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Le parole di Meloni sul caso Cospito, Milano in piazza per chiedere strade più sicure e le altre notizie della giornata

Milano Opera ANSA

Il racconto della giornata di sabato 4 febbraio 2023 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Giorgia Meloni è finalmente intervenuta sul caso Cospito: lo ha fatto con una lettera al Corriere della Sera in cui ha difeso i suoi e ha attaccato il PD. Per la quarta volta in due mesi i milanesi manifestano per chiedere strade più sicure: oggi pomeriggio, tra piazzale Loreto e viale Brianza, centinaia di persone si sono radunate nel luogo dell’ultimo incidente mortale, avvenuto mercoledì scorso a Milano, vittima una donna in bicicletta, Veronica, 38 anni, investita e uccisa da un camion. Con le nuove promesse dell’Occidente all’Ucraina, la questione tempo potrebbe diventare decisiva per determinare l’esito del conflitto. Gli Stati Uniti starebbero valutando se abbattere il pallone spia sopra l’Atlantico. La notizia non è ufficiale, ma sta circolando in queste ore sui media americani.

Meloni rompe il silenzio sul caso Cospito e attacca il PD

Giorgia Meloni è finalmente intervenuta sul caso Cospito. Lo ha fatto con una lettera al Corriere della Sera. La Presidente del Consiglio difende i suoi, attacca a sua volta il PD e conclude con un appello all’unità per chiudere la questione.

Il sottosegretario alla giustizia Del Mastro rimane al proprio posto. “Non ci sono i presupposti per le dimissioni”, scrive Meloni. “I toni si sono alzati troppo – prosegue – e invito tutti, a partire dagli esponenti di Fratelli d’Italia, a riportarli al livello di un confronto franco ma rispettoso”.
A parte questo generico richiamo, però la presidente del Consiglio ribalta sul PD la responsabilità. “Trovo singolare l’indignazione del PD per un’accusa sicuramente eccessiva, quando però la sinistra in passato ha mosso alla sottoscritta, leader dell’opposizione, accuse gravissime”. E continua Meloni: “Trovo paradossale che non si possa chiedere conto ai partiti della sinistra delle loro scelte, quando all’origine delle polemiche di questi giorni si colloca oggettivamente la visita a Cospito di una qualificata rappresentanza del Partito Democratico, in un momento in cui il detenuto intensificava gli sforzi di comunicazione con l’esterno. E poi ancora i riferimenti alla mafia, rilanciando di fatto le accuse di aver assecondato la volontà dei boss: “Ben sapendo quanto alla mafia convenga mettere in discussione il 41bis, autorevolissimi esponenti del Pd hanno continuato a chiedere la revoca dell’istituto per Cospito”. Infine, un appello alla compattezza dello stato in difesa della legalità di fronte a quella che viene definita “una minaccia grave e una situazione decisamente inquietante”.

Milano scende in piazza per chiedere strade più sicure

(di Roberto Maggioni)

Per la quarta volta in due mesi i milanesi manifestano per chiedere strade più sicure. Nel 2021 ci sono stati 864 incidenti che hanno coinvolto ciclisti, una media di due al giorno. In 34 casi chi stava in sella alla sua bici è morto. 
Davanti a questi numeri da brividi la giunta di Milano guidata dal sindaco Sala sta facendo troppo poco per mettere in sicurezza le strade. È un immobilismo drammatico perché il centro sinistra governa la città da 11 anni e Sala è al secondo mandato. Le politiche sulla mobilità di questi anni sono sembrate ispirate dal detto milanese “piuttosto che niente meglio piuttosto”. E così piuttosto che niente sono state fatte piste ciclabili insicure, tracciate senza protezioni, con percorsi che si interrompono e finiscono in faccia alle auto. Questo poco però è bastato per far spostare sulle due ruote tanti milanesi, segno che c’è voglia di muoversi in bicicletta. Ogni giorno però questi ciclisti rischiano la vita. Quelle linee di vernice arancione su asfalto grigio oggi sono sbiadite, le auto le utilizzano come parcheggi abusivi, i ciclisti sono costretti a slalom tra le macchine. La convivenza tra auto e bici a Milano è fallita, le regole sono saltate, il Comune abbozza. Milano però non ha bisogno di piccoli interventi tampone, ha bisogno di una rivoluzione della mobilità. Dopo aver perso così tanto tempo, restano quattro anni a questa giunta per farla. Sempre che ne abbia voglia.

