Approfondimenti

Itinerari di guerra: Zoe e Liat

Prosegue il viaggio di Moby (10.40/12) attraverso gli itinerari migranti. Abbiamo deciso di raccontarvi storie di viaggio un po’ particolari, viaggiatori che arrivano da Siria, Iraq e Afghanistan in cerca di un po’ di pace e di una vita migliore. Alessandra Lanza, in compagnia di Open Borders, ha incontrato alcune di queste persone e ne ha raccolto le testimonianze. Il terzo racconto che vi proponiamo, riguarda Zoe, volontaria greca e Liat, rifugiata.

L’intervista e sotto la traduzione di Alessandra Lanza.

Zoe e Liat

Zoe:
“Athina è una amica, e quando abbiamo lanciato l’appello per trovare persone che avessero posto in casa per ospitare i profughi si è data subito disponibile. Athina ha un negozio di alimentari in paese, andavamo da lei a prendere latte, formaggio per i rifugiati e ce li dava gratuitamente. Così si è proposta, ci ha detto: ho spazio e lo posso fare, posso ospitare una famiglia. Adesso sono due settimane che ha iniziato ad ospitare rifugiati. In questo momento ha come ospiti tre persone: una madre sola e i suoi due bambini. Quella di ospitare le persone in casa non è una scelta semplice, è fatta sulla base di un senso di umanità. Le persone che sono arrivate in Grecia prima dell’accordo con la Turchia sono in possesso di un permesso di transito e quindi sono libere di muoversi questo permette a loro di spostarsi e a noi di ospitarli. I rifugiati che ospitiamo sono principalmente persone in difficoltà. Donne da sole con bambini piccoli, malati.

Liat, la donna che ospita Athina prima di trovare una casa, era a Idomeni, aveva piovuto tanto e c’era fango, era veramente difficile per lei continuare a stare li. In questi casi diamo ai profughi una casa per qualche giorno. Si fanno una doccia, si riposano, dormono in un letto, si curano. Si crea una relazione speciale tra le persone. Athina non parla inglese e nemmeno Liat, ma si capiscono, ce la fanno. Noi gli consigliamo di usare Google per tradursi le frasi. Il motivo che ha spinto tutti noi ad ospitare i profughi è perché continuavamo a guardare alla televisione situazioni disperate e sentivamo di non potere fare nulla. Questo invece è un modo di poter fare qualcosa, è una questione di umanità. Di essere umani con loro. La gente inizialmente è razzista perché ha paura ma poi quando viene in contatto con i rifugiati e vede che sono persone come noi inizia a fidarsi e gli viene voglia di aiutare. Anche perché ne loro ne noi abbiamo supporto dal Governo e così facciamo quello che possiamo come persone civili. Athina va avanti e indietro tra casa e negozio 5-6 volte al giorno per vedere i suoi ospiti come stanno, se va tutto bene o se hanno bisogno di qualcosa. E dato che al negozio fa la spesa per la sua famiglia, la fa anche per loro. Inizialmente era la mamma di Athina a prendersi cura degli ospiti, a fargli da mangiare, ma adesso se lo fanno da soli. Hanno gusti diversi dai nostri e diversi modi di cucinare”.

Liat:
Vengo dalla Siria. Sono siriana di Aleppo e voglio raggiungere mio marito in Germania. Sono partita per la Turchia un anno fa insieme a mio marito e a i nostri due figli poi io e i figli siamo tornati in Siria mentre mio marito ha proseguito il viaggio da solo. Non avevamo abbastanza soldi per proseguire il viaggio tutti insieme. Sono dovuta tornare a casa in Siria per due mesi fino a che i miei genitori mi hanno prestato i soldi per partire. Allora siamo ripartiti per la Turchia dove siamo stati un mese e infine siamo arrivati in Grecia a Lesbos, Mytilini, poi al Pireo e infine ad Idomeni prima della chiusura delle frontiere. I miei figli avevano molta paura, avevamo bisogno di lavarci, faceva freddo adesso ringrazio molto di avere trovato una casa ma vorrei partire. I miei figli piangono ogni giorno perché vogliono vedere il padre e io dico sempre: domani, domani. Forse domani. Voglio proseguire il viaggio soprattutto per loro. Mio marito in Siria faceva i ricami sui vestiti.

