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La “change maker” che ha fatto la storia

E’ stato Bill Clinton il protagonista della seconda giornata della Convention democratica. Dal palco della Convention, Clinton ha detto di credere alla moglie: The real one, come l’ha chiamata, una persona vera. La giornata ha avuto un andamento binario. Mentre sul palco si succedevano gli speaker per illustrare la candidatura di Hillary Clinton, attorno all’arena sono continuate le proteste dei delegati di Sanders. Alla fine, però, il risultato è stato soprattutto uno: l’entusiasmo della sala, questa volta non venato da contestazioni, per la prima donna nominata ufficiale di un grande partito alla Casa Bianca.

Bill Clinton ha sicuramente occupato il centro del palcoscenico, ieri sera. Ha parlato per 42 minuti, in un discorso che ha cercato soprattutto di umanizzare la candidata democratica, di darle quel tono caldo e personale che troppe volte, durante questa campagna, le è mancato. Clinton ha raccontato della storia d’amore con Hillary, iniziata nel 1971 (senza però menzionare i tanti scandali e tradimenti di questi anni). Poi ha puntato sull’esperienza, sulla competenza della moglie: “insaziabilmente curiosa, una leader naturale, una buona organizzatrice”. Ed è qui che è arrivata la prima definizione che Bill le ha dedicato: “E’ la migliore change maker che io conosca”. Change maker, colei che provoca il cambiamento, è stato il modo in cui l’ex presidente ha cercato di rispondere alle critiche di chi accusa Hillary di essere l’incarnazione di un sistema ormai asfittico e corrotto. “Alcuni dicono che abbiamo bisogno del cambiamento; che Hillary è in giro da troppo tempo”.

L’altra frase decisiva coniata da Clinton per la moglie è stata the real one. Una persona vera. “La persona vera è quella che ti chiama quando stai male, quando i tuoi figli sono in difficoltà, quando hai un morto in famiglia”, ha detto l’ex presidente, che ha concluso il suo discorso ancora su una nota personale: “Hillary ci renderà più forti. Voi lo sapete perché ha speso una vita a farlo. Spero che la eleggerete”.

L’altro momento importante della serata è venuto quando Bernie Sanders ha personalmente invitato i delegati a proclamare Hillary Clinton candidata per acclamazione. E’ stato il modo in cui il senatore del Vermont ha cercato di placare i contrasti e l’opposizione di vasti settori del suo mondo e dei suoi delegati. Ancora ieri pomeriggio alcuni di questi hanno occupato la sala stampa. Scandendo slogan contro il partito democratico, mostrando cartelli con la scritta Never Hillary, “Mai Hillary”, i delegati di Sanders, o almeno una parte di essi, hanno ripetuto di non fidarsi di Clinton e di volere assicurazioni su come il partito intende implementare la piattaforma votata in questi giorni (che contiene tra l’altro alcune cose importanti chieste dai delegati di Sanders: l’aumento del minimo salariale a 15 dollari, il congedo familiare pagato, il rafforzamento dell’autorità di controllo sulle grandi banche, la riforma dei trattati di commenrcio internazionali (soprattutto il Trans-Pacific-Partnership), l’abolizione della pena di morte e una vera e comprensiva riforma dell’immigrazione.

I nuovi contrasti, fuori della sala della Convention, hanno alla fine rafforzato i richiami all’unità all’interno della sala. Prima di attaccare l’ultima canzone della serata, la cantautrice Alicia Keys ha detto: “Non possiamo permettere che la politica ci divida. Dobbiamo mostrare al mondo che l’intolleranza e la paura non vinceranno, perché abbiamo così tanto in comune”.

  • Autore articolo
    Roberto Festa
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