“Basta morti in strada”: le richieste dei cittadini

Oggi pomeriggio, tra piazzale Loreto e viale Brianza, centinaia di persone si sono radunate nel luogo dell’ultimo incidente mortale, avvenuto mercoledì scorso a Milano, vittima una donna in bicicletta, Veronica, 38 anni, investita e uccisa da un camion.
“Basta morti in strada” lo slogan scandito da attivisti, ciclisti, anche famiglie con bambini. Gli organizzatori della manifestazione hanno avanzato richieste precise al sindaco e alla giunta comunale: orari d’accesso e segnaletica speciale per i tir in città, zone pedonali davanti a tutte le scuole e limite di velocità a 30 chilometri orari dall’anno prossimo, come votato poche settimane fa in Consiglio comunale.

Le voci dei manifestanti raccolte da Luca Parena:


 

La questione tempo diventa centrale nella guerra in Ucraina

(di Emanuele Valenti)

Zelensky ha ottenuto molto dall’Occidente. Non tutto quello che chiedeva – per esempio niente aerei da guerra – ma comunque un supporto fondamentale, che alla fine potrebbe risultare decisivo per l’esito del conflitto. 
A questo punto diventa centrale la questione tempo.
 Nelle scorso ore il presidente ucraino ha ribadito che le nuove armi devono arrivare velocemente, perché solo così gli ucraini potranno liberare i territori occupati. Altrimenti potranno solo difendersi, e la difesa si fa sempre più difficile.
“Rimarremo a Bakhmut fino alla fine, fino a quando sarà possibile”, ha detto sempre Zelensky, ammettendo che per i suoi le cose al fronte si stanno complicando.

Lo stato maggiore ha riferito questa mattina di attacchi russi almeno su quattro direttrici, sempre nella regione di Donetsk. 
Secondo il ministero della difesa ucraino la nuova offensiva russa potrebbe coinvolgere fino a 500mila uomini. Mosca ne avrebbe raccolti già 30mila a Mariupol. I russi hanno e avranno sempre più uomini, gli ucraini devono compensare con le armi.

 E qui, appunto, diventano decisivi i tempi.

L’ultimo pacchetto approvato dall’amministrazione Biden questa settimana prevede per esempio dei missili a lungo raggio. Ma esperti militari americani dicono che potrebbero essere operativi sul campo solo tra alcuni mesi, forse 9 o 10. 
I tempi dovrebbero essere più brevi per i carri armati. L’addestramento dei militari ucraini in Gran Bretagna, Germania e Polonia sta per cominciare. Ci vorrebbero 3 o 4 mesi. Funzionari europei hanno detto che si proverà a fare tutto in 6 settimane. Obiettivo essere pronti per la primavera. 
Stesso discorso per i sistemi di difesa, come i missili Patriot. Un gruppo di soldati ucraini è arrivato negli Stati Uniti a metà gennaio, sulla carta per rimanerci alcuni mesi. Potrebbero essere troppi.

Gli USA pronti ad abbattere il pallone spia cinese?

Gli Stati Uniti starebbero valutando se abbattere il pallone spia sopra l’Atlantico. La notizia non è ufficiale, ma sta circolando in queste ore sui media americani. “Ce ne prenderemo cura”, aveva dichiarato oggi il presidente Biden. Anche se – secondo alcuni esperti riportati dalla Cnn – il velivolo di provenienza cinese starebbe per uscire dallo spazio aereo statunitense. Da Pechino oggi il governo è tornato a sostenere che si tratta solo di un pallone aerostatico con finalità di osservazione meteorologica e scientifica. E che l’episodio è un pretesto per attaccarci. Sta di fatto che la tensione tra Washington e Pechino è aumentata e la visita del segretario di Stato Blinken è stata cancellata.

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    Troppo caldo, lavoratori in sciopero. 36 gradi nel capannone dove si producono componenti per i condizionatori. Il paradosso è che, in quella ditta, si producono scambiatori di calore, componente fondamentale per gli impianti di climatizzazione. Che però, nei capannoni della Emmegi di Cassano d’Adda, non ci sono. La conseguenza, temperature roventi, che superano i 36 gradi, e condizioni di lavoro inaccettabili. Per questo lavoratori e lavoratrici stanno scioperando, per ottenere almeno un po’ di refrigerio, che però al momento viene negato dalla proprietà, che anzi ha incaricato un consulente per farsi dire che “la temperatura è acettabile”. Maurizio Iafreni è Rsu Fiom alla Emmegi e responsabile della sicurezza: (foto Fiom Cgil)

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