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La squadra femminile che non doveva giocare

La storia dello Sporting Locri, costretta a non giocare più nella serie A di calcio a cinque per le minacce ricevute, è una delle tante storie di  violenza e di sopraffazione che affliggono la Calabria. Ma non è solo questo. La storia dello Sporting Locri è anche la storia delle discriminazioni e dei pregiudizi che rendono molto difficile per le ragazze fare sport in Italia e in particolare giocare a calcio. Sembra incredibile ma ancora oggi è così.

La capitana della nazionale di calcio femminile, Patrizia Panìco, racconta in questa intervista delle tante lettere che riceve dalle ragazze che vorrebbero giocare ma fanno molta fatica. Sono i genitori a impedirlo loro, perchè il calcio è considerato “uno sport da maschi“.

Il presidente della Figc, Carlo Tavecchio e il presidente del Coni, Giovanni Malagò, sono intervenuti dopo che del caso si è occupata la stampa italiana.

“Dalla Figc solidarietà a Sporting Locri. Calcio italiano unito contro la violenza e le minacce di chi non vuole si faccia sport”, ha scritto Tavecchio in un comunicato. “Locri deve giocare. Il 10 gennaio voglio vedere le ragazze in campo”, ha affermato il presidente del Coni, Malagò.

Le loro parole di solidarietà non cancellano la realtà: le donne non ci sono, ai vertici dello sport italiano. “Non ho mai visto una donna presidente del Coni”, dice Patrizia Panìco.

Il presidente dello Sporting Locri e i dirigenti della squadra sono stati messi sotto tutela dal Prefetto di Reggio Calabria il quale ha convocato anche un Comitato per l’ordine e la sicurezza per valutare ulteriori misure. Il presidente dello Sporting, per il momento, non recede dalla decisione di ritirare la squadra dal campionato. Lo Sporting Locri è una delle poche realtà di tutto il sud a giocare in Serie A.

Ascolta l’intervista con Patrizia Panìco, la capitana della nazionale di calcio di Serie A

Patrizia Panico

 

 

  • Autore articolo
    Luigi Ambrosio
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