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Il festival delle serie tv a Cannes, fino all’11 aprile

Organizzare un festival di serie tv è molto più semplice a dirsi che a farsi.

È vero che, negli ultimi anni, la qualità di molte produzioni tv si è avvicinata a quella cinematografica, con un costante via vai tra piccolo e grande schermo di autori, attori e registi. E infatti, i principali festival cinematografici – da Cannes a Venezia, da Berlino a Toronto – hanno preso l’abitudine di inserire serie tv nei propri cartelloni, soprattutto se alla regia c’è un cineasta acclamato: ricordiamo Top of the Lake di Jane Campion a Cannes o The Young Pope di Paolo Sorrentino al Lido. Ma fare un intero festival di serie tv è tutto un altro discorso: in Italia ci hanno provato il Roma Fiction Fest o il Telefilm Festival di Milano, ma a funzionare di solito sono gli eventi di promozione e marketing per addetti ai lavori (come il longevo Festival de television de Montecarlo, che esiste dal 1961, ma è celebre solo tra i super-esperti).

In questi giorni, però, Cannes prova a ribaltare le carte: è cominciato il 7 aprile e si concluderà l’11 Canneseries, che ha steso un tappeto rosa (anziché rosso) sulla Croisette, e al Palais de Festivals sta proiettando gli episodi pilota di dieci serie provenienti da tutto il mondo, e accogliendo star, autori e interpreti con lo stesso prestigio riservato al festival-cugino cinematografico di fine maggio.

I pilot gareggiano davanti a una giuria (presieduta dallo scrittore Harlan Coben, e che vanta anche l’attore di The Wire Michael Kenneth Williams) e infine riceveranno premi: per l’Italia è in concorso Il cacciatore, che già da qualche settimana sta andando in onda, con successo critico, su Rai2; gli altri titoli provengono da Stati Uniti, Messico, Corea del sud, Germania, Spagna, Israele, Norvegia e Belgio.

Foto da Facebook
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Presenti anche anteprime fuori concorso (come l’adattamento del romanzo La verità sul caso Harry Quebert con il Patrick Demspey di Grey’s Anatomy), un premio alla carriera consegnato a Michelle Dockery di Downton Abbey, eventi collaterali su webserie e mondo digitale, e molto altro.

L’ingresso alle proiezioni è gratuito e aperto a tutti: il direttore artistico Albin Lewi ci ha tenuto a sottolineare che la televisione, per sua stessa natura, si rivolge al grande pubblico e la sua forza principale sta nel parlare una grande lingua comune. La selezione dei titoli in concorso, infatti, punta alla diffusione internazionale di produzioni di alto livello che – a parte quelle americane – rimarrebbero altrimenti, con ogni probabilità, confinate al territorio d’origine (e infatti in questi giorni Il cacciatore è stata acquistata da Amazon Prime Video per essere pubblicata sulla piattaforma in tutto il mondo).

Qualcuno si chiede se abbia senso, però, giudicare una serie solo dall’episodio pilota: parte inscindibile della fruizione televisiva è anche l’esperienza di visione continuata nel tempo, l’appuntamento settimanale, l’evoluzione sul lungo periodo dei personaggi, la particolarità di alcuni singoli episodi. Basta non dimenticarselo: nel frattempo, auguriamo a Canneseries lunga vita, e che ci faccia scoprire perle nascoste.

Foto da Facebook
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*giornalista per Film TV.

  • Autore articolo
    Alice Cucchetti
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    1) “Gaza brucia di fronte al suo mare, testimone della sua tragedia”. L’esercito israeliano ha lanciato l’offensiva di terra sulla principale città della striscia. L’esodo in mezzo alle bombe. Quasi 90 i morti da questa mattina. (Valeria Schroter) 2) Israele come Sparta. Mentre l’ONU stabilisce che quello in corso a Gaza è genocidio, Netanyahu ammette l’isolamento internazionale e dipinge un futuro di autarchia e guerra permanente. (Anna Foa, Eric Salerno) 3) Gli Stati Uniti continuano a colpire il Venezuela. Trump punta a rovesciare il regime di Maduro con la scusa della lotta al narcotraffico. (Alfredo Somoza) 4) Cinquant’anni fa l’indipendenza della Papua Nuova Guinea. Il paese oggi è vittima della maledizione della ricchezza e rischia di finire ostaggio di un nuovo braccio di ferro tra occidente e Cina. (Chawki Senouci) 5) Spagna, l’estrema destra torna a riunirsi a Madrid. Il primo passo verso una grande alleanza di tutte le destre europee. (Giulio Maria Piantadosi) 6) Rubrica Sportiva. Julia Paternain, la maratoneta uruguayana entra nella storia vincendo la prima medaglia ai mondiali di atletica per il paese sudamericano. (Luca Parena)

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    “E’ stato bello rendersi conto che la figura di Woodie Guthrie è ancora molto viva anche fuori dagli Stati Uniti”, racconta Sarah Lee, nipote dell’icona folk americana. “Le problematiche di cui cantava lui ottant’anni fa sono ancora attuali”, riferendosi al tema dell’immigrazione e alla difficile situazione al confine con il Messico. Con la sua musica Woody Guthrie "affrontava un concetto molto basilare di umanità e speranza, ovvero il trattare le persone come persone, aiutandosi a vicenda nei momenti di difficoltà": lo stesso messaggio che ora le Guthrie Family Singers vogliono portare avanti. Ascolta l’intervista di Elisa Graci alle Guthrie Family Singers.

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    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

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    Iniziamo parlando del festival Coachella 2026 di cui è appena stata annunciata la lineup e ricordando Victor Jara, cantautore cileno simbolo della canzone sociale e di protesta che scomparse oggi 52 anni fa durante la dittatura Pinochet. Proseguiamo con il mini live in studio delle Guthrie Family Singers, trio di discendenti di terza e quarta generazione dell'icona folk americana Woody Guthrie. Nell'ultima parte accenniamo al concerto di raccolta fondi per la Palestina del 18 settembre, organizzato a Firenze da Piero Pelù, e ricordiamo la stella del cinema Robert Redford appena scomparsa.

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