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Ecco il rapporto che prova i rischi del Trattato

Il Ttip non fa bene all’ambiente. Lo dice un rapporto eseguito dalla società di consulenza e ricerca Ecorys su incarico della Commissione europea. Da questo rapporto – ora in mano a Bruxelles –  si vede, in modo concreto e specifico, come esista il rischio paventato da chi si oppone al trattato di un abbassamento degli standard qualitativi europei. Il dossier arriva nel pieno delle trattative fra Europa e Stati Uniti sul trattato di libero scambio e dopo le rivelazioni di Greenpeace che provano le pressioni delle lobby nordamericane.

Lo studio prende in esame tutti i possibili impatti su economia, occupazione e ambiente. Su quest’ultimo aspetto, in particolare, vengono presi in esame i differenti approcci normativi di Europa e Stati Uniti, per poi analizzare i possibili scenari derivanti dall’armonizzazione delle normative. E’ bene ricordare infatti che il cuore del trattato è proprio questo: rendere le leggi e gli standard il più uniformi possibili, per favorire il commercio. Dato che in tema ambientale e di tutela della salute quelli europei sono mediamente più rigidi il timore è che si arrivi a una sintesi al ribasso, favorendo così le multinazionali americane.

Gli impatti ambientali del Ttip vengono suddivisi in cinque filoni: inquinamento, cambiamento climatico, consumo di materia, rifiuti e acqua, Uso di suolo, ecosistemi e biodiversità.

Sull’inquinamento le più importanti convenzioni internazionali ratificate dall’Europa sono quella di Stoccolma sugli inquinanti organici persistenti e il protocollo di Montreal sui clorfluorocarburi. Gli Stati Uniti le hanno firmate ma non le hanno mai convalidate. Nella proposta europea su questo punto nel Trattato non c’è una richiesta vincolante per gli Stati Uniti di ratificare le Convenzioni prima di approvare il Ttip.

Sui cambiamenti climatici, tanto Europa quanto Stati Uniti sono membri della convenzione dell’Onu sui cambiamenti climatici. Ma Washington non ha mai ratificato il Protocollo di Kyoto né sottoscritto l‘accordo di Doha che ha esteso gli impegni al periodo 2013-2020.

Sulle materie prime, l’Unione europea si impegna a ridurre l’uso di materie rime in favore del riciclo: in proposito ha delle linee guida sull’efficienza e la transizione verso materie prime rinnovabili. In proposito esiste un sistema europeo di etichettatura volto a evidenziare l’utilizzo di materiali riciclati. Gli Stati Uniti non hanno sistemi di etichettatura vincolanti, ma solo su base volontaria.

Veniamo alla questione acqua e rifiuti. Il rapporto della Commissione europea evidenza come mentre gli USA sono un forte consumatore di acque grigie (quelle utilizzate per diluire sostanze inquinanti) nel settore dei metalli, l’Ue primeggia nell’utilizzo di acque blu e grigie nel settore chimico. Per quanto riguarda i rifiuti, solo l’Unione europea è parte della Convenzione di Basilea sul controllo dei movimenti oltre frontiera di rifiuti pericolosi. Stesso discorso per la Convenzione di Rotterdam, che disciplina le esportazioni e importazioni di alcuni prodotti chimici e pesticidi pericolosi ed è basata sul principio fondamentale del previo assenso informato.

Sull’uso di suolo e biodiversità, il TTIP solleva preoccupazioni perché potrebbe portare ad un aumento degli allevamenti intensivi. Gli Stati Uniti non hanno ratificato il Trattato internazionale sulle risorse genetiche vegetali per alimentazione e agricoltura, la Convenzione di Rio sulla biodiversità e i suoi Protocolli, come quello di Cartagena sulla biosicurezza, che disciplina l’import di OGM.

Come si vede da questi esempi, tratti dal rapporto della Commissione europea, il rischio del compromesso al ribasso per arrivare alla firma del Trattato è forte e tocca proprio quegli aspetti legislativi su cui negli anni l’Unione europea si è distinta. Ambiente, energia, tutela dei consumatori e della salute. Sono storicamente settori in cui l’Europa ha saputo costruire un sistema di norme solido e fatto valere dalla Corte di giustizia. Insieme al fondamentale principio di precauzione. Un esempio, tratto sempre dal rapporto di Bruxelles: riguarda l’acqua, il servizio idrico è uno di quelli aperti alla privatizzazione nel TTIP, come emerge dal mandato negoziale. E la concorrenza potrebbe portare ad un abbassamento degli standard di qualità. «Ci sono differenze tra USA e Ue nella regolamentazione dell’acqua – scrivono gli esperti – Analizzando la legislazione sulle sostanze chimiche, si nota che in Europa le autorità possono regolamentare una sostanza in caso venga identificato un rischio per l’ambiente o la salute umana mentre negli USA è necessaria una evidenza scientifica degli effetti nocivi prima che possa essere promossa una regolamentazione».

In conclusione possiamo dire che il rapporto in mano a Bruxelles mette il dito nella piaga: il rischio che per facilitare gli scambi tra Europa e Stati Uniti, l’Europa conceda un peggioramento delle proprie normative, nonostante si dichiari il contrario.

  • Autore articolo
    Alessandro Principe
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    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

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    Stuart Murdoch: "Il mio primo romanzo non è una biografia, ma racconta la mia storia e la storia della mia malattia"

    Il leader dei Belle & Sebastian racconta "L'impero di nessuno", il suo libro d'esordio, ai microfoni di Volume. Un libro che lui stesso definisce di autofiction: "La maggior parte delle cose che accadono a Stephen, il protagonista, sono successe anche a me". 10 anni fa, Murdoch aveva scritto una canzone con il medesimo titolo: "Il romanzo tocca gli stessi temi: Stephen ha un'amica del cuore, Carrie, entrambi hanno la stessa malattia e si sostengono e ispirano a vicenda". La malattia è l'encefalomielite mialgica: "Mentre scrivevo immaginavo il mio pubblico, e il mio pubblico era il gruppo di supporto per l’encefalomielite che frequentavo negli anni Novanta. Immaginavo di scrivere per loro, e questo mi ha aiutato a trovare il tono giusto". Ascolta l'intervista di Niccolò Vecchia a Stuart Murdoch.

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