Approfondimenti

Che cosa è successo oggi? – Lunedì 21 settembre 2020

Eugenio Giani

Il racconto della giornata di lunedì 21 settembre 2020 attraverso le notizie principali del giornale radio delle 19.30, dai dati dell’epidemia in Italia diffusi oggi ai risultati delle elezioni regionali nelle analisi di Alessandro Braga, Anna Bredice e Chiara Brilli. In Francia scattano nuove restrizioni per limitare la diffusione del COVID-19. Il ricordo di Letizia Mosca, amica e collega che ci ha lasciati oggi. Infine, i grafici del contagio nelle elaborazioni di Luca Gattuso.

I dati dell’epidemia diffusi oggi

I numeri del COVID in Italia. Sono 1.350 i nuovi casi registrati nelle ultime 24 ore, 17 i morti. I ricoverati nelle terapie intensive sono 232 mentre i tamponi sono stati oltre 55mila, 28mila meno di ieri. Intanto il Ministro della Salute Roberto Speranza ha firmato oggi una nuova ordinanza, valida da domani, che prevede l’obbligo del test molecolare per coloro che provengono dalla Francia. “Serve grande prudenza per non vanificare gli sforzi fatti finora“, ha dichiarato il ministro.

Elezioni, non è una buona giornata per Matteo Salvini

(di Alessandro Braga)

Non è una buona giornata per Matteo Salvini. Il sostanziale pareggio tra centrodestra e centrosinistra nelle regioni al voto è lontano dalla schiacciante vittoria che auspicava il leader leghista. In Toscana la “sua” candidata Susanna Ceccardi non è riuscita a strappare la regione rossa al centrosinistra e fa la fine della collega Lucia Borgonzoni, sconfitta lo scorso gennaio in Emilia-Romagna.
Paradossalmente però le notizie peggiori per Salvini arrivano dalle regioni dove il centrodestra vince. In Liguria dove il riconfermato Giovanni Toti è tutto fuorché un candidato salviniano. Ancor di più in Veneto con la schiacciante vittoria di Luca Zaia, che naviga vicino all’80% delle preferenze e dove la sua lista personale potrebbe arrivare al 40, anche 50%, con la lega ferma ben al di sotto del 20.
Luca Zaia in questo momento rappresenta l’altra lega, quella dai toni “moderati” ma vicina al nord, alla difesa della sua classe produttiva e alla ricerca di federalismo e autonomia. L’antitesi di quella “gridata”, nazionalista e che occhieggia alla destra più destra. Insomma, della “lega per Salvini premier”. Al momento il Doge, come viene chiamato Zaia, non ha intenzione di fare il grande salto e a parole sta al fianco di Salvini. Ma nel partito c’è chi potrebbe decidere di arrivare alla resa dei conti e a quel punto avrebbe già pronto il leader della “nuova”, “vecchia” lega.

Elezioni, la segreteria di Zingaretti non è a rischio

(di Anna Bredice)

La paura di un testa a testa e poi una sconfitta in Puglia ha creato per un po’ un clima, come ha detto lo stesso Zingaretti quando è salito in sala stampa, plumbeo. Poi le prime proiezioni dalla Puglia hanno fatto intravedere quel 3 a 3 che nella sede PD del Nazareno sembra quasi una vittoria. Sia nei confronti della Lega, che – sorride Provenzano – al sud tanto odiato non ha sfondato, che tra gli alleati. Se i dati saranno confermati Zingaretti sarà più forte. Non è a rischio la sua segreteria né tantomeno il governo, sempre che i nuovi equilibri coi 5 stelle siano gestiti bene – 5 stelle che vincono il referendum, non stravincono, e che alle regionali perdono – a cominciare dal Mes, che il Pd potrebbe chiedere con più forza. Zingaretti ha usato la parola “soddisfatto”, sia per il referendum che per le regionali. Sul referendum la scelta che sembrava un cedimento ai 5 stelle gli consente di dire che il sì aprirà un cantiere per le riforme, ma che il Pd saprà rappresentare le ragioni del no. Soddisfatto si dice anche per le regionali, tre regioni erano l’obiettivo, e si concede anche una stoccata nei confronti degli alleati, soprattutto i 5 stelle: “Se fossimo stati uniti avremmo vinto dappertutto”. E poi a Renzi, che ha preferito presentare un proprio candidato in Puglia, riserva il suo pensiero: “Non è stato determinante per farci perdere”.

Elezioni in Toscana, PD: “Abbiamo fermato Salvini”

(di Chiara Brilli)

“Abbiamo fermato Salvini. Il loro obiettivo era attaccare il governo. Il nostro candidato, invece, ha fatto una campagna per i toscani e la Toscana. I toscani hanno capito”. Lo ha detto la segretaria regionale del Pd, Simona Bonafe’, la prima a rompere il silenzio alle 17.27 prima della seconda proiezione e già col volto della vittoria. Un pomeriggio iniziato in un clima di tensione e di malcelato timore, che ha ceduto il passo ad un cambio di respiro al primo istant pol che distanziava il candidato del centrosinistra dall’avversaria politica di tre punti. Pochi per una regione da sempre al centrosinistra ma ai quali le forze della colazione si sono aggrappati. E così con l’aumentare della forbice durante le operazioni di scrutinio le facce si sono distese, tra qualche sorriso e battuta il clima è cambiato, fino all’arrivo della segretaria sul palco. Mentre la prima bandierina l’ha messa Francesco Bonifazi con una dichiarazione su Twitter e poi la sua presenza in sede ed un Renzi assente al comitato: “Salvini voleva dare la spallata in Toscana ma l’abbiamo bloccato ancora, stavolta con Eugenio Giani. Italia Viva alla prima prova elettorale risulta già decisiva”. Anche se poi tanto decisiva non pare. Sicuramente ridimensionata rispetto alle aspettative.
“Affluenza altissima e una valanga di voti da Firenze per Eugenio Giani e il centrosinistra. Il capoluogo decisivo per la vittoria” le parole del sindaco di Firenze, Dario Nardella.
Giani è arrivato introno alle 18.45 “Il risultato mi rende prima di tutto sindaco fra i sindaci”. Ha detto davanti alla moglie e ai figli e anche al governatore dell’Emilia-Romagna: quello Stefano Bonaccini che, “nel mio piccolo”, come dice è andato “a dare una mano”.
E mentre la terza proiezione registra un distacco di oltre 7 punti percentuali Susanna Ceccardi rende l’onore delle armi. Poco fa è scattato il classico messaggio con cui la candidata del centrodestra si è congratulata per il risultato con quello che, quando manca ancora l’ufficialità, è il nuovo governatore della Toscana.

