Approfondimenti

L’Italia sempre più arancione, il Regno Unito in lutto per la morte del Principe Filippo e le altre notizie della giornata

Speranza Draghi

Il racconto della giornata di venerdì 9 aprile 2021 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Il Ministro Speranza ha firmato le ordinanze per i cambi di colore in Italia a partire di lunedì. Draghi si dimostra ottimista sulla campagna vaccinale, anche se resta l’incognita di Johnson&Johnson. Il numero due dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, Ranieri Guerra, è il nuovo indagato nell’inchiesta della procura di Bergamo sulla gestione della pandemia. Il Regno Unito piange la scomparsa del Principe Filippo, deceduto questa mattina a 99 anni: proclamati 8 giorni di lutto nazionale. Infine, i dati di oggi sull’andamento dell’epidemia da COVID in Italia.

L’Italia diventa sempre più arancione, ma la Sardegna passa in zona rossa

(di Anna Bredice)

Sei regioni passano da zona rossa ad arancione, una invece va al contrario, da arancione a rossa.
Da lunedì 12 aprile Calabria, Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte e Toscana avranno molte meno restrizioni e oltre a permettere l’apertura di parrucchieri, estetisti, circolare nel comuni senza autocertificazioni, potranno mandare i figli a scuola fino alla terza media e al 50% gli studenti delle superiori.
Un passo in avanti per sei regioni tra le più densamente popolate, grazie ai dati dei contagi in discesa.
La Sardegna, invece, che era partita qualche settimana fa da zona bianca ora arriva al massimo delle restrizioni, zona rossa, ed è anche quella che qualche giorno fa aveva annunciato di voler raggiungere in estate la condizione di isola Covid free.
Lo vorrebbero molte isole in Italia, per poter far ripartire di nuovo la stagione turistica attirando italiani e stranieri. Ma per diventare Covid Free bisognerebbe vaccinare tutta la popolazione. È possibile magari farlo entro giugno in piccole isole con pochi residenti, ma per altre è impossibile, vista anche la difficoltà nella distribuzione dei vaccini.
È questo elemento che appare in qualche modo l’obiettivo e nello stesso tempo l’ostacolo, l’Istituto superiore di Sanità poco fa ha detto che non esiste una soglia definita per la riapertura delle attività commerciali ed economiche, dipende da diverse variabili, ma la principale condizione, ha aggiunto Brusaferro, è il successo della campagna vaccinazioni, ma se questa è rallentata dal mancato arrivo dei vaccini tutto diventa più complicato.
Il ministro Speranza questa mattina, annunciando le nuove ordinanze, si è detto più ottimista su una fase più vicina di maggiori aperture di negozi e attività. Salvini ancora oggi chiede che il 19 aprile, quindi tra dieci giorni, si possa riaprire in zona gialla, ma una data ancora non c’è, anche se molti indicano maggio come il mese più probabile per riaprire molte attività.

Draghi ottimista sul piano vaccinale, ma c’è l’incognita Johnson&Johnson

(di Lorenza Ghidini)

Il piano vaccinale non cambia, la disponibilità di dosi non è calata e le rinunce ad AstraZeneca sono meno di quanto ci aspettassimo. Si è mostrato ottimista Draghi, ma molto della campagna si giocherà sull’arrivo di Johnson&Johnson, per cui ormai c’è un’attesa messianica. Dalla prossima settimana ed entro giugno sono previste 7,3 milioni di dosi, poi entro settembre 15,9 milioni.
Ci sono però due incognite che fanno temere che il Presidente del Consiglio sia stato eccessivamente ottimista. L’Ema ha avviato una valutazione sulla correlazione tra il vaccino J&J e quattro casi di trombosi venosa riscontrati negli Stati Uniti. Le stesse messe in relazione con AstraZeneca.
L’altro rischio è costituito dal fatto che pochi giorni fa in uno stabilimento a Baltimora, dove si produce J&J, c’è stato un incidente costato 15 milioni di dosi. Ora l’impianto è bloccato dalle autorità americane, e la diminuzione di consegne negli Stati Uniti per la prossima settimana è stimata all’86%. Siamo sicuri che le dosi per l’Europa non subiranno ritardi?
Intanto Draghi, per quanto ottimista, ha avviato una trattativa riservata con i vertici di Moderna per poter comprare più dosi di quanto concordato tramite l’Europa.

