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L'Ambrosiano

Deportazione

Deportazione, non trovo altra parola per dire emozione personale e rimandi alla storia leggendo dell’accordo Italia-Albania sui migranti. Non sono bastate Cutro, guerra a Ong, “grida” manzoniane. La deriva autoritaria messa in atto con improntitudine dalla destra alza l’asticella. Verifico sulla Treccani se urto di stomaco e rivolta ideale han trovato il termine giusto. «Deportazione. Pena mediante la quale il condannato viene privato dei diritti civili e politici, allontanato dal luogo del commesso reato o di residenza e relegato in un territorio lontano dalla madrepatria: condannare alla d.; le d. in Siberia, nelle colonie penali; colonia di deportazione. Per estens., trasporto di un condannato in luogo di pena fuori dei confini della madrepatria; trasferimento coatto di gruppi di condannati politici o di minoranze civili invise o sospette in campi di lavoro o di concentramento: le d. di massa o in massa operate dai nazisti». Non sono italiani i migranti, ma sono come noi uomini, donne, bambini, cercano riconoscimento della propria umanità, speranza, vita dignitosa, diritti e giustizia negati da guerre, miseria, clima stravolto, sfuggono a un futuro segnato dal nostro sfruttamento prima che a mafie (i trafficanti inseguiti da Meloni in capo al mondo!). L’Italia non può accoglierli tutti, certo; occorre vagliare a chi spetta o no asilo. Ma c’è un tasso di civiltà imprescindibile anche in operazioni di difesa da intrusioni sospette, di ordine pubblico. Il Paese è stremato da difficoltà (povertà, suolo dissestato, Sanità pubblica reietta, giovani senza lavoro e casa), il mondo è in fiamme, incapace di pensare la pace in Medio Oriente e in Ucraina.  La post-missina Meloni risponde con faccia feroce verso i disperati e una riforma da autocrate: governo forte; Parlamento fatto di soldatini di piombo; assenza di mediazioni e contrappesi istituzionali (il Capo dello Stato umiliato dal premierato). La deportazione è avviso ai naviganti: Meloni fa sul serio (studia per il referendum; con sicumera i suoi annunciano vittoria: conosce la psicologia delle masse!) finché il Paese (persone, culture, scuola, università, opposizioni in cerca d’autore, media) non coglie i pericoli. Che non sia tardi! 

  • Marco Garzonio

    Giornalista e psicoanalista, ha seguito Martini per il Corriere della Sera, di cui è editorialista, lavoro culminato ne Il profeta (2012) e in Vedete, sono uno di voi (2017), film sul Cardinale di cui firma con Olmi soggetto e sceneggiatura. Ha scritto Le donne, Gesù, il cambiamento. Contributo della psicoanalisi alla lettura dei vangeli (2005). In Beato è chi non si arrende (2020) ha reso poeticamente la capacità dell’uomo di rialzarsi dopo ogni caduta. Ultimo libro: La città che sale. Past president del CIPA, presiede la Fondazione culturale Ambrosianeum.

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Appunti sulla mondialità

Scosse di assestamento globale

È difficile analizzare la situazione internazionale odierna quando si perde di vista il quadro di riferimento globale. Pur restando alla larga da qualsivoglia teoria del complotto, non è difficile osservare che diversi fatti di inaudita gravità degli ultimi anni, da leggersi ciascuno nel suo specifico contesto geografico e storico, sono legati da uno stesso filo conduttore. Che rimanda alla difficile transizione dalla globalizzazione degli anni Novanta del secolo scorso, subentrata alla Guerra Fredda creando nuovi assetti geopolitici, verso un multipolarismo a blocchi variabili. Non c’è più lo schieramento ideologico della Guerra Fredda: ora si tratta degli interessi contingenti di Paesi che vorrebbero acquisire un ruolo dirimente a livello mondiale, o almeno regionale, accanto alle potenze occidentali che di quel ruolo sono storicamente detentrici. Non si spiegherebbe altrimenti la sintonia tra Iran, e Hamas, via Hezbollah: sciiti e sunniti, storicamente nemici, che trovano un comune denominatore nello scontro con Israele. Più in generale, pare delinearsi un avvicinamento tra Iran e Arabia Saudita che potrebbe porre fine a secoli di ostilità intra-musulmana, elemento che ha storicamente indebolito il mondo islamico nei confronti dei nemici esterni. Anche l’alleanza, soprattutto economica e politica, tra Cina e Russia è un inedito, rispetto a decenni – se non secoli – di reciproca diffidenza. Ancora, la neutralità di grandi potenze del Sud globale come India e Brasile è un dato nuovo, rispetto al tradizionale allineamento quasi automatico con gli Stati Uniti. Vanno distinte, però, le aspirazioni geopolitiche alimentate attraverso la forza militare, come l’invasione russa dell’Ucraina, dalla volontà di emancipazione politica sulla scena internazionale attraverso la diplomazia, come tenta di fare il Brasile di Lula.

