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Orzivecchi, chiesti sei anni per Locatelli

Truffa, frode in pubblica fornitura e traffico illecito di rifiuti. Sono i reati per i quali il pubblico ministero Silvia Bonardi ha chiesto la condanna di imprenditori e funzionari pubblici nel processo di Bergamo per le scorie smaltite sotto la tangenziale di Orzivecchi, nella bassa bresciana. Sei anni e tre mesi di carcere per l’imprenditore bergamasco Pierluca Locatelli, tre anni per la moglie, Orietta Rocca, e pene da tre a cinque anni per i dipendenti Andrea Fusco, Giovanni Battista Pagani, Bartolomeo Gregori e Angelo Suardi. Chiesti due anni di carcere anche per il funzionario della Provincia di Brescia, Bortolo Perugini.

Quella tangenziale è rimasta un’opera incompiuta, con le scorie di fonderia ancora affioranti tra i campi della bassa bresciana. I fatti risalgono al 2009 e 2010, e dalle intercettazioni di quell’indagine partì l’inchiesta, più ampia, sulle scorie smaltite sotto l’autostrada Brebemi, che portò all’arresto nel novembre 2011 dell’ex vicepresidente della regione Lombardia, Franco Nicoli Cristiani, e del dirigente dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, Giuseppe Rotondaro. A Orzivecchi, secondo il pm, la truffa è stata accertata: quella strada doveva essere costruita con la ghiaia estratta da una cava, ma le imprese che si sono aggiudicate l’appalto – la Origini Srl, la Locatelli Geom. Gabriele Srl e la Teconfrese Srl riconducibili al gruppo Locatelli – hanno conferito scorie di fonderia fuori norma per i parametri della qualità tecnica dell’opera stradale e per quelli ambientali.

L’utilizzo delle scorie, contaminate da bario, cromo esavalente e fluoruri, sarebbe stato favorito da una variante in corso d’opera – il verbale di concordamento nuovi prezzi del 2 dicembre 2009 – firmata dal funzionario della Provincia di Brescia, Bortolo Perugini, imputato per truffa e frode. Gli scarti delle fonderie bresciane avrebbero dovuto essere prima trattate da Locatelli presso l’impianto di Biancinella, nella bergamasca, ma finivano direttamente in cantiere – secondo la ricostruzione del pm – o passavano nell’impianto solo per pochi minuti, il tempo di cambiare la bolla di trasporto.

I documenti di trasporto, ha spiegato il magistrato, “presentavano orari di tragitto del tutto incongruenti: autisti che nel giro di un minuto riuscivano ad essere in posti che distano 100 km”. Le condotte di imprenditori e funzionari avrebbero causato un danno, calcolato dalla Provincia di Brescia che si è costituita parte civile nel processo, di oltre 12 milioni di euro: “Il poco fatto era talmente pessimo che deve essere distrutto e rifatto di sana pianta – ha sottolineato il pm Bonardi nella sua requisitoria – così si buttano i soldi nel nostro Paese”.

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    Andrea Tornago
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    Referendum 8 e 9 giugno, lavoro e cittadinanza. Una quarantina di personalità della ricerca e dell’università hanno lanciato un appello al voto per i cinque referendum. I quesiti chiedono di: «Vivere da cittadini», riducendo da 10 a 5 anni il periodo di residenza legale in Italia richiesto per ottenere la cittadinanza italiana ai maggiorenni stranieri; «Vivere vite meno precarie», riducendo la possibilità di usare contratti di lavoro a tempo determinato; «Lavorare senza licenziamenti illegittimi», riducendo le possibilità di licenziamenti senza giusta causa; «Lavorare senza discriminazioni», riducendo le possibilità di licenziamenti illegittimi nelle piccole imprese; «Lavorare senza infortuni», riducendo i rischi di incidenti e morti sul lavoro. Ospiti di Pubblica, per parlare di partecipazione, due firmatari/e: Filippo Barbera, sociologo dell’università di Torino e Donatella Della Porta, scienziata politica alla Scuola Normale Superiore di Firenze. Diverse le domande. E’ arrivato il momento di abbassare la soglia del 50% di partecipazione per rendere valido il referendum? Perchè fallisce la partecipazione? Quanto c’entra la complessità del quesito, la credibilità dei proponenti? «Non possiamo arrenderci all’assenteismo, ad una democrazia a bassa intensità», ha detto il presidente Mattarella per il 25 aprile. Il capo dello stato ha lasciato, però, inesplorate le ragioni profonde dell’astensione, ragioni che risiedono anche nell’impoverimento sociale, oltre che economico, del lavoro. Ha scritto la studiosa, dirigente dell’Istat, Linda Laura Sabbadini: «Il lavoro non è solo un mezzo per guadagnarsi da vivere: è la base della coesione sociale di un paese».

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