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Stati Uniti, attacco contro una clinica di Planned Parenthood

Tre persone sono state uccise in una clinica di Planned Parenthood a Colorado Springs. L’omicida, un uomo che era entrato sparando con un fucile nella clinica, è stato arrestato dopo essersi barricato per ore nella struttura sanitaria.

Le vittime sono due civili e un agente di polizia, Garrett Swasey, che lavorava nella vicina University of Colorado e che è stato tra i primi a rispondere alla richiesta di intervento della centrale. Alcuni membri dello staff sanitario si sono salvati rifugiandosi nelle aree di sicurezza appositamente designate per attacchi di questo tipo.

I primi colpi di arma da fuoco si sono uditi alle 11.38 ora locale nella clinica. Entro le 4 del pomeriggio, la polizia aveva evacuato la struttura. Poco dopo l’uomo si è arreso. Secondo alcune testimonianze, oltre a un fucile aveva con sé anche una bombola di gas propano.

Non sono ancora chiari i motivi del gesto, ma Vicki Cowart, presidente della sede di Planned Parenthood di Rocky Mountains, parla di un clima di tensione e rancore intorno al tema dell’aborto negli Stati Uniti, ciò che favorirebbe il verificarsi di episodi di violenza come questi.

“Come molti americani, siamo preoccupati perché gli estremisti stanno creando un ambiente avvelenato che nutre il terrorismo interno” ha detto la Cowart.

La clinica di Colorado Springs è stata negli ultimi anni l’oggetto di ripetute manifestazioni e proteste da parte degli attivisti anti-aborto, tanto da dover cambiare sede e trasferirsi in una struttura più volte descritta come una fortezza, per le misure di sicurezza e i controlli che la clinica ha dovuto mettere in atto per evitare possibili attacchi.

Planned Parenthood è un gruppo che offre servizi legati alla salute delle donne – tra cui l’aborto, che non è comunque l’attività principale delle sue strutture sanitarie. I repubblicani vogliono da tempo cancellare i fondi federali per il gruppo.

L’estate scorsa il gruppo è stato al centro di una polemica violenta.

Con una videocamera nascosta e montata sulle camicie, fingendosi rappresentanti di un’azienda che commercia in tessuti umani per la ricerca scientifica, attivisti anti-aborto  hanno ripreso lunghe conversazioni con membri di Planned Parenthood.

In nessuno di questi video i membri di Planned Parenthood affermano di commerciare parti dei feti degli aborti – ciò che è proibito dalla legge degli Stati Uniti; ma nel video parlano comunque, in modo piuttosto libero, dei feti e del fatto che Planned Parenthood fa pagare una quota per la loro conservazione e la spedizione agli istituti di ricerca (cosa consentita dalla legge).

In un frammento di girato, un medico di Planned Parenthood dice che gli aborti vengono realizzati in modo da mantenere il feto intatto per futuri scopi di ricerca.

“In nessun momento delle registrazioni emerge qualcosa di illegale”, ha detto Cecile Richards, presidente di Planned Parenthood. La furia di repubblicani, conservatori, gruppi cristiani è comunque esplosa in modo plateale.

La Richards ha dovuto testimoniare davanti al Congresso. Da più parti sono arrivate le richieste di de-finanziare il gruppo. Lo scontro, ancora una volta, è stato reso più aspro dall’imminente campagna per la presidenza 2016.

Recentemente, Radio Popolare ha trasmesso, nell’ambito della trasmissione Candide, un reportage da Wichita, Kansas, dove esistono alcuni dei gruppi anti-abortisti più forti e radicali d’America

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  • Autore articolo
    Roberto Festa
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    Più che gelo siamo in glaciazione demografica, questione sociale per carità ma soprattutto politica, perché sono governi soprattutto di destra che la predicano, ma le politiche pro-natalità non stanno funzionando, perché sono cambiate le scelte, le prospettive e le possibilità dei nuovi genitori e la loro riduzione numerica è un dato di fatto storico non trasformabile con richiami ai valori della famiglia o con bonus bebè. Alessandra Minello, ricercatrice in Demografia al dipartimento di Scienze statistiche dell’Università di Padova, autrice per Laterza di “Senza figli. Scelte, vincoli e conseguenze della denatalità”) ci propone una lettura più solida di quella del dibattito politico sul tema. “È cambiato il modo in cui diamo valore e cerchiamo soddisfazione nella nostra vita. È una cultura che sta cambiando e parte dalle valutazioni di sé, dalle scelte appunto”. L’intervista di Cinzia Poli e Claudio Jampaglia.

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    Pubblica di mercoledì 22/10/2025

    Marina Berlusconi, una keynesiana (smemorata) a Segrate. In una lettera al Corriere della Sera di domenica scorsa la presidente di Fininvest e Mondadori ha denunciato lo strapotere mondiale delle Big Tech e ha vantato il sistema regolatorio pubblico vigente in Europa. «Quello delle Big Tech - ha scritto - è un potere che rifiuta le regole. E' concorrenza sleale bella e buona», ha scritto Berlusconi. La presidente Fininvest ha dimenticato la storia dell'impero industriale e finanziario che oggi controlla e guida. Una storia di norme ad personam: dai cosiddetti “decreti Berlusconi” emanati dal governo Craxi nel 1985, alla legge Mammì che certificò il monopolio TV privato, alla legge Gasparri del 2004. Nel suo articolo Marina Berlusconi ha scritto che «l’intreccio tra politica e Big Tech negli Usa è sotto gli occhi di tutti […] questi colossi non sono più solo aziende private, sono attori politici», ha sentenziato Berlusconi rimuovendo il fatto che il suo gruppo è ancora oggi l’azionista di fatto di un partito, oggi al governo, come Forza Italia. Pubblica ha ospitato Stefano Balassone, ex consigliere di amministrazione della Rai, già vice-direttore di Rai Tre, oggi produttore e autore televisivo.

    Pubblica - 22-10-2025

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