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La Russia secondo Putin

La Russia è tornata. Lo sapevamo. Vladimir Putin, in un momento particolare, lo ha voluto ribadire.

A poche settimane dalle elezioni che gli consegneranno per la quarta volta le redini del paese il presidente russo ha lanciato un messaggio chiaro: la Russia è una potenza mondiale, nessuno la metterà nell’angolo, e nessuno pensi di poterla attaccare o di attaccare i suoi alleati.

Erano anni che Putin non parlava in maniera così forte, bellicosa, minacciosa, verso l’Occidente.

Diversi analisti russi hanno scritto che il 14esimo discorso alla nazione di Putin, quello di oggi appunto, è diverso da tutti gli altri.

L’appuntamento era importante. Così importante da spostarlo dal Cremlino a un centro convegni nel centro di Mosca, dove era possibile proiettare dei video con il dovuto impatto mediatico.

I video servivano a mostrare le nuove armi russe, sulle quali si costruisce la potenza del paese sullo scacchiere internazionale.

Putin ha puntato soprattutto su armi atomiche, invincibili, che nessun sistema di difesa – ha detto – sarà in grado di bloccare. Nemmeno lo scudo anti-missile americano.

Tra le armi più avanzate un missile cruise con testata nucleare e una gittata praticamente illimitata, in grado di colpire qualsiasi parte del mondo. E poi un altro missile nucleare, sottomarino, a lunga gittata.

Alcuni armamenti presentati oggi dal capo del Cremlino sono già stati testati, altri erano parzialmente noti, altri, invece sono una novità.

Ma la vera novità riguarda la modalità di presentazione e il linguaggio usato.

“Chi non ci ha voluto ascoltare prima – ha tuonato Putin – dovrà farlo adesso”.

Meno di un mese fa il Pentagono presentò il suo nuovo piano di sviluppo per gli armamenti nucleari. Ma la Russia, se si vuole guardare al lungo periodo, sta rispondendo a una scelta americana che va molto più indietro nel tempo, fino al 2001, quando gli Stati Uniti uscirono dal Trattato del 1972 per la riduzione e il controllo dei missili balistici, firmato dall’Unione Sovietica.

Da allora Stati Uniti e NATO si sono spinti fino ai confini russi. Anche la crisi ucraina in fondo va inserita in questo contesto. E appunto, come Putin sta dicendo adesso, Mosca non starà più a guardare.

Anche l’attivismo russo in Siria, dove oltretutto Mosca sta testando nuove armi, come i caccia di ultima generazione, dimostra che il Cremlino si è ormai costruito un nuovo ruolo internazionale, un ruolo molto forte.

Il messaggio, a meno di tre settimane dalle elezioni presidenziali (si vota il 18 marzo), è però anche per i cittadini russi. L’attuale presidente è sinonimo di sicurezza nazionale, ma anche di crescita economica.

Una parte importante del suo discorso Putin l’ha dedicata infatti alle promesse a uso interno: riduzione della povertà, aumento del pil e dell’aspettativa di vita. Secondo i dati dello stesso governo di Mosca i russi che vivono sotto la soglia di povertà sono passati dal 2000 ad oggi da 42 a 20 milioni. “Faremo ancora meglio”, ha detto questa mattina il capo del Cremlino.

Come minimo sentiremo il discorso alla nazione di Putin per altri sei anni, la durata del mandato presidenziale.

  • Autore articolo
    Emanuele Valenti
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    Se ne parla solo quando c'è un suicidio, ma il tema della salute mentale negli istituti penitenziari va ben oltre i fatti di cronaca nera ed è un tema che investe chiunque abbia a che fare col carcere. Detenuti e detenute in primis, ma anche chi tra quelle mura ci lavora: educatori e educatrici, psicologi e psicologhe, agenti di polizia penitenziaria. Tra sovraffollamento, scarse condizioni igienico-sanitarie e politiche poco umane, si rischia di impazzire. Ne abbiamo parlato con il consigliere comunale di Milano Alessandro Giungi, il consigliere regionale lombardo Luca Paladini, il nuovo garante dei detenuti di Milano Luigi Pagano, col coordinatore del dipartimento di amministrazione penitenziaria della Fp-Cgil della Lombardia Andrea De Santo e con la coordinatrice di Antigone Lombardia Valeria Verdolini.

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