Ranieri Guerra indagato a Brescia per false dichiarazioni

(di Massimo Alberti)

Avrebbe mentito ai magistrati sull’aggiornamento del piano pandemico: il numero due dell’Organizzazione Mondiale della Sanità Ranieri Guerra è il nuovo indagato nell’inchiesta della procura di Bergamo sulla gestione della Pandemia.
Quando la trasmissione Report scoprì le sue pressioni sui ricercatori per cancellare le critiche all’Italia per la gestione della pandemia, il vicepresidente europeo dell’OMS Ranieri Guerra la prese male: “Gente indecente che cerca di farvi bere anche l’arsenico nella tv pubblica“, tuonò.
Ma a 3 mesi di distanza questa e altre circostanze hanno portato la procura di Bergamo ad indagarlo per false dichiarazioni: da testimone il 5 novembre Guerra negò quelle pressioni sul rapporto con cui, nel marzo 2020, l’ufficio OMS di Venezia criticava duramente il governo per una gestione della pandemia definita “caotica e improvvisata”, in particolare per non aver aggiornato il piano pandemico antinfluenzale, fermo al 2006.
La procura ha acquisito le mail, già mostrate a Report, e sentito il capo dei ricercatori, Francesco Zambon, a cui Guerra chiedeva di togliere quel passaggio. Cosa che non avvenne e il rapporto, prima pubblicato sul sito dell’OMS, sparì dopo poche ore.
La seconda circostanza riguarda le spiegazioni di Guerra – fino al 2017 responsabile della Prevenzione del Ministero della salute – sul mancato aggiornamento del piano. Non necessario, secondo Guerra, per l’assenza di indicazioni e variazioni. Ma la procura ha accertato che in almeno 6 occasioni erano intercorse novità – come le pandemie di Sars e Mers – che avrebbero richiesto modifiche. Guerra si è detto amareggiato e che non avrebbe avuto accesso a molte informazioni. Ma intanto accompagna tra gli indagati l’ex direttore della sanità Lombarda Cajazzo ed altri dirigenti, nell’inchiesta dove son stati sentiti anche l’ex presidente del consiglio Conte e l’attuale ministro Speranza, per chiarire diverse criticità come la mancata zona rossa ad Alzano e Nembro e appunto, la presunta impreparazione dello Stato. Costate, secondo i magistrati, migliaia di morti evitabili.

8 giorni di lutto nel Regno Unito per la morte del Principe Filippo

La notizia della del principe Filippo, Duca d’Edinburgo e marito della regina Elisabetta d’Inghilterra ha fatto inevitabilmente il giro del mondo. Aveva 99 anni, ed era sposato con la Regina da 73: nel Regno Unito, sono stati annunciati 8 giorni di lutto nazionale.
Per noi, Filippo, forse, era semplicemente il marito della regina, con una vita e, soprattutto, delle idee che si prestano – e si sono sempre prestate – a molte critiche, a partire dalle sue numerose battute razziste e sessiste. Ma per la stampa britannica, oggi non è il giorno per portare alla luce gli aspetti più controversi del Duca d’Edimburgo.

(di Michele Migone)

