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La fuga impossibile da Kabul, le 500mila firme per l’eutanasia, le Isole a rischio e le altre notizie della giornata

Il racconto della giornata di lunedì 16 agosto 2021 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. L’aeroporto d Kabul è diventato il simbolo dei vent’anni di intervento occidentale in Afghanistan: quasi nessuno però è riuscito a partire. E ci sono anche dei morti: alcune persone si sono aggrappate a un aereo militare in partenza e i soldati americani hanno sparato a due uomini armati. A Kabul regnano calma e paura, per un futuro senza diritti. Stasera parla Joe Biden, Russia e Cina si dicono “pronti a collaborare con il nuovo regime”. Il premier Draghi: “Bisogna proteggere chi ha lavorato con noi”. Ma chi è arrivato a Fiumicino in fuga dall’Afghanista dice: “sono migliaia, li stanno cercando casa per casa. Li uccideranno tutti”. Oltre 500mila firme sono state raccolte in un mese e mezzo per il referendum sull’eutanasia legale. Ad Haiti sale ancora il bilancio delle vittime del terremoto. Covid: a trainare la ripresa del contagio sono Sicilia e Sardegna. Infine, l’andamento della pandemia.

L’errore più grande di Joe Biden

(di Chawki Senouci)

Gli alleati degli Stati Uniti non erano preparati a questa drammatica fine. Ma questa disfatta non è figlia soltanto di una cattiva previsione della Cia o del Pentagono o di una grave ingenuità americana nel trattare con i talebani. L’errore più grande di Joe Biden è stata quella di aver voluto imporre un nuovo ordine mondiale, creando le condizioni per una nuova guerra fredda contro Russia e Cina. Questa sua ossessione Joe Biden l’aveva espressa durante il suo primo viaggio da presidente in Europa in tutte le sedi: G7, Nato e Unione Europea. Errore strategico: perché Russia e Cina per ragioni storiche e geografiche hanno un enorme influenza in Afghanistan, non hanno mai smesso di dialogare con i talebani. Avrebbero potuto mediare in questa crisi. E nel grande gioco della geopolitica Mosca e Pechino hanno segnato punti importanti.

Per l’eutanasia legale raccolte 500mila firme in un mese e mezzo

E’ bastato un mese e pezzo per raccogliere le 500mila firme necessarie per indire un referendum per la legalizzazione dell’eutanasia. Un referendum attraverso cui gli italiani potranno decidere se abrogare la criminalizzazione del cosiddetto “omicidio del consenziente” (articolo 579 del codice penale) e rimuovere così gli ostacoli alla legalizzazione dell’eutanasia. Dure le critiche del Vaticano che paragona l’eutanasia all’eugenetica. “C’è la tentazione di una nuova forma di eugenetica: chi non nasce sano non deve nascere. E insieme con questo c’è una nuova concezione salutistica per la quale chi è nato e non è sano, deve morire”. Lo ha detto monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita. Un’accusa che viene rispedita al mittente da Marco Cappato, tesoriere dell’associazione Luca Coscioni, che ricorda anche che “con l’affermazione del referendum nessuno sarà obbligato a scegliere l’eutanasia e anzi sarà possibile prevenire ciò che accade ora: l’eutanasia clandestina”.
Intanto i promotori del referendum fanno sapere che non si fermeranno a 500mila firme, la raccolta va avanti. Il nuovo obiettivo è raggiungere quota 750mila entro il 30 settembre, in modo da mettere in sicurezza il risultato da ogni possibilità di errori nella raccolta, ritardi della pubblica amministrazione e difficoltà nelle operazioni di rientro dei moduli. Sentiamo Marco Cappato, tesoriere dell’associazione Luca Coscioni.


Haiti, sale il numero dei morti

(di Chawki Senouci)

Ad Haiti cresce ancora il numero dei morti a seguito del devastante terremoto di magnitudo 7.2 che ha colpito il paese sabato scorso. Sono almeno 1300 quelli accertati finora. Oltre 5000 i feriti. Decine di migliaia gli edifici distrutti o danneggiati. Nel paese caraibico intanto è ancora allerta gialla. Nelle prossime ore transiterà il ciclone Grace, declassato al momento a tempesta tropicale. Ad Haiti Chawki Senouci ha raggiunto Fiammetta Cappellini, responsabile progetti Avsi nel paese.


Sicilia e Sardegna rischiano la zona gialla

L’andamento del Covid in Italia. Sono stati 24 i morti comunicati oggi e 3.674 i nuovi casi accertati nelle ultime 24 ore. In crescita il tasso di positività, salito al 4,9 per cento. In aumento anche il numero dei pazienti ricoverati in terapia intensiva e nei reparti ordinari. A trainare i numeri in questi giorni sono le isole maggiori. Secondo l’agenzia Agenas, Sicilia e Sardegna sono le regioni con il tasso di occupazione delle terapie intensive più alto in Italia, rispettivamente al 9 e al 10 per cento di saturazione. Le due isole hanno anche l’incidenza più alta, pari a 140 e 147 contagi ogni 100mila abitanti. Entrambe rischiano la prossima settimana il passaggio in zona gialla. In Sicilia nello specifico, la crescita è molto veloce. Nel giro di una settimana il numero di positivi ha fatto un balzo del 34 per cento. Sono stati oltre 6.800 i casi accertati in sette giorni. Antonino Palermo è il segretario siciliano dell’Anaao Assomed, l’associazione dei medici dirigenti.

