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La nuova fase della guerra in Ucraina, la Geo Barents sfida il decreto Ong e le altre notizie della giornata

Il racconto della giornata di mercoledì 25 gennaio 2023 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. La guerra in Ucraina è entrata in una nuova fase, con un peso sempre maggiore per la sua dimensione internazionale. Nel giro di poche ore Germania e Stati Uniti hanno confermato l’invio a Kiev dei loro carri armati. Per Mosca, quella di oggi è una decisione molto pericolosa che mina le già complicate relazioni tra Russia e Occidente. A bordo della nave umanitaria Geo Barents ci sono 237 migranti. Dopo l’incontro di questo pomeriggio al ministero, i benzinai hanno deciso di annullare il secondo giorno di sciopero. Le dure critiche del papa contro i vescovi che sostengono leggi che criminalizzano l’omosessualità. Il ministro degli esteri Tajani ha parlato del caso Regeni, il ricercatore torturato e ucciso in Egitto. La moglie e la figlia di Antonio Panzeri potrebbero presto tornare in libertà dopo che il Belgio ha rinunciato all’estradizione. Lo stabilimento di Marcianise della Jabil ha confermato 190 licenziamenti.

La guerra in Ucraina è entrata in una nuova fase

(di Emanuele Valenti)
La giornata di oggi allarga i confini del conflitto perché la dimensione internazionale – la contrapposizione Russia Vs Occidente – è sempre più centrale.
L’ambasciatore russo a Berlino, Nechayev, ha detto che l’invio dei carri armati occidentali “porta la guerra a un ulteriore livello di scontro e danneggia le già pessime relazioni tra Mosca e Berlino”.
È proprio la decisione del cancelliere Scholz a dare il senso di come in questi mesi siano cambiati posizione, approccio, pensiero di alcuni paesi occidentali, Germania in testa.
Finora Berlino aveva frenato – con la memoria al passato, anche all’invasione nazista dell’Ucraina. Bene, ora su quello stesso territorio si muoveranno i Leopard 2, i carri armati di fabbricazione tedesca. È una questione simbolica ma pesante, per alcuni anche ingombrante.

I numeri non sono quelli chiesti da Zelensky. Nel giro di qualche mese – tre mesi ha detto il ministro della difesa tedesco Pistorius – dovrebbero arrivare in Ucraina circa cento carri armati. Carri armati che Kyiv chiede per poter fare una nuova contro-offensiva e riprendere territorio.
Tra i paesi che hanno già annunciato l’invio dei loro Leopard tedeschi Polonia, Finlandia e Norvegia. Dovrebbero seguire tra gli altri Spagna e Olanda.
L’orizzonte temporale per l’escalation è la primavera.
Anche con i carri armati occidentali i russi rimarranno in una posizione di forza, almeno in termini di quantità, molti più mezzi.
Ma Europa e Stati Uniti stanno mandando anche altri mezzi da combattimento, altra artiglieria – il Pentagono sta aumentando del 500% la produzione di proiettili di artiglieria – e nei mesi scorsi abbiamo visto come la superiorità russa in termini di uomini e mezzi non si sia quasi mai tradotta in superiorità effettiva sul terreno.

La Geo Barents ha effettuato altri due soccorsi in mare

La nave umanitaria Geo Barents ha effettuato oggi altri due soccorsi in mare. Nell’ultimo sono state salvate 107 persone tra cui 5 donne e 36 minori che si trovavano su un gommone in difficoltà.
Ieri la nave di Medici Senza Frontiere aveva effettuato un primo soccorso seguito dal via libera dalle autorità italiane per lo sbarco al porto di La Spezia, distante 100 ore di navigazione. Mentre la nave si dirigeva verso nord oggi ha effettuato altri due salvataggi. Ora a bordo della Geo Barents ci sono 237 naufraghi, tra cui 27 donne e oltre 80 minori. Il salvataggio multiplo è vietato dal nuovo regolamento sulle Ong approvato dal governo. La violazione prevede sanzioni amministrative fino a 50mila euro e il sequestro della nave. “Abbiamo solo rispettato il diritto internazionale marittimo” ha sottolineato Msf. Fonti del Viminale hanno fatto sapere che verrà valutata l’eventuale violazione del decreto Ong una volta che la Geo Barents sarà arrivata al porto di La Spezia.
Ascoltiamo il giurista Gianfranco Schiavone dell’Associazione studi giuridici sull’immigrazione

E oggi la Lega ha presentato una serie di emendamenti al decreto Ong in discussione in commissione Affari Costituzionali e Trasporti. Emendamenti che di fatto reintroducevano i decreti sicurezza di Salvini, con norme più stringenti per rifugiati e richiedenti asilo. Dopo le proteste delle opposizioni i presidenti delle due commissioni, di Fratelli d’Italia e Forza Italia, li hanno stralciati perché inammissibili.

