Approfondimenti

In fuga verso l’Europa: un anno di immigrazione

Oltre un milione di arrivi in Europa e 3.700 decessi nel Mediterraneo. Sono i numeri dell’immigrazione nel 2015, anno che conferma il trend del 2014. La fuga dalla Turchia e dalla sponda Nord del Mediterraneo non si può fermare. L’Europa è il punto d’approdo naturale per chi scappa dal caos del Medio Oriente. Ma è una meta marginale rispetto alle rotte verso il Sud del mondo, ripete l’Alto Commissariato Onu da anni. Eppure la paura attanaglia i Paesi dell’Unione. Il 2015 è l’anno dei nuovi muri, degli sgravi fiscali in cambio di quote di immigrati e delle politiche migratorie Ue ferme al palo.

GENNAIO: Le navi da Bodrum

Il 2014 s’è chiuso con 170 mila sbarchi lungo la rotta centrale del Mediterraneo. E il 2015 si apre inaugurando nuove vie verso l’Europa. Il 3 gennaio a bordo del mercantile Ezadeen e della Blue Sky M ci sono centinaia di profughi a bordo. I due enormi mercantili sono abbandonati nel mezzo della rotta tra Turchia e Grecia in attesa che qualche Guardia costiera venga a salvare i disperati: questa è la nuova strategia dei trafficanti. I mercantili affiancano le tristemente famose carrette del mare che partono soprattutto dalla Libia. A dicembre il centro tedesco per il giornalismo investigativo Correctiv in un’inchiesta (disponibile in inglese) racconta la provenienza di questa “flotta nascosta” da cui si parte per l’Europa.

L'interno della Sky Blue M
L’interno della Sky Blue M

FEBBRAIO: Il primo naufragio dell’anno

Comincia con almeno 330 cadaveri la conti dei morti nel Mediterraneo. È il 9 febbraio quando quattro gommoni sovraccarichi di gente colano a picco. La missione umanitaria della Marina militare Mare Nostrum era stata bloccata da tre mesi e sostituita dalla missione congiunta di pattugliamento delle frontiere Triton. “È inadeguata”, commentano le ong a seguito della tragedia.

MARZO: Sindaci del Nord contro gli immigrati

La prima rivolta dei sindaci contro i trasferimenti degli immigrati del Nord. Guidano la protesta i leghisti, che in città come Padova, però, si alleano con il Pd. Il fronte più caldo è quello veneto, dove l’insofferenza per i migranti è alle stelle. Eppure, a guardare la distribuzione dei migranti, la regione è tra le meno accoglienti per densità di popolazione. Al primo posto invece c’è la Sicilia, seguita dalle altri regioni del Sud, poi Lazio e Lombardia.

APRILE 2015: 900 morti

Tra il 18 e il 19 aprile si ribalta a largo di Lampedusa una nave eritrea carica di migranti. I sopravvissuti sono 28. Le vittime probabilmente intorno a mille. Durante l’inchiesta a seguito del naufragio, la procura di Catania ordina il fermo di Mohammed Ali Malek, tunisino di 27 anni e di Mahmud Bikhit, siriano di 25 con l’accusa di essere gli scafisti che hanno provocato il naufragio. Dell’organizzazione che sta loro alle spalle, però, si sa poco.

MAGGIO: La nuova agenda sull’immigrazione dell’Ue

“L’agenda Ue sulle migrazioni è stata adottata dalla Commissione”. Lo scrive l’Alto commissario agli Affari esteri della Commissione europea Federica Mogherini in un tweet. “L’Europa ha capito l’emergenza”, continua Mogherini. Tra le misure chiave c’è l’introduzione delle quote: ogni Paese deve impegnarsi ad accogliere una parte di chi arriva in Europa per non sovraccaricare gli Stati membri che lungo le porte d’accesso all’Ue. Il provvedimento non è ancora stato èpienamente adottato. I trasferimenti per ora sono fermi a poche centinaia.

GIUGNO: Mafia Capitale e il Cara di Mineo

Prosegue l’inchiesta sugli affari dell’organizzazione criminale guidata da Massimo Carminati. Luca Odevaine e Salvatore Buzzi erano gli uomini chiave che gestivano il mercato dei profughi. In particolare, era la cooperativa La Cascina, vicina a Cl, lo strumento di potere di Mafia Capitale. Tra i tantissimi appalti che aveva in tutta Italia c’è anche il Cara di Mineo, uno dei più grandi centri d’accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati d’Italia.