Quando eravamo in Turchia mio marito lavorava come sarto, avevamo affittato una casa. Per attraversare il mare in barca abbiamo preso accordi con gente siriana, ho speso 700 dollari per me e 350 per ciascuno dei miei figli. La nostra barca era abbastanza piccola, eravamo in 24 persone e 10 bambini. Siamo partiti da Izmir, l’accordo lo abbiamo preso con uomini siriani. Quando siamo partiti c’era l’uomo con cui abbiamo chiuso l’accordo che ha detto io non guido il gommone, ma un altro uomo che era con noi ha tirato fuori una pistola dallo stivale, gli ha puntato la pistola e gli ha detto o guidi o ti ammazzo. Abbiamo avuto molta paura, i bambini piangevano.

Abbiamo preso dei fiori e li abbiamo piantati nel giardino vicino a loro così pensano che c’è vita e casa. I bambini sono molto spaventati e tutte le volte che passa un aereo nel cielo, corrono dentro casa, quando un cane abbaia loro scappano. I bambini hanno una grande paura che qualcuno possa ucciderli”.

  • Autore articolo
    Disma D. Pestalozza
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    “L'abbiamo vista arrivare”. La tecnica dell’odio secondo chi la studia da anni

    L'uccisione negli Usa di Charlie Kirk rischia di innescare un incendio che travalica i confini americani. Da subito la destra “globale” ha lanciato in quasi in tutto l’occidente una campagna contro la sinistra – a tutte le latitudini e senza distinzioni - accusandola di essere complice se non responsabile di quella morte. È un passo in più, nel paradosso in cui siamo immersi: chi ha alimentato campagne di odio ora accusa gli altri di fomentarlo. Una confusione da cui sarebbe necessario uscire rimettendo in fila i fatti, le cause, gli effetti e il loro intreccio. L'intervista di Massimo Bacchetta a Federico Faloppa, docente di “linguaggio e discriminazione” all’Università di Reading (UK), prova a farlo. Federico Faloppa è anche referente scientifico per la “Rete per il contrasto ai discorsi e fenomeni d’odio”.

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    Le dita mozzate: un “very cold case” preistorico che indaga la sottomissione femminile inaugura la collana Sisters

    Edizioni le Assassine pubblica e continuerà a pubblicare letteratura gialla nei suoi molteplici sottogeneri, proponendo e riscoprendo autrici del presente e del passato. L'obiettivo è quello di mettere in luce la capacità dello sguardo femminile di descrivere, decifrare e interpretare vari contesti sociali, senza mai sacrificare la suspense che è tipica di questo genere. Con gli stessi obiettivi, nasce ora la nuova collana Sisters, che apre a voci inedite in grado di creare storie appassionanti e memorabili, portando il lettore su sentieri narrativi inaspettati. Il primo titolo di Sisters è "Le dita mozzate" di Hannelore Cayre, un noir atipico in cui il nostro passato remoto diventa lo sfondo perfetto per indagare la nascita della sottomissione femminile e le sue origini, ambientato nella preistoria ispirandosi alla scoperta, avvenuta in Francia esattamente quarant'anni fa, della famosa Grotta Chauvet, con le sue pareti ricoperte di misteriose impronte di mani femminili mutilate. Ne ha parlato a Cult la traduttrice Simonetta Badioli.

