
È stato per primo il partito di Giorgia Meloni ad indicare l’astensione con un messaggio ai suoi parlamentari, poi oggi si è unito, con una indicazione precisa definita politica, anche il capo di Forza Italia, Antonio Tajani, invitando all’astensione. “Astensionismo politico”, aggiunge, e fa abbastanza rumore come invito perché arriva dall’unico esponente della destra che nei mesi scorsi si era esposto, molto timidamente, a favore di una legge che cambiasse la cittadinanza agli stranieri, rendendola più facile, legata al percorso di studi in Italia.
Una posizione che avrebbe consigliato un’indicazione eventualmente per votare no, visto che sosteneva un’altra proposta, ma non l’astensione dai seggi, con il rischio di non raggiungere il quorum. Perché appare questo l’obiettivo del governo e della destra, far fallire l’appuntamento dell’8 e 9 giugno. Il primo a commentare è stato Riccardo Magi di +Europa. “Vergognoso e illiberale”, ha giudicato così l’invito del ministro degli Esteri Tajani, perché le sue parole sarebbero un’offesa al Capo dello Stato che solo pochi giorni fa aveva invitato i cittadini a contrastare l’astensionismo.
Sia Fratelli d’Italia che Forza Italia infatti si arrampicano un po’ sugli specchi nel tentativo di difendere il diritto a non andare a votare, dopo che ad ogni elezione che siano politiche o amministrative, con il dato dell’astensione sempre più allarmante, si mostrano preoccupati verso il disinteresse al voto. Meloni non si esprime, ma lascia fare al suo partito che, in una comunicazione interna ai parlamentari, avrebbe suggerito di non andare ai seggi perché non c’è nessun dovere di farlo.
Da Palazzo Chigi è come se i cinque quesiti non ci fossero. Lasciano cadere nel vuoto l’appuntamento sperando che falliscano. Del resto si vede anche dalla Tv pubblica, in silenzio assoluto su questo tema. Si differenzia solo Lupi, che voterà no. Landini giudica grave e pericolosa la posizione del governo e ricorda anche lui le parole di Mattarella pronunciate il 25 aprile, quel diritto di voto riconquistato dopo vent’anni di dittatura.