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Scioperi in Francia: interrotta la luce alle aziende che non rispettano i lavoratori

Scioperi in Francia

90.000 case senza luce, è così che ieri si è parlato dell’azione della CGT Confédération Générale du Travail (CGT), un sindacato francese, che ha tolto la corrente in alcune regioni della Francia durante gli scioperi contro la riforma delle pensioni.

In realtà, l’azione dei lavoratori era mirata e circorscritta e ha avuto un impatto minimo per i normali cittadini. Cédric Thuderoz, responsabile della CGT energia per la regione Rhone Alpes ci spiega i motivi e le modalità dell’azione di protesta.

Siamo impegnati in un conflitto che dura da più di 15 giorni sulla riforma delle pensioni voluta da Macron e va detto che chi lavora nel settore dell’elettricità e del gas subirà delle conseguenze pesanti dalla riforma del governo. Oggi ci viene riconosciuto il fatto che facciamo dei mestieri usuranti e questa riforma distrugge tutte le conquiste che abbiamo ottenuto nel campo dei diritti dei lavoratori. Considerando che il governo non intende cedere di un millimetro, è normale che gli animi si scaldino via via che passano i giorni e le settimane.

Quindi ieri cos’è successo?

Quello che è successo fa parte delle azioni di riappropriazione degli strumenti di lavoro decise dalle assemblee generali dei lavoratori che hanno rivendicato delle azioni sulla rete elettrica. In questi casi vengono scelti dei bersagli precisi, anche se viste le ramificazioni della rete ci possono essere degli effetti collaterali. Di solito si parla di tagli molto corti, di circa mezz’ora, anche perché la riattivazione della rete è molto rapida. Generalmente vengono colpite le organizzazioni statali come prefetture o i municipi, ad esempio. Ma anche alcune aziende dove abbiamo constatato che non vengono rispettati i diritti dei lavoratori o che vengono messe in difficoltà dal comportamento degli azionisti.

Questo tipo di azione è frequente in Francia?

Non è una cosa così comune e mostra bene la determinazione dei lavoratori che sanno, appunto, che non è una cosa normale. Per noi è sempre un peccato arrivare a questo punto ma preferiamo preparare delle azioni coordinate e gestite correttamente piuttosto che ritrovarci con dei lavoratori del settore che magari prendono l’iniziativa per i fatti loro. Perché c’è una vera collera che sta salendo e il governo deve capirlo. Azioni di questo tipo servono per far sentire il peso dei lavoratori e far vedere la loro determinazione al governo.

Nei prossimi giorni le proteste continueranno. Dal canto vostro cosa farete? Pensate di fare altre azioni di questo tipo?

I lavoratori hanno già detto che non intendono lasciare la presa. Sicuramente ci saranno altre azioni durante le feste, magari non di questo tipo e probabilmente non così importanti, ma sicuramente ci saranno delle azioni interprofessionali. E prevediamo di fare di tutto per rilanciare la contestazione a gennaio.

Foto dalla pagina Facebook della Confédération Générale du Travail

  • Autore articolo
    Luisa Nannipieri
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    Teatro. La rivoluzione delle "piscinine" milanesi vista da due piccioni in crisi esistenziale Al Teatro della Cooperativa, a Milano ha debuttato in prima nazionale "Lo sciopero delle bambine", in scena Rita Pelusio e Rossana Mola di PEM Habitat Teatrali, compagnia che porta avanti una ricerca artista che declina contenuti civili e ironia. Lo spettacolo, con la regia di Enrico Messina, racconta una storia avvenuta a Milano nel 1902, quando le “piscinine”, che in dialetto meneghino significa “piccoline”, bambine, tra i sei e i tredici anni, che lavoravano senza diritti, sfruttate e sottopagate, ebbero la forza di scioperare e, per cinque giorni, fermare l’industria della moda della città. A raccontare la vicenda delle piscinine in scena sono due piccioni, due creature che abitano le piazze, le cui parole rispecchiano lo sguardo dei contemporanei, spesso stanchi e disillusi davanti alle sfide della storia. Nella trasmissione Cult Ira Rubini ha intervistato l’attrice Rita Pelusio.

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    Piazza Fontana: ricordiamo la strage e la risposta democratica

    Anniversario numero 56 per la Strage di Piazza Fontana, quest’anno oltre alle istituzioni nella celebrazione del pomeriggio parleranno una studentessa di un liceo milanese e uno dei vigili del fuoco che entrarono per primi dopo lo scoppio della bomba, ci spiega Federico Sinicato, presidente dell’Associazione dei Familiari delle vittime di Piazza Fontana. “L’importanza del 12 dicembre va al di là della celebrazione e del ricordo che si fa in piazza, è una data storica per l’intero Paese perché è l’inizio della strategia della tensione che produce effetti devastanti e blocca di fatto il grande movimento di riforma del Paese nato dalle lotte dei lavoratori e degli studenti, basta pensare che l’approvazione del Senato dello Statuto dei lavoratori è del 11 dicembre, il giorno prima, il momento fu scelto come risposta all’avanzata dei diritti e se pensiamo che oggi questi valori vengono rimessi in discussione. E’ una data sacra per il Paese”, In Piazza dopo le celebrazioni istituzionali ci sarà il corteo dei movimenti con partenza alle 18.30 da Piazza XXIV Maggio. E ci sarà anche l’inaugurazione del memoriale “Non dimenticarmi“, un’installazione permanente nata dal basso che ricorda le vittime delle stragi, donata al Comune di Milano e installata in Piazza Fontana. L'intervista di Cinzia Poli e Claudio Jampaglia.

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    Nella tempesta dei dazi, i record di Pechino nelle esportazioni, con Gabriele Battaglia. Al confine tra Cambogia e Tailandia si riaccende un conflitto decennale, tra scam city e nuovi nazionalismi, con Paola Morselli, ricercatrice Ispi. A cura di Diana Santini.

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