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Altri due attivisti ambientali uccisi in Honduras, il paese più pericoloso al mondo per gli ambientalisti

Aly Domínguez e Jairo Bonilla avevano 38 e 28 anni. Sono stati uccisi a Guapinol, nel nord delle Honduras, mentre tornavano a casa in motorino, dopo il lavoro. Sono stati fermati da un gruppo di persone armate e sono morti sul colpo, in pieno giorno. Sono rimasti lì senza vita, in mezzo alla strada polverosa, con il motorino ancora in mezzo alle gambe. Insieme avevano fondato un gruppo di resistenza popolare contro una miniera di ferro posseduta da Lenir Perez e sua moglie Ana Facusse, una delle coppie più potenti del paese, che ha forti legami sia con il partito nazionale dell’Honduras che con i cartelli della droga. Per la polizia, l’omicidio di Dominguez e Bonilla è semplicemente il risultato di una rapina andata male. Ma insieme ai loro corpi c’erano il motorino, i cellulari e i portafogli. Niente era stato rubato.

Per la comunità di Guapinol non c’è nessun dubbio. Sono cinque anni che lottano contro questa gigantesca miniera a cielo aperto che giorno dopo giorno sta distruggendo l’ecosistema. La miniera è stata aperta in modo irregolare all’interno di un parco naturale nel 2013. Nel 2018 l’acqua dei rubinetti di Guapinol è diventata marrone e densa. I residenti hanno dovuto comprare acqua in bottiglia per qualunque cosa: bere, lavarsi, cucinare. Quando la comunità ha iniziato a organizzare proteste pacifiche per chiedere la chiusura delle miniere, sono iniziati anche gli arresti e gli omicidi. Lo stesso Dominguez ha passato diverso tempo in carcere, insieme ad altri attivisti, con accuse fasulle.

Dal 2009, e praticamente ogni anno, l’Honduras viene stata classificata dalle Ong per i diritti umani come il paese più pericoloso al mondo per gli attivisti ambientali. Le miniere come quella di Guapinol sono centinaia e più di 120 sono le vittime degli ultimi 10 anni. Donne e uomini che hanno lottato pacificamente per salvare la loro terra e i loro fiumi.

“Siamo esseri venuti dalla terra, dall’acqua e dal mare”, diceva Berta Càceres, assassinata nel 2016 dopo anni di violenze e minacce per la sua battaglia contro la diga Agua Zarca sul fiume honduregno Gualcarque. “Il nostro popolo è composto da guardiani ancestrali dei fiumi ed è guidato dagli spiriti femminili, che sono le principali depositarie della ricchezza dei fiumi.
Mettiamoci insieme e continuiamo a sperare difendendo e prendendoci cura del sangue della terra e dei suoi spiriti”.
  • Autore articolo
    Martina Stefanoni
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    A cura di Chawki Senouci con Alfredo Somoza.

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    PALESTINA: DALLE PIAZZE ALLE NAZIONI UNITE

    Riconoscimento dello Stato di Palestina. Alle Nazioni Unite la Francia annuncia la sua decisione. In contemporanea, altri paesi dell'occidente come Canada e Australia. Gran Bretagna e Portogallo si aggiungono. L'Italia no. Il nostro governo resta schiacciato sulle indicazioni di Trump e di fatto immobile di fronte a quanto accade a Gaza. Migliaia di persone in piazza in molte città, durante lo sciopero generale convocato dal sindacalismo di base per la Palestina. Ospiti: Chantal Meloni, docente di diritto penale internazionale; Gad Lerner, giornalista e scrittore; collegamenti con i cortei di Milano, Roma, Torino, Firenze, Bologna, Napoli, Genova. Condotta da Massimo Bacchetta, in redazione Luisa Nannipieri.

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    Troppo poco e troppo tardi, ma meglio tardi che mai ci dice Hani Gaber, console rappresentante per il Nord Italia dell'Autorità Nazionale Palestinese, del riconoscimento della Palestina da parte di Gran Bretagna, Portogallo, Canada, Australia e Francia che si aggiungono ai 150 paesi che l'hanno già fatto. Mentre Ahmad Odeh, da Jenin ci racconta come i palestinesi della Cisgiordania vivono in una terra sempre più ristretta e militarizzata, sperando che il mondo fermi Israele. Tanta pietà per Kirk e la denuncia dell'odio altrui e nemmeno una parola su Gaza, la giornata di Giorgia Meloni prima dai giovani di Fdi e poi a Domenica In raccontata da Anna Bredice con le voci della "gioventù nazionale". Alessandro Braga ci racconta la "vannacizzazione" di Pontida e della Lega, senza grandi scossoni e con la "remigrazione" come slogan.

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