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Seguì irruzione NoTav: giornalista condannato

Si è concluso con la condanna a 4 mesi per Davide Falcioni il processo che lo vedeva imputato (con altri 19) per violazione di domicilio. Falcioni, giornalista di Fanpage.it, era nel novembre 2012 al seguito del movimento NoTav in Valsusa.

EDa cronista, seguì gli attivisti anche durante l’occupazione della ditta Geovalsusa, andò in tribunale come testimone per la difesa, ma durante la deposizione. la sua posizione cambiò: da testimone divenne indagato. Venne poi rinviato a giudizio e ora è arrivata la condanna.

Così il giornalista ai nostri microfoni:

Diciamo che non è una sorpresa, un po’ me l’aspettavo visto che la Procura di Torino e il Tribunale di Torino non sono sicuramente famosi per avere la mano leggera in queste cose, soprattutto per ciò che riguarda il movimento NoTav. Non è un sorpresa, purtroppo, questo evento grave temevo che sarebbe accaduto. La seconda cosa è che io non nulla da rimproverarmi e se potessi tornare indietro farei esattamente quello che ho fatto così come l’ho fatto.
Se la condanna è un invito ai giornalisti a non mettere il naso dentro certe storie, l’invito che faccio io invece è quello di insistere tantissimo e approfondire sempre di più.

Ci ricordi esattamente qual è l’azione o il momento che ha portato alla condanna? Cosa stava accadendo in quel momento e cosa stavi facendo tu?

Ero andato in Val Di Susa per raccontare il Movimento NoTav. Era il 2012 ed era un momento particolarmente vivace per il movimento, forse la fase più vivace in assoluto per quanto riesco a ricordare. Ero andato lì per seguire quello che stava accedendo e le azioni del movimento e quel giorno gli attivisti si recarono in uno studio di geologi a Torino, entrarono, appesero uno striscione all’interno di questo studio ed uscirono nel giro di 30-40 minuti. Questa fu l’azione e io la segui XXX perchè ovviamente ero lì per raccontare il movimento e non potevo certamente rimanere fuori.

E come avresti potuto raccontarlo secondo la Procura?

Secondo la Procura avrei dovuto telefonare alla Polizia, che tra l’altro non era presente perchè non era una manifestazione autorizzata e non c’era quindi un presidio delle forze dell’ordine. Io avrei dovuto dire alla polizia quello che era accaduto e quindi riportare le dichiarazioni ufficiali della polizia.

Quindi il giornalismo fatto con i comunicati stampa…

Esatto. Il giornalismo fatto con le veline delle Questure che diventa non solo un metodo possibile, ma addirittura l’unico metodo da seguire se non si vuole incorrere in una condanna.

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    Alessandro Principe
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    1) “Gaza brucia di fronte al suo mare, testimone della sua tragedia”. L’esercito israeliano ha lanciato l’offensiva di terra sulla principale città della striscia. L’esodo in mezzo alle bombe. Quasi 90 i morti da questa mattina. (Valeria Schroter) 2) Israele come Sparta. Mentre l’ONU stabilisce che quello in corso a Gaza è genocidio, Netanyahu ammette l’isolamento internazionale e dipinge un futuro di autarchia e guerra permanente. (Anna Foa, Eric Salerno) 3) Gli Stati Uniti continuano a colpire il Venezuela. Trump punta a rovesciare il regime di Maduro con la scusa della lotta al narcotraffico. (Alfredo Somoza) 4) Cinquant’anni fa l’indipendenza della Papua Nuova Guinea. Il paese oggi è vittima della maledizione della ricchezza e rischia di finire ostaggio di un nuovo braccio di ferro tra occidente e Cina. (Chawki Senouci) 5) Spagna, l’estrema destra torna a riunirsi a Madrid. Il primo passo verso una grande alleanza di tutte le destre europee. (Giulio Maria Piantadosi) 6) Rubrica Sportiva. Julia Paternain, la maratoneta uruguayana entra nella storia vincendo la prima medaglia ai mondiali di atletica per il paese sudamericano. (Luca Parena)

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    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

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