Migranti fermi al confine con la Macedonia
Migranti fermi al confine con la Macedonia

LUGLIO: 60 milioni di persone scappano da guerre, povertà, fame

Sono 60 milioni le persone in viaggio che lasciano per sempre casa e Paese d’origine. Un esodo che frutta milioni di euro a un mercato criminale che insidia i più profittevoli di droga e armi. E che si sviluppa sempre più sui social. Su Facebook è possibile incappare in profili di persone che organizzano viaggi dalla Grecia alla Turchia. Intanto a Calais, nord della Francia, sono almeno 3 mila i migranti accampati in attesa di attraversare la Manica. La Gran Bretagna però chiude le frontiere.

AGOSTO: La rotta balcanica

La rotta più seguita dai migranti per raggiungere l’Europa centrale e settentrionale è quella balcanica. Da agosto s’intensifica l’emergenza umanitaria in Grecia, Macedonia e Serbia. Almeno 3 mila persone in agosto attraversano il corridoio balcanico. I Paesi di transito, tutti extra Ue a parte la Grecia, punto di partenza del viaggio via terra, aprono e chiudono le frontiere per aumentare la pressione sui vicini e sulla comunità internazionale. Nessuno si vuole prendere carico del problema. Viktor Orbàn, in Ungheria, minaccia di costruire un muro per fermare gli arrivi. Lo innalzerà a fine settembre. Impossibile ancora oggi stimare in quanti abbiano perso la vita lungo la rotta balcanica.

SETTEMBRE: Aylan Kurdi

Il 3 settembre sulle spiagge di Bodrum, in Turchia, giace il corpo senza vita di Aylan Kurdi, un bambino siriano di tre anni. Muore annegato durante la traversata. La sua immagine è il simbolo dell’emergenza umanitaria. Jean Claude Juncker annuncia un piano per accogliere in Europa altri 120 mila profughi, la Germania si propone di accogliere 800 mila siriani. Il principio di solidarietà, però, fatica a contagiare gli altri Stati membri: le promesse restano lettera morta.

aylan

OTTOBRE: Naufragi nell’Egeo

A due anni di distanza dai mega naufragi del 3 e dell’11 ottobre 2013 a largo di Lampedusa, è il Mar Egeo a trasformarsi in cimitero. Nelle isole greche le tragedie sono quasi giornaliere in ottobre.

NOVEMBRE: Summit la Valletta

A la Valletta l’Europa è chiamata a decidere una nuova strategia per accogliere i migranti. Ristabilire la sicurezza delle frontiere ed evitare morti in mare sono, a parole, le due stelle polari che guidano il summit con cui l’Europa incontra i Paesi africani da dove partono i migranti. L’incontro si chiude con la promessa di costruire un “Trust fund” per aiutare le zone d’origine a risolvere i prolemi interni e prevenire le partenze in massa. Il 13 novembre, però, ci sono gli attentati di Parigi e tutto il processo pare in stallo.

DICEMBRE: Merkel donna dell’anno

Il Time dedica la copertina della donna dell’anno ad Angela Merkel. Motivo? L’atteggiamento della Cancelliera nei confronti dell’emergenza immigrazione in Europa. Per quanto la Germania abbia conquistato una certa leadership spirituale in Europa, il fronte interno degli avversari aumenta. E Berlino è costretta a sospendere il trattato di Schengen in più occasioni per fermare il flusso di migranti.

  • Autore articolo
    Lorenzo Bagnoli
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    Violenza: riprendersi il potere sulla propria vita

    Nel giorno mondiale contro la violenza sulle donne, raccontiamo con Cristina Carelli, presidente di D.i.Re Donne in Rete contro la violenza, i centri antiviolenza, oltre 110 in Italia con differenze però tra Nord e Sud, con quasi 4mila operatrici in stragrande maggioranza volontarie e quasi 30mila donne “ascoltate” all’anno. “Siamo realtà aperte e sempre presenti, le donne arrivano da noi spesso senza appuntamento e si rivolgono a noi quasi sempre liberamente - spiega Carelli - perché il presupposto del nostro intervento è la libertà di scelta della donna, lo sottolineiamo perché è in corso un tentativo di trasformarci in realtà di servizio e per imporre alle donne dei percorsi standardizzati, più istituzionali e di sistema, e non costruiti per ciascuna partendo dal consenso e dalla libera scelta di ogni donna”. Sottofinanziamento, soluzioni solo punitive, negazione della dimensione politica e culturale della prevenzione, la frontiera è sempre la società. Se sono le famiglie a decidere cosa è giusto o meno per l’educazione sessuale, stiamo riproponendo il problema. “Chiediamo al governo di essere coerente: bisogna lavorare sul fronte della cultura e della prevenzione”. La violenza non è solo un atto individuale, ma è resa possibile da scelte politiche e culturali che limitano la libertà delle donne, scrive Di.Re nella campagna “Tutto nella norma” che potete trovare sul sito: direcontrolaviolenza.it

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