La massima dimostrazione della grande mobilità rispetto ai blocchi del passato è forse l’avanzato dialogo condotto da Israele e Arabia Saudita per normalizzare i loro rapporti. Stabilire uno scambio di ambasciatori equivale, nel diritto internazionale, al reciproco riconoscimento della sovranità e quindi dell’esistenza stessa degli Stati. È l’ultima cosa che Hamas vorrebbe, perché se l’Arabia Saudita, punto di riferimento religioso del mondo sunnita, riconoscesse il diritto all’esistenza di Israele, vacillerebbe la linea di Hamas, che predica l’eliminazione dello Stato ebraico. È questo uno dei motivi, se non il principale, della scelta di compiere l’attacco criminale del 7 ottobre contro i civili israeliani. La risposta di Israele contro i civili di Gaza, ingiustificabile secondo il diritto internazionale, ha avuto come conseguenza il congelamento delle trattative tra Riyad e Tel Aviv e rischia di far saltare tutta la rete di relazioni tra lo Stato ebraico e il mondo arabo. Non lontano da questo scenario, nel Nagorno-Karabakh, regione popolata in maggioranza da armeni, si sta consumando l’ennesimo pogrom contro questo popolo, ancora una volta obbligato a fuggire per salvarsi la vita, nonostante sia teoricamente “difeso” da forze armate russe, ma Mosca ha scelto di stare con l’Azerbaigian, che pure è filo-turco da sempre.

Più che a una “terza guerra mondiale a pezzi”, siamo di fronte a scosse di assestamento dopo il terremoto che ha portato a un notevole ridimensionamento del peso degli Stati coinvolti nella globalizzazione. Le apparenze possono ingannare: non esiste un fronte che si oppone all’Occidente, ma semplicemente una coincidenza temporanea di interessi tra Paesi tra loro molto distanti, da tutti i punti di vista, come Russia, India, Cina, Brasile, Turchia e Iran. Gli Stati Uniti da tempo si stanno adeguando a un mondo “liquido”. Resta invece spaesata l’Europa, da un lato arroccata a difesa dei suoi passati privilegi e dall’altro ancorata a un discorso generico sulla difesa dei diritti umani, reso poco credibile dalle politiche coloniali e post-coloniali nei confronti, ad esempio, del continente africano. A proposito di Africa, anche le migrazioni sono figlie del disordine globale, e non armi contro l’Occidente, come proclama qualche imprenditore della paura. In realtà, al resto del mondo interessa molto poco ciò che succede all’interno degli Stati europei: al centro del gioco ci sono territori considerati marginali fino a poco tempo fa, diventati oggi terreno di scontro tra Paesi che aspirano a diventare nuovi punti di riferimento a livello globale.

  • Alfredo Somoza

    Antropologo, scrittore e giornalista, collabora con la Redazione Esteri di Radio Popolare dal 1983. Collabora anche con Radio Vaticana, Radio Capodistria, Huffington Post e East West Rivista di Geopolitica. Insegna turismo sostenibile all’ISPI ed è Presidente dell’Istituto Cooperazione Economica Internazionale e di Colomba, associazione delle ong della Lombardia. Il suo ultimo libro è “Un continente da Favola” (Rosenberg & Sellier)

