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Da Blatter a Infantino, la Fifa è affare vallese

Il padre lavorava sui vagoni letto, lungo i binari tra la Svizzera e Domodossola. La madre, di origini italiane come il marito, vendeva giornali e cioccolata in stazione. Gianni Infantino, invece, è il nuovo numero uno del calcio mondiale.

Lo ha deciso il congresso della Fifa che a maggioranza al secondo scrutinio lo ha eletto presidente per i prossimi quattro anni. Ha vinto con 115 voti sui 207 totali, che gli hanno garantito un vantaggio netto sullo sceicco Salman (88 voti) e ancor più sul principe giordano Ali Bin Hussein (4).

Dopo 35 anni e troppe ombre termina l’era del governo dell’istituzione di Sepp Blatter. L’ex dominus del pallone internazionale è nato nel canton Vallese come Infantino. Per la precisione il primo a Visp e il secondo a Brig, a sei minuti di distanza in trenino.

Gianni Infantino, 46 anni, si è laureato in legge e si è specializzato nel campo del diritto sportivo. Dal 2000 ha iniziato a scalare la Uefa, l’organizzazione calcistica continentale, di cui si è occupato di rapporti istituzionali prima di diventare segretario generale nel 2009. Tutti gli appassionati di pallone conoscono il suo volto: è l’uomo che pesca le diverse squadre dall’urna della Champions League.

Infantino è stato a lungo collaboratore di Michel Platini e lo ha sostituito quando quest’ultimo è rimasto coinvolto in uno dei tanti scandali sportivi recenti. Dall’alto della sua posizione ha in questi anni collaborato più volte con Blatter. E questo non dice a suo favore.

Anzi, è quanto i critici più radicali del sistema Fifa gli imputano: di essere un uomo di establishment, di aver fatto parte di un network di potere, di non aver potuto non sapere del malaffare. Un traditore, cosi lo ha bollato Diego Armando Maradona.

Quali che siano le accuse a Infantino, non potevano essere più gravi di quelle rivolte al candidato sconfitto, lo sceicco Salman, che avrebbe preso parte alla repressione bahrainita nel 2011.

Vedremo quali saranno le prime mosse del nuovo presidente. Le promesse sono state molte, dal Mondiale a 40 squadre ai fondi alle federazioni minori, e odorano di strizzate d’occhio elettorali. La Fifa ha un bisogno disperato di rilanciarsi e così vanno lette le misure che il congresso ha approvato contemporaneamente all’elezione: tra queste la limitazione a 12 anni della carica di presidente, nuovi codici etici per i membri dell’organizzazione, maggior trasparenza nella gestione dei fondi.

  • Autore articolo
    Dario Falcini
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