Approfondimenti

Cuba, una mostra sugli artisti divisi dalla rivoluzione

Il cortile del Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano è occupato per intero da una rete in forma di gabbie : è il lavoro di Umberto Diaz, solo vedendolo dall’alto si può leggere la parola “Ideas”. E’ un lavoro sulla censura, ma è un tema universale non riguarda solo Cuba, come l’opera di Ernesto Leal che in giardino ha incappucciato i “ Sette Savi” di Melotti.

Sono le opere che ci accolgono all’esterno del Pac e fanno parte della mostra Cuba.Tatuare la storia”, una riflessione ampia ed approfondita sull’arte cubana che entra nelle questioni politiche e sociali e guarda apertamente a tutte le pratiche artistiche di chi ha scelto di lasciare l’isola e di chi invece ha scelto di restare e proporre dall’interno la propria visione critica.

Era il ’62 quando gli Stati Uniti, all’indomani della rivoluzione castrista, decretarono l’embargo contro Cuba. La rivoluzione fu un tentativo di costruire una società giusta ed egualitaria secondo i principi marxisti.

Per tutta risposta al bloqueo Cuba aprì la Scuola Nazionale dell’Arte, dunque da un lato rispose con la cultura e dall’altro cominciò un processo di chiusura ed arroccamento ideologico che portò anche a episodi di censura che videro appunto alcuni artisti lasciare l’isola e altri rimanere proclamando però nel loro lavoro la libertà di pensiero. Un fermento identitario lo ritroviamo in tutta l’arte cubana e questa mostra guarda apertamente a tutte le pratiche artistiche.

Sono 31 gli artisti tra i più significativi ed apprezzati nel panorama internazionale, attivi dalla fine degli anni ’70 in poi. Più della metà di loro vive e lavora a L’Avana.

Il titolo “ Cuba. Tatuare la storia” rimanda all’unicità dell’esperienza di una rivoluzione che ha lasciato un segno indelebile ed eccezionale nella storia del secolo passato e anche di questo nuovo secolo.

Tornando al percorso espositivo, nello spazio d’ingresso leggiamo una grande scritta scolpita nel muro in inglese : “Volete comprare la mia miseria ?”. L’artista è Luis Gòmez. La sua frase provocatoria, ironica e sarcastica rimanda a come gli occidentali e il mercato spesso percepiscano l’arte cubana. Infatti nelle loro opere si racconta la difficoltà della vita, la povertà e il malessere. I mercanti occidentali sembrano contenti di comprare la loro disperazione: l’arte cubana nota è quella comprata dalle principali gallerie e collezionisti occidentali. Gòmez è uno integro, che vive e lavora a Cuba e non ha mai voluto rapporti coi grandi del mercato occidentale e c’è dunque nel suo lavoro un atteggiamento critico nei confronti di chi vende la propria arte ai grandi mercanti occidentali.

Sparsi negli spazi del Pac troviamo giganteschi chiodi piegati e arrugginiti. Sono l’opera de Los Carpenteros,un duo di artisti cubani e il titolo dell’opera è “I Falegnami”, lavorano con tecniche artigianali e materiali poveri e costruiscono oggetti d’uso quotidiano che diventano opere d’arte.

Più avanti incontriamo il lavoro di Carlos Martiel, che si fa fotografare nudo con brandelli di una vecchia divisa militare cuciti sulla sua pelle. L’opera rimanda al rifiuto di piegarsi al lungo e indottrinante servizio militare cubano e alla cultura machista, questi sono stati alcuni dei motivi che hanno spinto l’artista a emigrare negli Stati Uniti.

Martiel rappresenta la nuova generazione di artisti cubani ed è il protagonista di una delle performance in programma nei primi giorni di apertura della mostra , come anche quella di Grethell Rasùa, classe ’83, artista che nel 2005  ridipinse le case fatiscenti di un quartiere povero e periferico de L’Avana con una vernice speciale mescolandola con escrementi degli abitanti. Sempre con escrementi e liquidi corporei mischiati ad elementi preziosi, crea gioielli personalizzati col materiale organico della persona.

La performance è una forma espressiva molto importante nell’arte cubana e questa mostra fra i tanti artisti contemporanei rende omaggio ad Ana Mendieta, una delle artiste cubane più apprezzate e un’icona dell’arte contemporanea, con alcune opere esposte che documentano il suo lavoro .Altro grande omaggio a Fèlix Gonzàlez-Torres, un artista che ha dovuto lasciare l’isola per evitare di essere perseguitato a causa della sua omosessualità.

E infine si incontra una piccola stanzetta buia dedicata a un’altra grande artista: Tania Bruguera, che anni fa aveva lasciato molto criticamente Cuba, ma che ora vive tra l’isola e gli Stati Uniti.

Ci siamo fermati solo su alcuni artisti , ma la mostra è davvero ricca e le opere così dense e profonde che richiedono una visita senza dimenticare le performance che sono in programma in questi primi giorni d’apertura:

  • Susana Pilar Delahante Matienzo, martedì 5 luglio alle 19
  • Carlos Martiel, mercoledì 6 luglio alle 19
  • Grethell Rasùa, giovedì 7 luglio alle 19

La mostra è al Padiglione di Arte Contemporanea dal 5 luglio al 12 settembre 2016.

La mostra, prima grande esposizione di arte contemporanea cubane in uno spazio pubblico, è curata da Giacomo Zaza e Diego Sileo che abbiamo intervistato.

Ascolta l’intervista

Diego Sileo

  • Autore articolo
    Tiziana Ricci
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    Per i lavoratori dei musei civici di Milano prima vittoria: 300 euro in più al mese e maggiori tutele

    I lavoratori e le lavoratrici dei musei civici milanesi hanno vinto la loro battaglia: ora saranno assunti con il contratto nazionale Federculture e non più quello Multiservizi. Significa, ad esempio, 300 euro al mese in più in busta paga e migliori tutele. I primi a beneficiare del cambio di contratto, dopo scioperi e proteste, saranno i lavoratori e le lavoratrici delle biglietterie. “Dopo due anni di lotta serrata all’interno dei Musei Civici di Milano arrivano le certezze sull’applicazione del CCNL Federculture nel primo appalto che va in scadenza, ovvero le biglietterie” spiega il sindacato USB Lavoro Privato che ha seguito la vertenza. “Dopo l’uscita del bando non solo con l’indicazione del Federculture, ma con anche tutte le altre garanzie fondamentali che abbiamo rivendicato con scioperi e in tutti gli incontri avuti con i consiglieri e con gli Assessori alla Cultura e al Bilancio, è stata data comunicazione ai lavoratori che quanto scritto nel bando troverà corrispondenza nel cambio appalto di settembre”. L’obbiettivo di sindacato e lavoratori è ora quello di cambiare il contratto in tutti gli altri bandi in scadenza, a partire da quello degli operatori di sala che scadrà a maggio 2026. Roberto Maggioni ha intervistato Elena Lott di USB Lavoro Privato.

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