
Sono circa le tre del mattino quando i droni israeliani circondano l’imbarcazione la barca Madleen, con a bordo gli attivisti della Freedom Flotilla. Sono 12 persone in tutto, vengono da diversi paesi europei, sono civili e disarmati. Tra loro ci sono anche l’attivista svedese Greta Thunberg e l’eurodeputata franco-palestinese Rima Hassan.
I soldati israeliani ordinano agli attivisti di gettare i telefoni in acqua. Da quel momento non si hanno più notizie dirette.
Poco più tardi, il ministero degli esteri israeliano diffonde un video: mostra i 12 attivisti a bordo di un gommone dell’esercito, mentre vengono distribuiti loro acqua e panini. “Lo show è finito”, scrive il ministero, che non nomina mai la Freedom Flotilla, ma la chiama il “selfie yacht”, sottintendendo – in modo non troppo sottile – che la missione era semplicemente uno spettacolo, messo su per visibilità di attivisti che Israele definisce “celebrità”.
Ad ora ancora non sappiamo quale sarà la sorte dei 12 attivisti, ma è probabile che verranno deportati nei paesi di origine. Non prima, però, di qualche azione propagandistica: il ministro israeliano della difesa Katz ha già detto che “all’antisemita Greta – come l’ha definita – e ai suoi amici pro Hamas verranno mostrati i video del massacro del 7 ottobre”.
Quanto è successo è gravissimo su più livelli: dal punto di vista del diritto internazionale, perché Israele ha agito illegittimamente e perché sarebbe suo dovere – in qualità di stato occupante – permettere il flusso di aiuti umanitari nella striscia. Dal punto di vista diplomatico, perché i 12 attivisti sono tutti europei e come dicevamo civili e disarmati. Ma soprattutto dal punto di vista umano: nella striscia di Gaza si muore letteralmente di fame. Chi non muore di fame e non muore per le bombe muore mentre cerca di recuperare del cibo presso i centri di distribuzione della Gaza Humanitarian Fundation. E come abbiamo visto in più occasione in questi mesi, e platealmente oggi con in caso della Freedom Flotilla, chi cerca di portare pane farina e acqua, viene trattato come un criminale.
Ciò che hanno fatto questi 12 attivisti, però, è importantissimo: con una piccola barca a vela, con le kefiah sulle spalle, hanno attraversato il mediterraneo per fare ciò che i loro governi non hanno avuto il coraggio di fare per 20 mesi e hanno mostrato, ancora una volta, che se le istituzioni non agiscono, saranno i cittadini a farlo. Goccia dopo goccia, fino a quando la pietra non sarà scalfita.