I benzinai hanno revocato il secondo giorno di sciopero

Dalle 19 hanno riaperto i self service su strade e autostrade, da domani il servizio tornerà regolare. La decisione è arrivata dopo l’incontro questo pomeriggio al ministero delle Imprese con i rappresentanti dei gestori, Fegica e Figisc Confcommercio. Ieri era stata la Faib Confesercenti a ridurre la protesta a 24 ore.
“La mobilitazione resta in piedi” ha detto il presidente della Fegica Roberto Di Vincenzo che ha aggiunto “”Pur riconoscendo di aver potuto interloquire in maniera costruttiva con il ministero le criticità restano, sospendiamo lo sciopero solo per evitare ulteriori disagi ai cittadini.
Sull’adesione alla protesta i benzinai affermano che è stata dell’80-90%. Per il governo del 36%.

Papa Francesco: “Essere omosessuali non un crimine”

“Essere omosessuali è peccato, ma non un crimine”. Così il papa ha toccato un tema che aveva già affrontato in passato, come quando disse: “Chi sono io per giudicare un gay”? Ora Francesco, intervistato dall’agenzia Associated Press, ha detto che Dio ama tutti i suoi figli così come sono e ha criticato i vescovi che sostengono leggi che criminalizzano l’omosessualità o sono discriminatorie. “Questi vescovi devono fare un processo di conversione”, ha detto il papa. Il contesto è quello dello scontro tra progressisti e conservatori interno alla chiesa, ma c’è anche un riferimento ad alcuni paesi e aree del mondo in particolare. Ne abbiamo parlato col giornalista de Linkiesta Francesco Lepore, ex sacerdote impegnato per i diritti LGBT.

Caso Regeni, Tajani: “Dall’Egitto serve una collaborazione più fattiva”

A sette anni dalla sparizione di Giulio Regeni, il ministro degli esteri Tajani ha parlato del caso del ricercatore torturato e ucciso in Egitto. “Ho intravisto una disponibilità diversa anche se il processo attraversa una fase di stallo, serve una collaborazione più fattiva ma non possiamo prescindere dal dialogo”, ha detto Tajani, che tre giorni fa aveva incontrato il dittatore al Sisi e aveva già parlato di “disponibilità nuova”. Un ottimismo a cui si aggiunge quello del ministro della difesa Crosetto, che ha detto: “Penso ci sia la volontà dell’Egitto di cooperare al 100%”. In questi giorni i genitori di Regeni sono intervenuti parlando di “mantra oltraggioso” a proposito della presunta collaborazione egiziana. Oggi a Fiumicello, il paese in provincia di Udine in cui il ricercatore è cresciuto, c’è stata una giornata di iniziative con un minuto di silenzio alle 19.41, l’ora in cui Regeni inviò l’ultimo sms prima del sequestro. A Fiumicello abbiamo sentito Davide Romagnoni, che nel 2015 fu arrestato e detenuto in Egitto per alcuni giorni e che da anni partecipa alle iniziative legate a Regeni.

 

Qatargate, la moglie e la figlia di Antonio Panzeri potrebbero tornare in libertà

(di Alessandro Principe)
Parlerà, farà i nomi, ora vuole solo salvare sua moglie e sua figlia. A dirlo, due giorni fa, è stato l’avvocato di Eva Kaili, l’istrionico Michailis Dimitrakopulos. “Non è affidabile”, ha aggiunto. Le chiamate in causa che potrebbe fare il principale accusato, comprese quelle ulteriori alla ex vicepresidente Kaili, insomma, sarebbero dettate solo dalla sua volontà di alleggerire la propria posizione e quella dei propri familiari. L’avvocato mette le mani avanti. Non c’è dubbio che la collaborazione di Antonio Panzeri crea aspettative. E anche timori. La rinuncia degli inquirenti belgi alla consegna di Silvia Panzeri e Maria Dolores Colleoni, rispettivamente figlia e moglie, potrebbe essere un segnale. Le due donne presto potrebbero tornare in libertà: non sappiamo se la scelta dei magistrati belgi sia connessa con la collaborazione di Panzeri. Un do ut des. Ma cosa potrebbe dire Panzeri? Potrebbe fare nomi di altri eurodeputati. Allargando così l’inchiesta e trascinando con sé altri pezzi del Parlamento europeo. Intanto il pool anti-corruzione belga, guidato dal giudice Claise, è arrivato a Milano per un vertice in procura con gli inquirenti italiani e la guardia di Finanza. L’incontro con inquirenti e investigatori milanesi è stato organizzato non solo per effettuare una serie di attività tecniche ma per fare il punto della situazione e per un coordinamento.

