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92 lavoratori rischiano il licenziamento alla Suominen di Mozzate

Suominen

Un semplice gazebo fuori dal cancello, la portineria a disposizione per ripararsi un po’ dal freddo, alle spalle un capannone con le luci accese nel buio, ma avvolto nel silenzio. Alla Suominen Nonwovens di Mozzate, al confine tra le province di Como e Varese, i macchinari sono fermi da prima di Natale.

La proprietà finlandese di questa multinazionale è molto nota nel settore tessile di materiale igienico-sanitario. Ha stabilimenti in Italia, Spagna e Stati Uniti, in tutto oltre 700 dipendenti, certificazioni internazionali di produzione di qualità. Lo scorso 10 gennaio, ha annunciato che i 92 operai e impiegati del sito produttivo di Mozzate saranno licenziati.

Per una linea di produzione era già stata richiesta la cassa integrazione nei mesi scorsi. Non sono andati persi grandi clienti. Gli aumenti dei costi dell’energia, il mercato che ogni tanto andava a rilento erano le cause con cui ogni volta si motivava la scelta di lasciare a casa lavoratori e lavoratrici. Poi la decisione della procedura collettiva di licenziamento, attesa a partire dal 26 gennaio.

La beffa è che mentre a Mozzate si chiude, a 50 chilometri di distanza, la stessa produzione di un altro stabilimento Suominen va avanti a Cressa, nel novarese. Gli impiegati di Mozzate seguivano la direzione anche di quel sito. Gli operai raccontano che là un macchinario fermo da anni è stato riavviato, addirittura si chiedono gli straordinari. La reazione di lavoratori e sindacati è stata di far partire un presidio a oltranza davanti all’ingresso della fabbrica. Si danno il cambio dalla mattina presto fino alle sei di sera, soprattutto grazie al contributo degli iscritti alla sigla AL Cobas.

Di notte, è stato garantito loro che non saranno spostati macchinari e quindi tornano a casa, ma qualcuno per sicurezza un giro a controllare lo fa lo stesso. Il sindacato di base, già la scorsa primavera, aveva capito che qualcosa non andava per il verso giusto e aveva indetto i primi scioperi. Ai lavoratori ora verranno proposti dei ricollocamenti a Cressa? Verranno offerti degli incentivi all’esodo? Al momento, non si sa. Il presidio andrà avanti almeno fino a quando non ci sarà più chiarezza da parte dell’azienda.

Di fronte a una nuova multinazionale che chiude, senza alcuno scrupolo per la responsabilità sociale, il pensiero degli operai va agli altri casi simili che ci sono stati nelle vicinanze. La Henkel di Lomazzo, presenza storica nella provincia di Como, era distante appena 15 minuti da qui. Nel 2021 ha chiuso, 80 lavoratori licenziati. Tra gli operai della Suominen qualcuno cerca di dirsi: “Non può andare a finire nello stesso modo”:

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    Luca Parena
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    1) “Il mondo non deve lasciarsi ingannare: a Gaza il genocidio non è finito”. Il nuovo rapporto di Amnesty International ci chiede di non voltare la faccia dall’altra parte. (Riccardo Noury - Amnesty Italia) 2) Negligenza e corruzione. Cosa c’è dietro l’incendio del complesso residenziale di Hong Kong costato la vita a decine di persone. (Ilaria Maria Sala, giornalista e scrittrice) 3) Stati Uniti, l’attacco di Washington potrà avere effetti a lungo termine sulle politiche migratorie dell’amministrazione Trump e sulla vita di migliaia di migranti. (Roberto Festa) 4) Francia, dall’estate 2026 torna il servizio militare volontario. Il presidente Macron ha annunciato oggi quello che sembra più che altro un segnale politico e strategico. (Francesco Giorgini) 5) Spagna, una marea di studenti e professori in piazza a Madrid contro i tagli alle università pubbliche. La regione della capitale, guidata dalla destra, è quella che spende meno per gli studenti in tutto il paese. (Giulio Maria Piantedosi) 6) World Music. Entre Ilhas, l’album che celebra diversità e affinità musicali degli arcipelaghi della Macaronesia. (Marcello Lorrai)

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    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

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    Stuart Murdoch: "Il mio primo romanzo non è una biografia, ma racconta la mia storia e la storia della mia malattia"

    Il leader dei Belle & Sebastian racconta "L'impero di nessuno", il suo libro d'esordio, ai microfoni di Volume. Un libro che lui stesso definisce di autofiction: "La maggior parte delle cose che accadono a Stephen, il protagonista, sono successe anche a me". 10 anni fa, Murdoch aveva scritto una canzone con il medesimo titolo: "Il romanzo tocca gli stessi temi: Stephen ha un'amica del cuore, Carrie, entrambi hanno la stessa malattia e si sostengono e ispirano a vicenda". La malattia è l'encefalomielite mialgica: "Mentre scrivevo immaginavo il mio pubblico, e il mio pubblico era il gruppo di supporto per l’encefalomielite che frequentavo negli anni Novanta. Immaginavo di scrivere per loro, e questo mi ha aiutato a trovare il tono giusto". Ascolta l'intervista di Niccolò Vecchia a Stuart Murdoch.

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    Il 7 dicembre la Scala apre la stagione con l’opera censurata da Stalin

    Nel cinquantenario della morte di Šostakovič il Teatro alla Scala inaugura la Stagione con il suo capolavoro Una lady Macbeth del distretto di Mcensk, tratto dal racconto di Nikolaj Leskov in cui una giovane sposa con la complicità dell’amante uccide il marito e il tirannico suocero, ma viene scoperta e finisce per suicidarsi in Siberia, tradita da tutti. Dopo il debutto a San Pietroburgo, l’opera, che avrebbe dovuto essere il primo capitolo di una trilogia sulla condizione della donna in Russia, ebbe enorme successo in patria e all’estero. Stalin assistette a una rappresentazione a Mosca nel 1936; due giorni dopo apparve sulla Pravda la celebre stroncatura dal titolo “Caos invece di musica” con cui il regime metteva all’indice l’opera e il compositore. Anni dopo Šostakovič preparò una nuova versione che andò in scena a Mosca nel 1963 con il titolo Katarina Izmajlova, dopo che il sovrintendente Ghiringhelli aveva invano cercato di ottenerne la prima per la Scala. Oggi il Teatro presenta la versione del 1934 con la direzione del M° Chailly e il debutto del regista Vasily Barkhatov. Ascolta Riccardo Chailly nella presentazione dell’opera.

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