
Sedersi per terra nell’aula del Senato e alzare le mani perché quello che stava avvenendo – l’approvazione del decreto sicurezza – era una resa alla libertà di esprimere il proprio dissenso. Le opposizioni questa mattina hanno manifestato la loro protesta e lo hanno fatto in questo modo, poco altro restava visto che il passaggio a Palazzo Madama di questo decreto è durato solo il tempo del voto di fiducia, imposto dal governo e messo in pratica immediatamente dalla maggioranza. Il decreto, già in vigore da quasi due mesi, è ora legge e la protesta di questa mattina dei senatori è una delle azioni che se compiute in strada da lavoratori, studenti o disoccupati determineranno il carcere. Aumenti di pene, che rispetto ad altri reati diventano sproporzionati, si punisce il dissenso, come le proteste di Ultima generazioni e i blocchi stradali, gli scioperi e le proteste nelle carceri, si puniscono le occupazioni abusive, senza vedere e risolvere il problema che le genera e cioè la mancanza di edilizia pubblica. Ben 14 reati nuovi e decine di aggravanti di pena. “Una svolta autoritaria”, ha commentato il capogruppo del Pd Francesco Boccia, voluta da Matteo Salvini ma che va benissimo anche a Giorgia Meloni, perché alimenta la propaganda di un governo che dice di voler risolvere i problemi ma aumenta solo la repressione. Il poco tempo che il Parlamento ha avuto a disposizione per il dibattito ha dimostrato però il livello di aggressione che la maggioranza riversa nei confronti delle categorie più colpite dal decreto, come le donne con i bambini in carcere, per Giovanni Berrino di Fratelli d’Italia sono donne che “fanno figli per rubare e non hanno diritto di fare figli”, oppure Alberto Balboni, sempre di Fratelli d’Italia, che ha accusato l’opposizione di difendere la criminalità organizzata. Si è rischiata la rissa, evitata solo per la presenza in tribunale di alcuni senatori spagnoli, sorpresi o forse stupiti.