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L'Ambrosiano

L’ombra

C’è un racconto bello e istruttivo di Albert von Chamisso, La storia
meravigliosa di Peter Schlemihl. Il protagonista in cambio di una borsa d’oro
magica cede al diavolo la sua ombra. Per Schlemihl (disgraziato, sfortunato
in tedesco) cominciano le sventure: non si può vivere privi di ombra, senza la
coscienza d’avere quella parte nera, proiettarla spesso su altri. Thomas Mann
commentò Chamisso: «Giudichiamo un uomo senz’ombra la creatura più
sciagurata e più scandalosa». Saremo dei benintenzionati ma siamo anche
ombra in scelte individuali e comportamenti collettivi, da privati e in vesti
pubbliche (governi, istituzioni sovranazionali, opinion maker), in atti,
omissioni, codardie: “pause umanitarie” invece di “cessate il fuoco” così la
coscienza si sbianca; sarà dei contendenti la colpa di altro sangue innocente.
L’ombra va guardata negli occhi, farci i conti, vigili; se proclamiamo che la
distruggeremo in realtà l’ingigantiamo, la facciam proliferare, creiamo le
condizioni perché abbia il sopravvento. E quando la distruttività dell’ombra
esplode ci stracciamo le vesti impotenti. Oggi l’ombra la fa da padrona.
Stiamo consegnando mondo e Paese all’ombra: a chi assassina e vuole
annientare l’altro in nome di idoli che hanno in odio la vita: identità religiose,
culturali, etniche; a chi mostra incertezze sui confini tra sacrosanto diritto
all’autodifesa di fronte all’obbrobrio di crimini efferati e vendette e ritorsioni
collettive; a chi presenta come efficientamento delle istituzioni (premierato,
limiti alle funzioni del Capo dello Stato) il non aver digerito la Costituzione
antifascista e punta ad un’autocrazia antiparlamentare; a chi per uno 0,01 nei
sondaggi indice manifestazioni che istigano allo scontro di civiltà. Metafora
dell’Io e del Noi di oggi è L’ombra in esilio, di Norman Manea, il
Saggiatore. Il protagonista, novello Schlemihl, è un ebreo scampato a Shoah,
regimi comunisti, crollo del muro di Berlino, 11 settembre, stili di vita Usa.
Lo salva la “fobia della realtà”, l’andar nomade, cultore dell’universo
circense, dell’arte di pagliacci e buffoni, una dose di misantropia, la “colpa”
del sopravvissuto. Che sarà dello Schlemihl che ci abita e non va in esilio?

  • Marco Garzonio

    Giornalista e psicoanalista, ha seguito Martini per il Corriere della Sera, di cui è editorialista, lavoro culminato ne Il profeta (2012) e in Vedete, sono uno di voi (2017), film sul Cardinale di cui firma con Olmi soggetto e sceneggiatura. Ha scritto Le donne, Gesù, il cambiamento. Contributo della psicoanalisi alla lettura dei vangeli (2005). In Beato è chi non si arrende (2020) ha reso poeticamente la capacità dell’uomo di rialzarsi dopo ogni caduta. Ultimo libro: La città che sale. Past president del CIPA, presiede la Fondazione culturale Ambrosianeum.

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Mia cara Olympe

Israele e Palestina: il dialogo silenzioso di noi ammutoliti

Saltabeccando qua e là per la rete, tra news, social, eccetera mi sono imbattuta nel titolo bellissimo di un testo, sulla meditazione, di Chandra Livia Candiani: Il silenzio è cosa viva, recita, e per eterogenesi dei fini o per libera associazione, mi è sembrato insieme la descrizione e l’augurio migliore possibile, per noi ammutoliti da tutto ciò che accade, tra Israele e Palestina, dal 7 ottobre in avanti, ogni giorno.

Ammutoliti: non saprei come altro definire la condizione di tante e tanti ormai da quasi un mese mentre aumenta la dose  quotidiana di orrori che passa sotto i nostri occhi, tra il pogrom nei kibbutz del sud e i bombardamenti crudeli che martellano l’agonia di Gaza. Vorrei spiegarlo e spiegarmelo questo silenzio, che non è estraneità, tantomeno inconsapevolezza o lontananza, né – anche se qualcuno potrebbe così definirlo e sbaglierebbe – una equidistanza, termine che mi sembra così logoro e inadeguato da essere, nel tempo presente, inservibile. Da quasi un mese, in realtà, ci si sveglia e si va a dormire nell’ansia di sapere, di capire, di chiarire ragioni e torti dei tanti attori in campo a cominciare dai protagonisti  – ma già su questo c’è da discutere, parliamo di popoli o governi, e la distinzione vale egualmente per gli uni e per gli altri, per Netanyahu come per Hamas? – e, alla fine,  dal bisogno di non arrendersi all’orrore, e di contrastare quella che si potrebbe chiamare l’anestesia della tragedia.

