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Una morte annunciata, quella del lavoro

si cobas Adil

Era purtroppo nell’aria. Lo dicevano gli stessi sindacalisti del Si Cobas. Ma non pensavano a un tir che avrebbe forzato uno dei blocchi ai magazzini che stanno moltiplicando da mesi. Temevano le aggressioni da parte di bodyguard pagati dalle ditte committenti che cercavano di impedire a bastonate calci e pugni i loro picchetti. 9 feriti una settimana fa a Tavazzano, nel lodigiano. A Prato mercoledì un sindacalista era stato preso a mattonate in testa da un padroncino. Da mesi cresce lo scontro tra facchini e magazzinieri organizzati dal Si Cobas e aziende della logistica, dai grandi committenti come Fed Ex Tnt e Dhl, alla lunga catena di cooperative del subappalto.

Chi è responsabile di questa escalation? A Piacenza, a marzo, la Procura aveva deciso di perquisire 25 lavoratori e arrestare due sindacalisti del Si Cobas per la lotta durata più di un anno ai cancelli della Fedex, poi chiusa. Verso chi si era indirizzato la repressione dello Stato fino ad ora, quindi, è chiaro. La promessa del ministro Orlando, qualche giorno fa, di una task force con Ispettorato Lavoro, Inps, Agenzia entrate contro le nuove criticità nel settore della logistica, sembrava un primo riconoscimento di una questione nazionale che solleva la lotta di questi magazzinieri da 800-900 euro al mese con turni all’alba, spesso col contratto multiservizi delle pulizie, invece che della logistica, o senza contratto, nelle mani di una catena di subappalto che non paga mai tutti i contributi, le buste paga sbagliate, per non parlare di permessi o altro.

Un far west che tutti conoscono da anni. Con inchieste della magistratura per caporalato nel settore, sempre con lo stesso schema, grandi committenti e grandi catene di subappalto. Il tema è lo svilimento del lavoro, lo sfruttamento, per cui contratti, diritti, sindacato sono un intralcio da bypassare con i bodyguard o i licenziamenti. Le mani libere degli imprenditori nascosti dietro cooperative. Chi deve fermare tutto questo?

 

  • Autore articolo
    Claudio Jampaglia
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    Clip - 27-12-2025

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    L’undicesimo episodio del podcast dell’Alleanza Clima Lavoro, a cura di Massimo Alberti, è dedicato a un tema centrale del dibattito pubblico: la Legge di Bilancio, ovvero lo strumento chiave per orientare la nostra spesa pubblica. Da sempre l’Alleanza Clima Lavoro richiama la necessità di sostenere il percorso di transizione verso un’economia a zero emissioni, integrando politiche climatiche, industriali e del lavoro, e rafforzando al contempo il welfare e la qualità della vita delle persone. La manovra economico-finanziaria del Governo per il 2026 procede, purtroppo, in direzione opposta: è una “manovra pericolosa” che, oltre a non offrire una prospettiva di decarbonizzazione, prevede un aumento delle spese militari cui si accompagnano tagli o mancati investimenti in sanità, istruzione, ambiente e politiche industriali. Nel corso della puntata emergono tutte le criticità di una Legge di Bilancio che rinuncia a svolgere un ruolo di indirizzo strategico per il futuro del Paese. Il confronto tra l’analisi della manovra e le proposte alternative per migliorarla rilancia una domanda di fondo: quale modello di sviluppo intendiamo davvero perseguire?

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