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La Lega resta divisa su Draghi, ma gli investimenti pubblici fanno gola a tutti

lega draghi

Oggi pomeriggio, dopo una riunione dei dirigenti della Lega, è uscito Giancarlo Giorgetti: “Draghi è un fuoriclasse?“, gli hanno chiesto e lui ha risposto così: “Esatto è come come Ronaldo, non può stare in panchina“.

Da un politico che dice di Draghi “è come Ronaldo non può stare in panchina” ci si aspetta che poi come minimo voti la fiducia al nuovo governo. Essendo il politico in questione il più potente dei leghisti, queste parole dicono di come un pezzo non piccolo dei deputati e dei senatori della Lega siano tormentati, perché vorrebbero votare la fiducia.

A Giorgetti hanno poi chiesto se riuscirà a convincere Salvini e Giorgetti ha risposto: “Io non devo convincere nessuno, si fanno i ragionamenti e si tirano le conclusioni, come si fa in politica“. Poco prima Salvini aveva detto che la Lega è unita, non è divisa in correnti.

Il dibattito nella Lega è diventato più forte dopo che Berlusconi aveva ufficializzato il suo sì a Draghi. Giorgetti rappresenta molto più di Salvini le imprese del nord che votano Lega. E poi c’è Berlusconi che proverà a riprendersi la scena, domani, quando si ripresenterà alla Camera per il colloquio con il presidente incaricato. La scena mediatica e la centralità nel centrodestra. Gli altri inseguono, anche Meloni si orienta per l’astensione, che aveva già proposto ieri.

Uno dei politici che oggi lo hanno incontrato ha descritto così Draghi: “È molto cordiale e simpatico, poi quando ha illustrato le intenzioni ha parlato 5 minuti, molto secco, preciso, deciso”. Il ritratto di uno che non vuole farsi condizionare troppo.

E cosa vuole fare?

Gli investimenti produttivi. Quando fu costruita l’autostrada del sole qui dentro mica stettero a guardare troppo i costi. Era un moltiplicatore non un debito”.

Investimenti pubblici. Con una montagna di soldi. Così tanti che un problema, dice il politico, sarà che non sempre chi poi sul territorio li dovrà spendere è all’altezza. E serve una riforma della pubblica amministrazione. Con premesse così, si capisce perché nessuno vuole stare troppo lontano da Draghi.

  • Autore articolo
    Luigi Ambrosio
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