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    a cura di Davide Facchini. Per le playlist: https://www.facebook.com/groups/406723886036915

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    Carceri. Pagano: “Serve lavorare sulle misure alternative alla detenzione”

    Luigi Pagano, già direttore di Bollate e San Vittore, ex provveditore regionale dell'amministrazione penitenziaria, è il nuovo garante dei detenuti di Milano e ci racconta cosa non funziona nel sistema carcerario ben oltre il sovraffollamento e il numero di suicidi e atti di autolesionismo fuori controllo: “La politica in atto mi sembra quella di utilizzare il carcere nell’ottica dell'ordine pubblico”. Decreti sicurezza e criminalizzazione di determinate fasce di popolazione riempiono le carceri delle questioni sociali: “Andando a guardare chi sono oggi i detenuti nella maggior parte sono irregolari, tossicodipendenti, malati di mente e poveri tout court che hanno commesso reati ma non hanno alcuna possibilità di ottenere misure alternative”. L'intervista di Cinzia Poli e Claudio Jampaglia a Presto Presto.

    Clip - 15-09-2025

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    Pubblica di lunedì 15/09/2025

    A distanza di qualche giorno, il discorso di Mattarella del 10 settembre scorso a Lubiana, in Slovenia, prende sempre più la forma di un sincero grido di allarme sui pericoli che sta correndo l'Europa e il mondo. La Russia di Putin e i droni minacciosi di Mosca sconfinati in Polonia, da un lato, e i bombardamenti dell'aviazione israeliana su Doha, dall'altro, rappresentano un pericolo crescente, un «crinale - ha detto Mattarella da Lubiana - in cui anche senza volerlo si può scivolare in un baratro di violenza incontrollata». E a governare questa situazione sembrano essere tornati i "sonnanbuli" di un secolo fa, quei goveranti che - secondo l'ormai classica tesi dello storico di Cambridge Christopher Clark - nel 1914 portarono l'Europa e il mondo alla prima guerra mondiale. Ma le preoccupazioni di Mattarella non finiscono qui. Nel messaggio inviato agli ospiti del Forum Ambrosetti di Cernobbio dieci giorni fa, il capo dello stato ha denunciato «il ruolo straripante delle corporazioni globali (Big Tech, ndr), quasi delle nuove Compagnie delle Indie». Secondo Mattarella, tali società globali «si arrogano un'assunzione di poteri che - insieme all'impulso di dominio neo-imperialista di alcuni paesi - rischia di essere letale per il futuro dell'umanità». Parola del presidente Sergio Mattarella. Pubblica oggi ha ospitato lo storico Giovanni Gozzini, dell'università di Siena, autore insieme a Marcello Flores di "Perchè la guerra" (Laterza, 2024).

    Pubblica - 15-09-2025

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    A come America Latina di lunedì 15/09/2025

    a cura di Chawki Senouci con Alfredo Somoza

    A come Atlante – Geopolitica e materie prime - 15-09-2025

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    LAVINIA BIANCA - LA VITA POTENZIALE

    LAVINIA BIANCA - LA VITA POTENZIALE - presentato da Ira Rubini

    Note dell’autore - 15-09-2025

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    Sguardi, opinioni, vite, dialoghi al microfono. Condotta da Massimo Bacchetta, in redazione Luisa Nannipieri.

    Tutto scorre - 15-09-2025

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    Presto Presto - Interviste e Analisi di lunedì 15/09/2025

    Mentre i tank israeliani circondano Gaza pronti per l'operazione di terra, la Sumud Global Flotilla, si prepara a prendere il mare, come ci racconta Barbara Schiavulli, inviata di guerra e direttrice di Radio Bullets, a bordo di una delle barche a vela pronte a salpare dalla Sicilia. Oxfam rilancia in un rapporto di 65 pagine la richiesta all'Europa di vietare il commercio con gli insediamenti illegali israeliani in Cisgiordania, compresa Gerusalemme est, Paolo Pezzati, Portavoce Oxfam Italia, ci racconta cosa dice il rapporto. Luigi Pagano, già direttore di Bollate e San Vittore, ex provveditore regionale dell'amministrazione penitenziaria, è il nuovo garante dei detenuti di Milano e ci racconta cosa non funziona nel sistema carcerario ben oltre il sovraffollamento e il numero di suicidi ormai questione sociale.

    Presto Presto – Interviste e analisi - 15-09-2025

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