COVID-19, nuove restrizioni in parte della Francia

(di Luisa Nannipieri)

Dopo Nizza, Bordeaux e Marsiglia, anche Lione, la terza città francese, ha imposto nuove restrizioni per tentare di bloccare la ripresa dell’epidemia di coronavirus. A fronte di oltre 150 mila tamponi giornalieri in tutto il paese, i nuovi contagi quotidiani superano ormai regolarmente quota 10 mila. Rispetto a marzo, quando l’epidemia aveva colpito soprattutto la regione di Parigi e del Grand-Est, oggi sono tutte le zone urbane e metropolitane del paese ad essere coinvolte.
Con 55 province classificate come zone di circolazione attiva del virus, più di metà cartina della Francia si è tinta di rosso. Parigi ha infatti stabilito dei criteri che permettono di classificare un territorio come zona verde, arancione o rossa, a seconda dell’evolversi dell’epidemia. In pratica,
vengono considerate zone rosse le province in cui si supera la soglia d’allerta, cioè si registrano più di 50 nuovi casi di COVID ogni cento mila abitanti in una settimana.
Ma vengono anche considerati altri fattori, come la tensione ospedaliera, il numero di tamponi realizzati e l’evoluzione dei focolai. In queste “zone rosse”, i prefetti hanno dei poteri più ampi e possono prendere delle misure restrittive specifiche dall’oggi al domani. Ad esempio possono limitare gli spostamenti degli abitanti, chiudere i teatri, i musei, i parchi o i centri commerciali, imporre la mascherina anche all’aperto o addirittura, in casi estremi, vietare gli assembramenti e chiudere bar e ristoranti. La parola d’ordine è: evitare un secondo lockdown, agendo localmente e gradualmente.
È il motivo per cui a Bordeaux, Nizza, Marsiglia e Lione, dove il tasso di contagio supera di ben quattro volte quello della soglia d’allerta, sono state limitate le visite nelle case di riposo, vietate le riunioni private di più di dieci persone o ancora è stato ridotto da 5 mila a 1000 il numero di spettatori per gli eventi all’aperto. Mentre a Parigi, Lille o Tolosa, che il governo considera zone rosse che non hanno ancora raggiunto il punto critico, le misure sanitarie rimangono per il momento più blande, anche se l’allerta è massima.

Ci ha lasciati la nostra collega e amica Letizia Mosca

(di Lorenza Ghidini)

In direzione ostinata e contraria, fin dal primo giorno della tua vita. Quando tua madre, sfidando il marito e la tradizione dei nomi di famiglia, ti volle chiamare Letizia. Un nome sentito in città, a Catanzaro, che si era fatta scrivere su un foglietto. Da Soveria Simeri sei venuta via presto, con tanti sogni in testa, ma le tradizioni della tua terra te le sei portate dentro, non le hai rinnegate mai.
La tua strada era quella delle lotte, le lotte sociali, del mondo del lavoro, del sindacato, e un giornalismo militante che non arretrava davanti a niente e nessuno.
Poi è arrivato Marco, un grande amore, più giovane di te. “Sarà il caso?” ci chiedevi. La tradizione che tornava a galla, ma hai deciso con il cuore. Poi la malattia, ma anche i figli, arrivati contro ogni aspettativa. In direzione ostinata e contraria, questa era la tua essenza. CONTINUA A LEGGERE.

L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia

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    1) La guerra in Sudan continua e la crisi umanitaria si allarga. Le responsabilità, però, vanno ben oltre i confini del paese africano. (Giulia Chiopris - MSF, Emanuele Valenti) 2) “La guerra non si è fermata ha solo cambiato volto”. A Gaza la pace non esiste: almeno 236 palestinesi sono stati uccisi dall’entrata in vigore del cessate il fuoco. (Ezzideen Shehab) 3) “Maduro ha i giorni contati”. A colpi di raid e fake news, Donald Trump tenta di sollecitare la spallata interna al regime venezuelano. (Alfredo Somoza) 4) Spagna, a un anno dall’alluvione di Valencia l’indignazione popolare costringe il governatore Mazon alle dimissioni. (Giulio Maria Piantadosi) 5) Messico, l’omicidio del sindaco di Uruapan Carlos Manzo, che voleva rompere il compromesso sempre più stretto tra politica e narcotrafficanti. (Andrea Cegna) 6) New York, la vigilia. Domani il voto per il sindaco della città, un’elezione guardata con attenzione anche da Washington. (Roberto Festa) 7) Belem 2025, ultima chiamata. Il diario della Cop30: temi, obiettivi e sfide. (Alice Franchi)

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