Le crisi aziendali e le decine di tavoli aperti al ministero

(di Massimo Alberti)
Le crisi aziendali e le decine di tavoli aperti al ministero, tra nuove crisi ed altre di lunga durata. Come quella della Jabil, 190 licenziamenti annunciati allo stabilimento di Marcianise, vicino a Caserta, quasi metà della forza lavoro complessiva. Il tavolo convocato oggi al ministero è di fatto saltato per il muro alzato dall’azienda che ha confermato i licenziamenti, e respinto anche di prolungare la cassa integrazione. Per cui a fine mese partiranno le lettere di licenziamento. I sindacati insistono a chiedere però un ruolo attivo delle istituzioni pubbliche, di un piano industriale serio e con una regia pubblica. La latitanza delle istituzioni, e l’abbandono di orientare le politiche industriali, e ciò che unisce questa alle altre crisi.
Al ministero oggi rinominato delle Imprese e del Made in Italy, sono alcune decine i tavoli aperti, cui vanno sommati tavoli di crisi aperti in sede regionale o provinciale, e le aziende per cui le procedure ancora non sono avviate. Difficile fare una stima, difficile dire quanti siano nel complesso i posti a rischio. Nei soli ultimi 6 mesi del 2022, stima uno studio Cisl, su circa 70000 posti di lavoro in aziende “a rischio” con vertenze, procedure di licenziamento, minacce di chiudere, i posti persi sono circa il 15%. L’anno scorso l’aumento delle cessazioni dei contratti indeterminati sul 2021 è stato del 73% per quelle di natura economica e 20% per quelle disciplinari. Dati che rendono bene l’idea dell’estrema fragilità del sistema produttivo italiano, e a spiegarli non bastano i recenti aumenti dell’energia e i segnali di recessione. Le nuove crisi infatti si sono aggiunte a situazioni ormai storiche, come appunto Jabil, o Whirlpool, Electrolux, Wartsila di Trieste, o la Gkn. Marchi storici o piccole e medie. Vertenze trascinate da mesi senza apparente soluzione, con in comune la delocalizzazione, e che evidenziano l’inerzia politica del ministero, e la generale carenza di politica economica, così come quella di impedire delocalizzazioni selvagge, in un tessuto produttivo che va sempre più impoverendosi di industria e sempre più orientato al basso valore aggiunto, dove agli scheletri delle fabbriche si sostituisce l’ennesimo centro commerciale, l’ennesimo polo logistico, o l’abbandono. Con la politica che, quando non è motore di questa dinamica, sta a guardare lasciando alle imprese campo libero per agire secondo i loro interessi privati.

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    Marina Berlusconi, una keynesiana (smemorata) a Segrate. In una lettera al Corriere della Sera di domenica scorsa la presidente di Fininvest e Mondadori ha denunciato lo strapotere mondiale delle Big Tech e ha vantato il sistema regolatorio pubblico vigente in Europa. «Quello delle Big Tech - ha scritto - è un potere che rifiuta le regole. E' concorrenza sleale bella e buona», ha scritto Berlusconi. La presidente Fininvest ha dimenticato la storia dell'impero industriale e finanziario che oggi controlla e guida. Una storia di norme ad personam: dai cosiddetti “decreti Berlusconi” emanati dal governo Craxi nel 1985, alla legge Mammì che certificò il monopolio TV privato, alla legge Gasparri del 2004. Nel suo articolo Marina Berlusconi ha scritto che «l’intreccio tra politica e Big Tech negli Usa è sotto gli occhi di tutti […] questi colossi non sono più solo aziende private, sono attori politici», ha sentenziato Berlusconi rimuovendo il fatto che il suo gruppo è ancora oggi l’azionista di fatto di un partito, oggi al governo, come Forza Italia. Pubblica ha ospitato Stefano Balassone, ex consigliere di amministrazione della Rai, già vice-direttore di Rai Tre, oggi produttore e autore televisivo.

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