a raggiungere l’obiettivo. Uno degli aspetti fondamentali, oltre la diminuzione della velocità, è l’incremento dell’educazione stradale. Stefano Guarnieri, padre di Lorenzo, morto nel 2010 a causa di un omicidio stradale a Firenze ha fondato l’associazione Lorenzo Guarnieri, che da anni si impegna a portare avanti un discorso di educazione. Alessandro Braga lo ha intervistato nella trasmissione Tutto Scorre.

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