Chi segue la Corona Britannica ne ha contate quasi ventimila. Sono le gaffes di Filippo di Edimburgo. Sono veramente tante. Se si calcolano i 68 anni in cui ha ricoperto il ruolo di principe consorte, sarebbero 326 all’anno, quasi una al giorno. Il numero è probabilmente sbagliato, ma serve a spiegare chi è stato Filippo Mountbatten. Ora che è morto, i media propongono le classifiche dell’imbarazzo.
Le gaffes vengono evocate come l’espressione di un uomo schietto, sarcastico, spesso irascibile, ma bonario. Per questo Filippo era molto popolare tra i sudditi di Sua Maestà. In realtà, molte di queste uscite avevano poco a che fare con il senso d’umorismo: svelavano il vero pensiero di Filippo. Le battute razziste, sessiste e classiste non si contano. Non sono state le sole, ma sono state le più rivelatrici. Come quando nel 1981, con l’aumento della disoccupazione durante l’epoca Thatcher, disse: “Volevano più tempo libero e ora si lamentano di non avere un lavoro”. Anche lui una volta si lamentò: di dover abbandonare il Polo se ci fossero stati altri tagli al budget della Corona. Scatenò un putiferio. Ma proseguì con la sua carriera di gaffeur. Agli studenti inglesi in Cina disse: “Attenzione, vi vengono anche a voi gli occhi a mandorla”; durante un viaggio in Kenya, dopo aver accettato un dono da una donna locale, Filippo le chiese: “Sei una donna, vero?“.
Non sembrava interessato al politicamente corretto. Era cresciuto in un’epoca in cui esisteva sudditanza verso la Monarchia e l’Impero Britannico ancora propagandava la superiorità del bianco europeo su tutti gli altri abitanti del pianeta. Non era nato inglese, ma della famiglia reale aveva sposato la Regina e la missione. Filippo è stato l’abile direttore creativo che ha aiutato Elisabetta II a rendere più moderno il rapporto con l’opinione pubblica dal 1953 in avanti, ma le gaffes erano in fondo la prova che il suo pensiero era rivolto a quel passato. Un modo per ricordate a tutti cosa fosse, cosa era stata la Ditta, la famiglia Windsor, e cosa voleva dire farne parte, secondo lui.

Scoperta in Egitto la “Città d’oro perduta”

A Luxor, in Egitto è stata scoperta la “Città d’oro perduta”. È il più grande insediamento urbano dell’antichità mai scoperto nel Paese. Si tratta del più grande ritrovamento dopo quello della tomba di Tutankhamon. Tiziana Ricci ne ha parlato con Patrizia Piacentini, docente e studiosa di egittologia:

 

L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia

https://twitter.com/MinisteroSalute/status/1380561743529795588

https://twitter.com/RegLombardia/status/1380549937876889605

  • Autore articolo
    Redazione
ARTICOLI CORRELATITutti gli articoli
POTREBBE PIACERTI ANCHETutte le trasmissioni

Adesso in diretta

  • Ascolta la diretta

Ultimo giornale Radio

  • PlayStop

    Giornale Radio giovedì 27/11 12:30

    Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi. Tutto questo nelle tre edizioni principali del notiziario di Radio Popolare, al mattino, a metà giornata e alla sera.

    Giornale Radio - 27-11-2025

Ultimo giornale Radio in breve

  • PlayStop

    Gr in breve giovedì 27/11 18:29

    Edizione breve del notiziario di Radio Popolare. Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi.

    Giornale Radio in breve - 27-11-2025

Ultima Rassegna stampa

  • PlayStop

    Rassegna stampa di giovedì 27/11/2025

    La rassegna stampa di Popolare Network non si limita ad una carrellata sulle prime pagine dei principali quotidiani italiani: entra in profondità, scova notizie curiose, evidenzia punti di vista differenti e scopre strane analogie tra giornali che dovrebbero pensarla diversamente.

    Rassegna stampa - 27-11-2025

Ultimo Metroregione

  • PlayStop

    Metroregione di giovedì 27/11/2025 delle 07:16

    Metroregione è il notiziario regionale di Radio Popolare. Racconta le notizie che arrivano dal territorio della Lombardia, con particolare attenzione ai fatti che riguardano la politica locale, le lotte sindacali e le questioni che riguardano i nuovi cittadini. Da Milano agli altri capoluoghi di provincia lombardi, senza dimenticare i comuni più piccoli, da dove possono arrivare storie esemplificative dei cambiamenti della nostra società.

    Metroregione - 27-11-2025

Ultimi Podcasts

  • PlayStop

    La Scala condannata per il licenziamento della lavoratrice che gridò Palestina libera

    Il Teatro Alla Scala di Milano dovrà pagare tutte le mensilità dal licenziamento alla scadenza naturale del contratto a termine alla Maschera che era stata licenziata dopo aver urlato - mentre era in servizio - “Palestina libera” lo scorso 4 maggio prima del concerto alla presenza della presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Lo rende noto il sindacato di base Cub che ha seguito la vicenda. La sentenza è del tribunale del Lavoro. Per la Cub si è trattato di un “licenziamento politico”. Spiega il sindacato: “Lo abbiamo sostenuto fin dall'inizio che gridare ‘Palestina libera’ non è reato e che i lavoratori non possono essere sanzionati per le loro opinioni politiche”. La Cub ora chiede anche il rinnovo del contratto della lavoratrice, nel frattempo scaduto. “Ora il teatro glielo rinnovi per evitare altre cause” ci dice Roberto D’Ambrosio, rappresentante sindacale della Cub.