Per rintracciare una delle ragioni dell’ammutolimento bisogna evocare la complessità, parola tanto vituperata da chi pensa che appellarvisi sia il modo vile di non schierarsi. Banale dire che questo è un conflitto in cui le ragioni delle parti  – storiche, politiche, culturali, economiche, militari, psicologiche –  costituiscono un groviglio in cui sciogliere un nodo sembra annodarne un altro. Banale ma tristemente vero: e ciò ci fa sentire sovrastati dalla complessità degli elementi in gioco, a chiederci di quanti difettiamo e se quelli siano o no decisivi per il formarsi di una nostra opinione. E così accade di sentirsi d’accordo con pezzi di ragionamento che vengono – lo dico per semplicità – dalle opposte fazioni senza però aderire allo schierarsi che sembra improprio, manchevole, e alla fine non ci corrisponde. E che fa profondo torto – almeno così ci sembra – alla nostra umanità, all’imperativo morale di non fare gerarchie, di guardare  al dolore degli altri, di tutti gli altri – Susan Sontag ce l’ha ricordato –  con decenza e con la coscienza di una distanza, noi che siamo al caldo delle nostre case.
Di tutto questo spero che sia vivo e brulicante il nostro silenzio, non solo dell’impotenza infinita che ci attanaglia, non solo della rimozione della questione israelo-palestinese che torna oggi a dirci quanto quell’atteggiamento sia stato miope e colpevole, ma dello sforzo di obbligarci a vedere e a capire ancora e ancora e di non derogare al senso dell’umano.

  • Assunta Sarlo

    Calabromilanese, femminista, da decenni giornalista, scrivo e faccio giornali (finché ci sono). In curriculum Ansa, il manifesto, Diario, il mensile E, Prima Comunicazione, Io Donna e il magazine culturale cultweek.com. Un paio di libri: ‘Dove batte il cuore delle donne? Voto e partecipazione politica in Italia’ con Francesca Zajczyk, e ‘Ciao amore ciao. Storie di ragazzi con la valigia e di genitori a distanza’. Di questioni di genere mi occupo per lavoro e per attivismo. Sono grata e affezionata a molte donne, Olympe de Gouges cui è dedicato questo blog è una di loro.

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Appunti sulla mondialità

Al ballottaggio in Argentina la sintesi dei populismi latinoamericani

 

Ancora una volta i sondaggi non hanno fotografato una situazione che è cambiata radicalmente negli ultimi 10 giorni della campagna elettorale. Il risultato del primo turno in Argentina ha dell’incredibile soltanto se analizzato con gli occhi di un anno fa. Nel frattempo l’opposizione di centrodestra si è lacerata per scegliere il candidato, con le due anime, quella liberale e quella radicale in lotta, mentre emergeva la figura bizzarra di Javier Milei, l’anarco-liberista che prometteva guerra alla casta e dollarizzazione dell’economia. Ma il dato meno analizzato è stato il passaggio a ministro dell’Economia di Sergio Massa nel luglio del 2022. Senza nessuna competenza in materia, l’avvocato Massa riuscì però nel suo piano di creare le condizioni per diventare candidato del peronismo contro il volere della stessa Cristina Kirchner. La sua arma è stata l’erogazione a pioggia di soldi, sovvenzioni, esenzioni fiscali e sanatorie. Tutto a debito, tutto a discapito della lotta all’inflazione che quest’anno ha toccato il 143%, senza nessuna incidenza sulla povertà, ormai attestata sulla soglia del 45% della popolazione. Soldi facili e subito. E nel paese dove quasi metà della popolazione dipende dallo Stato, sia come lavoratore, come pensionato o come percettore di aiuti, la campagna mediatica che puntava sulla paura che il candidato Milei togliesse questa pioggia di soldi è funzionata alla grande, anche perché Milei stesso confermava di volerlo fare.

Nel ballottaggio del 19 novembre si scontreranno quindi le due facce della stessa moneta, la sintesi dei populismi latinoamericani. Massa è il populismo progressista sulla carta, ma causa di povertà e inflazione e Milei il populismo di mercato, che ragiona su una società ideale molto lontana dalla realtà. Il populismo di chi dice con me sarai sempre povero ma ti darò una mano e quello di chi dice, ti devi arrangiare da solo perché soltanto nel libero mercato ti puoi realizzare. Sono posizioni estreme su temi universali che non trovano ovviamente una sintesi in paesi come l’Argentina che avrebbe invece bisogno di normalità. Per i moderati, la scelta da fare a novembre è ardua perché l’offerta è appunto radicale, ma anche per i progressisti o per i liberali che devono turarsi il naso e votare uno dei due candidati che agitano bandiere della destra o della sinistra senza però farne parte a pieno titolo. Si è sempre pensato che l’America latina fosse un laboratorio politico per l’Occidente, e se questo è vero, l’Argentina è il laboratorio dello scienziato pazzo, dove vengono preparate strane pozioni colorate e spumeggianti belle da vedersi, ma che alla fine non cambiano la realtà né guariscono nessuno.