L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia

Sono 3.674 i positivi ai test Covid individuati nelle ultime 24 ore, secondo i dati del ministero della Salute. Domenica 15 agosto erano stati 5.664. Sono 24 invece le vittime in un giorno, in lieve aumento rispetto alle 19 del giorno precedente. Sono 74.021 i tamponi molecolari e antigenici per il coronavirus effettuati nelle ultime 24 ore in Italia, secondo i dati del ministero della Salute. Domenica erano stati 160.870. Il tasso di positività è del 4,9%, in salita rispetto al 3,5% del 15 agosto. Sono 404 i pazienti ricoverati in terapia intensiva per il Covid in Italia, in aumento di 20 unità rispetto al giorno precedente nel saldo tra entrate e uscite. Gli ingressi giornalieri, secondo i dati del ministero della Salute, sono 32 (a Ferragosto erano 29).

Foto | Una veduta aerea dell’aeroporto di Kabul

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    “L'abbiamo vista arrivare”. La tecnica dell’odio secondo chi la studia da anni

    L'uccisione negli Usa di Charlie Kirk rischia di innescare un incendio che travalica i confini americani. Da subito la destra “globale” ha lanciato in quasi in tutto l’occidente una campagna contro la sinistra – a tutte le latitudini e senza distinzioni - accusandola di essere complice se non responsabile di quella morte. È un passo in più, nel paradosso in cui siamo immersi: chi ha alimentato campagne di odio ora accusa gli altri di fomentarlo. Una confusione da cui sarebbe necessario uscire rimettendo in fila i fatti, le cause, gli effetti e il loro intreccio. L'intervista di Massimo Bacchetta a Federico Faloppa, docente di “linguaggio e discriminazione” all’Università di Reading (UK), prova a farlo. Federico Faloppa è anche referente scientifico per la “Rete per il contrasto ai discorsi e fenomeni d’odio”.

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    Le dita mozzate: un “very cold case” preistorico che indaga la sottomissione femminile inaugura la collana Sisters

    Edizioni le Assassine pubblica e continuerà a pubblicare letteratura gialla nei suoi molteplici sottogeneri, proponendo e riscoprendo autrici del presente e del passato. L'obiettivo è quello di mettere in luce la capacità dello sguardo femminile di descrivere, decifrare e interpretare vari contesti sociali, senza mai sacrificare la suspense che è tipica di questo genere. Con gli stessi obiettivi, nasce ora la nuova collana Sisters, che apre a voci inedite in grado di creare storie appassionanti e memorabili, portando il lettore su sentieri narrativi inaspettati. Il primo titolo di Sisters è "Le dita mozzate" di Hannelore Cayre, un noir atipico in cui il nostro passato remoto diventa lo sfondo perfetto per indagare la nascita della sottomissione femminile e le sue origini, ambientato nella preistoria ispirandosi alla scoperta, avvenuta in Francia esattamente quarant'anni fa, della famosa Grotta Chauvet, con le sue pareti ricoperte di misteriose impronte di mani femminili mutilate. Ne ha parlato a Cult la traduttrice Simonetta Badioli.

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    a cura di Davide Facchini. Per le playlist: https://www.facebook.com/groups/406723886036915

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    Carceri. Pagano: “Serve lavorare sulle misure alternative alla detenzione”

    Luigi Pagano, già direttore di Bollate e San Vittore, ex provveditore regionale dell'amministrazione penitenziaria, è il nuovo garante dei detenuti di Milano e ci racconta cosa non funziona nel sistema carcerario ben oltre il sovraffollamento e il numero di suicidi e atti di autolesionismo fuori controllo: “La politica in atto mi sembra quella di utilizzare il carcere nell’ottica dell'ordine pubblico”. Decreti sicurezza e criminalizzazione di determinate fasce di popolazione riempiono le carceri delle questioni sociali: “Andando a guardare chi sono oggi i detenuti nella maggior parte sono irregolari, tossicodipendenti, malati di mente e poveri tout court che hanno commesso reati ma non hanno alcuna possibilità di ottenere misure alternative”. L'intervista di Cinzia Poli e Claudio Jampaglia a Presto Presto.

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    A distanza di qualche giorno, il discorso di Mattarella del 10 settembre scorso a Lubiana, in Slovenia, prende sempre più la forma di un sincero grido di allarme sui pericoli che sta correndo l'Europa e il mondo. La Russia di Putin e i droni minacciosi di Mosca sconfinati in Polonia, da un lato, e i bombardamenti dell'aviazione israeliana su Doha, dall'altro, rappresentano un pericolo crescente, un «crinale - ha detto Mattarella da Lubiana - in cui anche senza volerlo si può scivolare in un baratro di violenza incontrollata». E a governare questa situazione sembrano essere tornati i "sonnanbuli" di un secolo fa, quei goveranti che - secondo l'ormai classica tesi dello storico di Cambridge Christopher Clark - nel 1914 portarono l'Europa e il mondo alla prima guerra mondiale. Ma le preoccupazioni di Mattarella non finiscono qui. Nel messaggio inviato agli ospiti del Forum Ambrosetti di Cernobbio dieci giorni fa, il capo dello stato ha denunciato «il ruolo straripante delle corporazioni globali (Big Tech, ndr), quasi delle nuove Compagnie delle Indie». Secondo Mattarella, tali società globali «si arrogano un'assunzione di poteri che - insieme all'impulso di dominio neo-imperialista di alcuni paesi - rischia di essere letale per il futuro dell'umanità». Parola del presidente Sergio Mattarella. Pubblica oggi ha ospitato lo storico Giovanni Gozzini, dell'università di Siena, autore insieme a Marcello Flores di "Perchè la guerra" (Laterza, 2024).

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