    Clip - 27-11-2025

  • PlayStop

    Esteri di giovedì 27/11/2025

    1) “Il mondo non deve lasciarsi ingannare: a Gaza il genocidio non è finito”. Il nuovo rapporto di Amnesty International ci chiede di non voltare la faccia dall’altra parte. (Riccardo Noury - Amnesty Italia) 2) Negligenza e corruzione. Cosa c’è dietro l’incendio del complesso residenziale di Hong Kong costato la vita a decine di persone. (Ilaria Maria Sala, giornalista e scrittrice) 3) Stati Uniti, l’attacco di Washington potrà avere effetti a lungo termine sulle politiche migratorie dell’amministrazione Trump e sulla vita di migliaia di migranti. (Roberto Festa) 4) Francia, dall’estate 2026 torna il servizio militare volontario. Il presidente Macron ha annunciato oggi quello che sembra più che altro un segnale politico e strategico. (Francesco Giorgini) 5) Spagna, una marea di studenti e professori in piazza a Madrid contro i tagli alle università pubbliche. La regione della capitale, guidata dalla destra, è quella che spende meno per gli studenti in tutto il paese. (Giulio Maria Piantedosi) 6) World Music. Entre Ilhas, l’album che celebra diversità e affinità musicali degli arcipelaghi della Macaronesia. (Marcello Lorrai)

    Esteri - 27-11-2025

  • PlayStop

    L'Orizzonte di giovedì 27/11 18:33

    L'Orizzonte è l’appuntamento serale con la redazione di Radio Popolare. Dalle 18 alle 19 i fatti dall’Italia e dal mondo, mentre accadono. Una cronaca in movimento, tra studio, corrispondenze e territorio. Senza copioni e in presa diretta. Un orizzonte che cambia, come le notizie e chi le racconta. Conducono Luigi Ambrosio e Mattia Guastafierro.

    L’Orizzonte - 27-11-2025

  • PlayStop

    A Gaza il genocidio non è finito

    A oltre un mese dall’annuncio del cessate il fuoco nella striscia di Gaza, le autorità israeliane stanno ancora commettendo il crimine di genocidio nei confronti della popolazione palestinese. Un nuovo rapporto di Amnesty International, che contiene un’analisi giuridica del genocidio in atto e testimonianze di abitanti della Striscia di Gaza e di personale medico e umanitario, evidenzia come Israele stia continuando a sottoporre deliberatamente la popolazione della Striscia a condizioni di vita volte a provocare la sua distruzione fisica, senza alcun segnale di un cambiamento nelle loro intenzioni. Martina Stefanoni ne ha parlato con Riccardo Noury, portavoce di Amnesty Italia.

    Clip - 27-11-2025

  • PlayStop

    Poveri ma belli di giovedì 27/11/2025

    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

    Poveri ma belli - 27-11-2025

  • PlayStop

    Stuart Murdoch: "Il mio primo romanzo non è una biografia, ma racconta la mia storia e la storia della mia malattia"

    Il leader dei Belle & Sebastian racconta "L'impero di nessuno", il suo libro d'esordio, ai microfoni di Volume. Un libro che lui stesso definisce di autofiction: "La maggior parte delle cose che accadono a Stephen, il protagonista, sono successe anche a me". 10 anni fa, Murdoch aveva scritto una canzone con il medesimo titolo: "Il romanzo tocca gli stessi temi: Stephen ha un'amica del cuore, Carrie, entrambi hanno la stessa malattia e si sostengono e ispirano a vicenda". La malattia è l'encefalomielite mialgica: "Mentre scrivevo immaginavo il mio pubblico, e il mio pubblico era il gruppo di supporto per l’encefalomielite che frequentavo negli anni Novanta. Immaginavo di scrivere per loro, e questo mi ha aiutato a trovare il tono giusto". Ascolta l'intervista di Niccolò Vecchia a Stuart Murdoch.