  • Alfredo Somoza

    Antropologo, scrittore e giornalista, collabora con la Redazione Esteri di Radio Popolare dal 1983. Collabora anche con Radio Vaticana, Radio Capodistria, Huffington Post e East West Rivista di Geopolitica. Insegna turismo sostenibile all’ISPI ed è Presidente dell’Istituto Cooperazione Economica Internazionale e di Colomba, associazione delle ong della Lombardia. Il suo ultimo libro è “Un continente da Favola” (Rosenberg & Sellier)

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    Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi. Tutto questo nelle tre edizioni principali del notiziario di Radio Popolare, al mattino, a metà giornata e alla sera.

    Giornale Radio - 19-06-2025

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    Edizione breve del notiziario di Radio Popolare. Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi.

    Giornale Radio in breve - 19-06-2025

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    La rassegna stampa di Popolare Network non si limita ad una carrellata sulle prime pagine dei principali quotidiani italiani: entra in profondità, scova notizie curiose, evidenzia punti di vista differenti e scopre strane analogie tra giornali che dovrebbero pensarla diversamente.

    Rassegna stampa - 17-06-2025

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    Metroregione di giovedì 19/06/2025 delle 19:48

    Metroregione è il notiziario regionale di Radio Popolare. Racconta le notizie che arrivano dal territorio della Lombardia, con particolare attenzione ai fatti che riguardano la politica locale, le lotte sindacali e le questioni che riguardano i nuovi cittadini. Da Milano agli altri capoluoghi di provincia lombardi, senza dimenticare i comuni più piccoli, da dove possono arrivare storie esemplificative dei cambiamenti della nostra società.

    Metroregione - 19-06-2025

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    Di palo in frasca di venerdì 20/06/2025

    A cura di Marco Piccardi - Playlist: 1) Penguin Cafè Orchestra, Scherzo and Trio (sigla) 2) Fred Frith, The Border 3) Mina, Insieme 4) Giuseppe Verdi, La Traviata (Preludio Atto Primo) 5) Ivano Fossati con Mario Arcari, Clavio (inedito) 6) Luciano Berio, Oh King 7) Armando Corsi/Mario Arcari, Puerto San Miguel 8) Avarta con Mario Arcari, Cocci di mare 9) Angelique Kidjo, Loloyè 10) The Beatles, Good Night 11) Stevie Wonder, Isn’t She Lovely Ospite in studio Mario Arcari

    Di palo in frasca - 19-06-2025

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    Labirinti Musicali di giovedì 19/06/2025

    "Labirinti Musicali" ideato dalla redazione musicale classica di Radio Popolare, in ogni episodio esplora storie, aneddoti e curiosità legate alla musica attraverso racconti che intrecciano parole e ascolti. Non è una lezione, ma una confidenza che guida l’ascoltatore attraverso percorsi musicali inaspettati, simili a un labirinto. Il programma offre angolazioni nuove su dischi, libri e personaggi, cercando di sorprendere e coinvolgere, proprio come un labirinto acustico da esplorare.

    Labirinti Musicali - 19-06-2025

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    News della notte di giovedì 19/06/2025

    L’ultimo approfondimento dei temi d’attualità in chiusura di giornata

    News della notte - 19-06-2025

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    Uscita di Sicurezza di giovedì 19/06/2025

    La trasmissione in collaborazione con la Camera del Lavoro di Milano che racconta e approfondisce con il vostro aiuto le condizioni di pericolo per la salute e la sicurezza che si vivono quotidianamente nei luoghi di lavoro. Perché quando succede un incidente è sempre troppo tardi, bisognava prevedere e prevenire prima. Una questione di cultura e di responsabilità di tutte e tutti, noi compresi. con Stefano Ruberto, responsabile salute e sicurezza della Camera del Lavoro di Milano.

    Uscita di Sicurezza - 19-06-2025

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    L'Orizzonte delle Venti di giovedì 19/06/2025

    A fine giornata selezioniamo il fatto nazionale o internazionale che ci è sembrato più interessante e lo sviluppiamo con il contributo dei nostri ospiti e collaboratori. Un approfondimento che chiude la giornata dell'informazione di Radio Popolare e fa da ponte con il giorno successivo.

