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Una legge sul fine vita non ci deve essere. Il governo vuole abrogare quella della Regione Toscana

Presidente della Toscana Giani sul fine vita

“Un’offesa per i malati che chiedono aiuto e soffrono”, è una delle prime reazioni che arrivano dalla regione Toscana, dopo la decisione del Consiglio dei ministri di impugnare la legge sul suicidio medicalmente assistito, approvata a febbraio di quest’anno. Si tratta della prima legge regionale che ha cercato di riempire il vuoto che la Corte Costituzionale ormai da anni ha chiesto di riempire, con la necessità di una legge che possa normare questo delicato aspetto del fine vita. Sono passati sei anni e il Parlamento non ha fatto nulla, oggi arriva l’impugnazione del provvedimento che la Regione Toscana continuerà a difendere: “la difenderemo con determinazione – ha detto il Presidente Giani – certi di aver agito nel rispetto della legalità, della Costituzione e soprattutto delle persone”. Il governo ferma la regione Toscana, in questo caso la prima che ha provato a legiferare, lasciando intatto quel vuoto, rendendo così complicato se non impossibile questa strada, perché lastricata di ostacoli, divieti, rifiuti. E’ Alfredo Bazoli, senatore del Pd, a spiegare lo stallo, la sua proposta di legge, racconta, è insabbiata da tempo al Senato, ostaggio delle divisioni nella destra, di chi tiene fermo il Parlamento, le regioni, gli ospedali. Ora il presidente della Commissione Sanità al Senato dice che si riunirà presto un comitato per affrontare le diverse proposte, ma in realtà da mesi le opposizioni chiedono di incardinare il testo, ma non è stato fatto niente. E così è la Corte Costituzionale che in assenza di legge decide, oltre al fatto, e lo sottolinea Riccardo Magi di Più Europa, che la Lega chiedendo l’autonomia per le regioni, il cavallo di battaglia leghista, cancella invece uno degli esempi di autonomia regionale in materia di sanità, la legge sul fine vita.

  • Autore articolo
    Anna Bredice
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