    Clip - 27-11-2025

  • PlayStop

    Vieni con me di giovedì 27/11/2025

    Vieni con me è una grande panchina sociale. Ci si siedono coloro che amano il rammendo creativo o chi si rilassa facendo giardinaggio. Quelli che ballano lo swing, i giocatori di burraco e chi va a funghi. Poi i concerti, i talk impegnati e quelli più garruli. Uno spazio radiofonico per incontrarsi nella vita. Vuoi segnalare un evento, un’iniziativa o raccontare una storia? Scrivi a vieniconme@radiopopolare.it o chiama in diretta allo 02 33 001 001 Dal lunedi al venerdì, dalle 16.00 alle 17.00 Conduzione, Giulia Strippoli Redazione, Giulia Strippoli e Claudio Agostoni La sigla di Vieni con Me è "Caosmosi" di Addict Ameba

    Vieni con me - 27-11-2025

  • PlayStop

    Volume di giovedì 27/11/2025

    Dal lunedì al venerdì dalle 14.00 alle 16.00, Elisa Graci e Dario Grande vi accompagnano alla scoperta del suono di oggi: notizie, tendenze e storie di musica accompagnate dalle uscite discografiche più imperdibili, interviste con artisti affermati e nuove voci, mini live in studio e approfondimenti su cinema, serie TV e sottoculture emergenti. Il tutto a ritmo di giochi, curiosità e tanta interazione con il pubblico. Non fartelo raccontare, alza il Volume!

    Volume - 27-11-2025

  • PlayStop

    Il 7 dicembre la Scala apre la stagione con l’opera censurata da Stalin

    Nel cinquantenario della morte di Šostakovič il Teatro alla Scala inaugura la Stagione con il suo capolavoro Una lady Macbeth del distretto di Mcensk, tratto dal racconto di Nikolaj Leskov in cui una giovane sposa con la complicità dell’amante uccide il marito e il tirannico suocero, ma viene scoperta e finisce per suicidarsi in Siberia, tradita da tutti. Dopo il debutto a San Pietroburgo, l’opera, che avrebbe dovuto essere il primo capitolo di una trilogia sulla condizione della donna in Russia, ebbe enorme successo in patria e all’estero. Stalin assistette a una rappresentazione a Mosca nel 1936; due giorni dopo apparve sulla Pravda la celebre stroncatura dal titolo “Caos invece di musica” con cui il regime metteva all’indice l’opera e il compositore. Anni dopo Šostakovič preparò una nuova versione che andò in scena a Mosca nel 1963 con il titolo Katarina Izmajlova, dopo che il sovrintendente Ghiringhelli aveva invano cercato di ottenerne la prima per la Scala. Oggi il Teatro presenta la versione del 1934 con la direzione del M° Chailly e il debutto del regista Vasily Barkhatov. Ascolta Riccardo Chailly nella presentazione dell’opera.

    Clip - 27-11-2025

  • PlayStop

    Musica leggerissima di giovedì 27/11/2025

    a cura di Davide Facchini. Per le playlist: https://www.facebook.com/groups/406723886036915

    Musica leggerissima - 27-11-2025

  • PlayStop

    Considera l’armadillo di giovedì 27/11/2025

    Considera l'armadillo di giovedì 27 novembre 2025 ospite Filippo Bamberghi, coordinatore delle @Guardie WWF Italia - Nucleo Lombardia per parlare dei dati sul bracconaggio in Lombardia. A cura di Cecilia Di Lieto.

    Considera l’armadillo - 27-11-2025

  • PlayStop

    Cult di giovedì 27/11/2025

    Oggi a Cult, il quotidiano culturale di Radio Popolare: Riccardo Chailly dirige e Vasily Barkhatov firma la regia di "Una lady Macbeth nel distretto di Mcensk" che inaugura la stagione del Teatro alla Scala il prossimo 7 dicembre; il sindaco di Lecco Marco Gattinoni introduce la riapertura del Teatro della Società; La Fura dels Baus torna a Milano con "SONS Ser o no ser" ispirato all'Amelto di Shakespeare, alla Fabbrica del Vapore; la rubrica di lirica a cura di Giovanni Chiodi; la Libreria Verso di Milano festeggia i suoi primi 10 anni...

    Cult - 27-11-2025

Adesso in diretta