    L’Orizzonte delle Venti - 19-06-2025

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    Dimissioni in polemica con l’assessora. Lascia la presidente della commissione sport del comune di Milano Angelica Vasile

    Si è dimessa la presidente della commissione sport del comune di Milano Angelica Vasile, del Pd. Dimissioni in polemica con l’assessora allo sport Martina Riva accusata di non aver coinvolto la commissione nelle decisioni sulle piscine comunali e su altre questioni riguardanti lo sport a Milano. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la comunicazione sulla non privatizzazione della piscina comunale Argelati. “Un problema di metodo, non di merito. Credo nel coinvolgimento e nella fiducia tra le istituzioni” dice Vasile. L’intervista ad Angelica Vasile di Chiara Manetti.

    Clip - 19-06-2025

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    Esteri di giovedì 19/06/2025

    1) “Eliminare Khamenei è uno degli obiettivi della guerra”. Il governo israeliano esplicita la volontà di un cambio di regime in Iran, mentre Trump continua a non prendere una decisione sul suo coinvolgimento nel conflitto. (Luigi Toninelli - Ispi, Roberto Festa) 2) La quotidiana routine mortale di Gaza. Dall’alba di oggi l’esercito israeliano uccide 84 persone, mentre si continua a morire in cerca di aiuti. (Giulio Cocchini - Cesvi) 3) A Buenos Aires migliaia di persone manifestano per sostenere l’ex presidente argentina Cristina Kirchner condannata a 6 anni di reclusione per corruzione. (Marta Facchini) 4) World Music. Louis Moholo, il batterista Jazz sudafricano che ha continuato a portare avanti l’eroica epopea umana dei BlueNotes, che sfidarono l’apartheid con la musica. (Marcello Lorrai)

    Esteri - 19-06-2025

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    Poveri ma belli di giovedì 19/06/2025

    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

    Poveri ma belli - 19-06-2025

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    Doppio Click di giovedì 19/06/2025

    Doppio Click è la trasmissione di Radio Popolare dedicata ai temi di attualità legati al mondo di Internet e delle nuove tecnologie. Ogni settimana, dal lunedì al giovedì, approfondiamo le notizie più importanti, le curiosità e i retroscena di tutto ciò che succede sul Web e non solo. Ogni settimana approfondiamo le notizie più importanti, le curiosità e i retroscena di tutto ciò che succede sul Web e non solo. A cura di Marco Schiaffino.

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    Vieni con me di giovedì 19/06/2025

    Vieni con me! è un’ora in cui prendere appunti tra condivisione di curiosità, interviste, e il gran ritorno di PASSATEL, ma in forma rinnovata!! Sarà infatti partendo dalla storia che ci raccontano gli oggetti più curiosi che arriveremo a scoprire eventi, iniziative od occasioni a tema. Eh sì, perché poi..ci si incontra pure, altrimenti che gusto c’è? Okay ma dove, quando e poi …con chi!?! Semplice, tu Vieni con me! Ogni pomeriggio, dal lunedì al venerdì, dalle 16.30, in onda su Radio Popolare. Per postare annunci clicca qui Passatel - Radio Popolare (link - https://www.facebook.com/groups/passatel) Vuoi segnalare un evento, un’iniziativa, un oggetto particolare o proporti come espert* (design, modernariato o una nicchia specifica di cui sai proprio tutto!!) scrivi a vieniconme@radiopopolare.it Conduzione, Giulia Strippoli Redazione, Giulia Strippoli e Claudio Agostoni

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    L'intervista a Federico Zampaglione

    Sono passati 25 anni dall'uscita de "La Descrizione di un Attimo" dei Tiromancino. Fa quasi strano pensarlo, succede quando un disco riesce ad invecchiare bene. Oggi a Jack Matteo Villaci ne ha parlato con Federico Zampaglione, ed è stata anche l'occasione per parlare di strumenti, di cinema, di onestà artistica, del segreto che permette a te di invecchiare mentre le tue canzoni restano fresche, ma anche di giovani talenti e di come proteggerli.

    Clip - 19-06-2025

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    Playground di giovedì 19/06/2025

    A Playground ci sono le città in cui abitiamo e quelle che vorremmo conoscere ed esplorare. A Playground c'è la musica più bella che sentirai oggi. A Playground ci sono notizie e racconti da tutto il mondo: lo sport e le serie tv, i personaggi e le persone, le ultime tecnologie e le memorie del passato. A Playground, soprattutto, c'è Elisa Graci: per 90 minuti al giorno parlerà con voi e accompagnerà il vostro pomeriggio. Su Radio Popolare, da lunedì a venerdì dalle 15.00 alle 16.30.

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