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Periferie di Milano: cosa sta facendo il Comune?

La povertà, i trasporti, la sicurezza. Sono solo alcuni dei temi che si intrecciano in una questione vasta, quelle delle periferie. A Milano il sindaco Giuseppe Sala ha nominato un delegato a occuparsene, Mirko Mazzali. Abbiamo fatto un punto con lui e con gli ascoltatori, provando a capire come sta lavorando il Comune nelle zone lontane dal centro storico.

Cosa state facendo?

Continuiamo a lavorare come abbiamo sempre fatto, ognuno con le sue competenze: chi segue la cultura fa cultura in periferia, chi si occupa di sport fa lo sport… un esempio di qualcosa in più è il recupero delle case sfitte. C’è anche un contatore sul sito del Comune, che indica quante vengono ristrutturate e riassegnate. Su questo fronte c’è un’accelerazione importante, perché persone che non avevano un alloggio potranno ottenerlo.

Un ascoltatore di via Padova si dice contento delle attività culturali, ma aggiunge che non bastano a soddisfare i bisogni di chi ci abita, e magari non è italiano…

Forse via Padova non è l’esempio più calzante, perché ci sono realtà associative ed è una delle zone più vive da questo punto di vista. Nei giorni scorsi abbiamo presentato la nuova edizione del bando periferie, che assegna contributi a progetti di “rigenerazione urbana”: spero serva anche a intercettare l’esigenza di coesione sociale, di cercare di integrare tutti i soggetti che abitano nella città.

Un’ascoltatrice di San Siro denuncia “mancanza di conoscenza e comprensione della povertà”, oltre a un “deserto di iniziative comunali e di associazioni” nel quartiere, dopo anni – dice – in cui se ne sono organizzate fin troppe…

Sulle iniziative ha ragione. Il nuovo bando periferie prevede la possibilità di partecipare anche per chi si attiva in quella zona. Sulla povertà ricordo che nei giorni scorsi c’è stato un accordo sulle morosità tra Comune e sindacati inquilini. Persone che magari avevano 4mila euro di debito se li vedranno abbattere: è un tentativo di intervenire sulla questione, e dimostra che questa giunta lo fa in modo incisivo.

Un tema cruciale è quello dei trasporti, dei collegamenti tra la periferia in cui si vive e il resto della città. Su questo cosa state facendo?

L’assessore Marco Granelli sta cercando di capire quali sono i problemi che riguardano alcuni municipi. Nel quartiere Adriano ci sarà un grosso lavoro sulla questione delle metrotranvie e dei collegamenti verso la metropolitana. È chiaro che il tema è importante soprattutto per gli anziani e per chi ha difficoltà a muoversi.

Un ascoltatore che vive vicino “alla famigerata via Gola” (parole sue) parla di famiglie che hanno occupato degli appartamenti “e non si comportano civilmente. Siamo vicini al naviglio leonardesco – aggiunge – e per due anni la spazzatura l’ho dovuta togliere io”…

Premesso che mi sembra difficile dire che via Gola è in periferia, lì c’è un tema di occupazione abusiva di case popolari e di attività di spaccio. Qualcosa è stato fatto e si può fare ancora molto, ma non è una zona terribile. Chi ci abita giustamente si lamenta, ma è anche bella: è vissuta, e in qualche misura le aree di questo tipo determinano situazioni “di pericolo”, di mancanza di sicurezza che non vanno sottovalutate.

Migliorare la situazione delle periferie può far bene anche a chi le amministra. Alle elezioni del 4 marzo la coalizione del Pd ha vinto in centro storico, ma si è piazzata sotto la destra in buona parte del resto della città…

Dove il centrosinistra è andato male, è andato molto male, ma in zone come Lambrate e Corvetto ha vinto. Erano elezioni nazionali e regionali, però è vero: complessivamente chi sta in periferia non ci ha premiato. Secondo me il punto è che chi non arriva a fine mese, chi non ha lavoro punisce chi governa. Fanno un ragionamento che è comprensibile: “chi dovrebbe risolvere i miei problemi a livello nazionale non lo ha fatto, quindi scelgo gli altri”. La valutazione del voto nelle periferie deve sicuramente tener conto anche dell’intervento politico locale, ma è un tema più complesso, più globale.

Ascolta una sintesi dell’intervista a Mirko Mazzali

sintesi mazzali

  • Autore articolo
    Andrea Monti
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    Troppo caldo, lavoratori in sciopero. 36 gradi nel capannone dove si producono componenti per i condizionatori. Il paradosso è che, in quella ditta, si producono scambiatori di calore, componente fondamentale per gli impianti di climatizzazione. Che però, nei capannoni della Emmegi di Cassano d’Adda, non ci sono. La conseguenza, temperature roventi, che superano i 36 gradi, e condizioni di lavoro inaccettabili. Per questo lavoratori e lavoratrici stanno scioperando, per ottenere almeno un po’ di refrigerio, che però al momento viene negato dalla proprietà, che anzi ha incaricato un consulente per farsi dire che “la temperatura è acettabile”. Maurizio Iafreni è Rsu Fiom alla Emmegi e responsabile della sicurezza: (foto Fiom Cgil)

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