
“Una mattina ci siam svegliati 1. Buona Giornata a tutti sono le 7 e 30 da Radio Popolare.”
Questo è il titolo del primo capitolo del libro Una mattina ci siam svegliati (Baldini&Castoldi) di Nanni Balestrini, poeta, scrittore, artista totale, saggista, sceneggiatore, scomparso a Roma a 83 anni. Un esempio significativo di come Balestrini traesse ispirazione dalla parola viva, dai reperti sonori per la sua opera letteraria, in quel caso una fedele trascrizione dell’intera diretta che Radio Popolare aveva dedicato al lunghissimo e indimenticabile corteo del 25 aprile 1994 a Milano.
Nato a Milano nel 1935, Nanni Balestrini è stato animatore culturale, sperimentatore coraggioso, protagonista e narratore della “grande ondata rivoluzionaria e creativa, politica ed esistenziale” degli anni ’60, ma non aveva mai smesso di pensare, creare, progettare il futuro, fino agli ultimi giorni di vita.
Fra i primi esponenti della Neoavanguardia, aveva fatto parte del Gruppo 63 e con il romanzo Vogliamo tutto aveva saputo dare corpo e voce all’agitazione giovanile che avrebbe determinato per milioni di giovani europei la scelta della contestazione e della miltanza politica.
Fra gli altri suoi romanzi: Tristano (Feltrinelli), La violenza illustrata (Einaudi), Gli invisibili (Bompiani), L’editore (Bompiani) recentemente adattato per il teatro.
Fra le raccolte di poesia: Come si agisce (Feltrinelli), Ma noi facciamone un’altra (Feltrinelli), Le ballate della signorina Richmond (Cooperativa scrittori, Il ritorno della signorina Richmond (Becco giallo), Osservazioni sul volo degli uccelli, poesie 1954-56 (Libri Scheiwiller), Il pubblico del labirinto (Libri Scheiwiller), Elettra (L. Sossella).
Nella trasmissione Cult di Radio Popolare, la giornalista e voce storica di Radio Popolare Bruna Miorelli e la critica d’arte e curatrice indipendente Manuela Gandini lo hanno ricordato.
“Per molti anni Nanni Balestrini ha collaborato con Radio Popolare, aveva scritto un testo per un nostro sceneggiato radiofonico, aveva curato e condotto alcune trasmissioni e aveva creato anche il laboratorio di scrittura Ricercare, che abbiamo seguito sempre da vicino,” ci ha detto Bruna Miorelli.
“Era un personaggio, come si dice oggi, crossmediale, usava tutto ciò che era a disposizione. La parola per lui era un fatto formale, non un’entità astratta e, quando analizzava il linguaggio, lo faceva in tutti i limiti che il linguaggio stesso imponeva alla società. C’era sempre una posizione politica, anche se lui non si è mai definito artista politico. La parola diventava disegno, il discorso veniva spezzato, le frasi diventavano monche e si ricostruiva un nuovo discorso, alla maniera dei Situazionisti,” ha osservato Manuela Gandini.
Bruna Miorelli, che da sempre ha seguito l’opera letteraria, poetica e saggistica di Nanni Balestrini, ha ricordato: “Vogliamo tutto è diventato un best-seller in Italia ma è stato anche tradotto molto all’estero. Balestrini aveva attuato la sperimentazione tipica delle Neoavanguardie nella forma linguistica, per esempio togliendo punti e virgole dal testo. La sperimentazione era di forma ma anche di contenuto, nel romanzo si narra la storia di un giovane operaio venuto dal Sud, nel passaggio dall’essere forse un qualunquista, a divenire un giovane appartenente al Movimento.”
Manuela Gandini, che nel 2016 ha curato per Fondazione Mudima la mostra “Vogliamo tutto”, ispirata proprio al romanzo più noto di Nanni Balestrini, ha dichiarato: “Fu una grande raccolta, che ci ha fatto fare un viaggio negli anni ’70, tuttora importantissimi perché hanno dato indicazioni molto precise su dove si dovesse andare, in quegli anni si sono scardinate delle costrizioni, si sono aperte strade e utopie. Ho conosciuto Nanni Balestrini attraverso il suo libro “cult”, Vogliamo Tutto, che mi ha dato una grandissima felicità. Uno slogan che non dovremmo mai dimenticare, anche se le condizioni intorno a noi sembrano terrificanti, con la restaurazione spaventosa di questi ultimi anni. Ma Nanni Balestrini non è scomparso: ha lasciato un’eredità enorme e ci passa il testimone. Dovremmo prenderci la responsabilità personale di continuare a lottare, per vedere dov’è la luce e quali sono i nostri potenziali, mettendoli in atto nel quotidiano. Semplicemente, una rivoluzione continua e interna.”