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Ucraina. Tanta diplomazia, ma nella pratica la guerra andrà avanti

Zelensky

Gli ultimi sviluppi della guerra in Ucraina sembrano confermare che il conflitto sia destinato a durare ancora parecchio tempo. Oggi Volodymyr Zelensky ha detto di condividere l’idea di Donald Trump di congelare la guerra lungo la linea del fronte, in modo da poter iniziare poi un negoziato.“Temo però che Putin non sia d’accordo”, ha aggiunto il presidente ucraino.In realtà Putin ha già fatto sapere di non essere d’accordo. Le dichiarazioni arrivate da Mosca in questi giorni hanno ribadito la posizione tradizionale del Cremlino: niente cessate il fuoco ma un accordo politico che metta fine alla guerra risolvendo le cause profonde della crisi. E per la Russia risolvere le cause profonde della crisi vuol dire la resa di Kyiv.Il fatto che ieri gli Stati Uniti abbiano annunciato che al momento non ci sarà un nuovo summit Trump-Putin – doveva essere a Budpest in Ungheria – conferma proprio la distanza tra Washington e Mosca anche su questo punto, un immediato cessate il fuoco.Anche l’Europa – che cerca di ritagliarsi un ruolo in questa vicenda – concorda su una tregua immediata lungo la linea del fronte per dare poi spazio alla trattativa. Sarebbe uno dei punti di una nuova proposta di pace che gli europei starebbero preparando con gli ucraini.Zelensky è oggi nei paesi nordici, domani giovedì parteciperà al vertice UE a Bruxelles, venerdì sarà a Londra per la riunione dei volenterosi.In questi ultimi giorni i russi hanno anche fatto presente agli americani che per valutare un eventuale stop alla guerra vorrebbero il controllo totale del Donbas. Questo consentirebbe a Putin di vendere in casa un qualche tipo di vittoria.La cessione del Donbas da parte di Kyiv sarebbe stato anche il punto più controverso discusso da Trump e Zelensky la scorsa settimana alla Casa Bianca. Il presidente americano – lo aveva già fatto in passato – avrebbe cercato di convincere il leader ucraino del fatto che questo sia l’unico modo per mettere subito fine agli attacchi russi.Ma oltre all’ostruzionismo di Mosca c’è poi un altro grosso punto interrogativo: cosa intende Trump quando dice “fermatevi subito, mandate a casa i soldati, poi comincerete a discutere”?Per Zelensky e per gli europei vuol dire trattare a quel punto il ritiro delle truppe di Mosca.Lo stesso per gli europei, che non riconosceranno mai i territori occupati come russi.Impensabile invece se non in cambio di qualcosa – per esempio il controllo di tutto il Donbas – che il Cremlino accetti di cedere anche una minima parte dei territori occupati.In qualche modo questa vicenda potrebbe ricalcare quanto successo alla fine della guerra di Corea, nel 1953, con la firma di un armistizio lungo il confine che ancora oggi divide Seul da Pyongyang, mai seguito da un accordo di pace. Ma da allora le due Coree non si sono più fatte la guerra.In questo caso invece senza un accordo di pace – e in realtà anche in questo caso se non ci fossero solide garanzie per la sicurezza di Kyiv – nessuno potrebbe escludere un nuovo attacco russo.Quindi?Quindi la guerra va avanti.Gli ultimi bombardamenti russi hanno fatto sette morti e decine di feriti. A Kharkiv stato colpito anche un asilo. Mentre Zelensky ha raggiunto un accordo di massima con la Svezia per comprare 150 aerei militari. In Russia i media statali hanno invece mostrato Putin mentre veniva informato dai suoi generali sugli ultimi test con armi nucleari, compresi missili balistici in grado di arrivare negli Stati Uniti. Sullo scacchiere diplomatico il giocatore con il piano più chiaro in testa sembra proprio il presidente russo.

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    Emanuele Valenti
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    Oliviero Ponte di Pino (con Elena Puccinelli) cura l'oceanico programma della 14ª edizione di BookCity che invaderà Milano dal 10 al 16 novembre 2025. Le idee sono il filo conduttore della manifestazione, da sempre dedicata a creare un rapporto diretto fra autori e autrici e pubblico: quattro filoni principali, ispirati ai versi di altrettante poetesse e appuntamenti in ogni angolo della città. Ma ormai Bookcity ha sconfinato in altre città della Lombardia: Como, Cremona, Lodi, Monza, Pavia e Sondrio, con altrettante proposte. Ascolta l'intervista di Ira Rubini a Oliviero Ponte di Pino a Cult.

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