Approfondimenti

I risultati parziali delle elezioni, i giorni decisivi della battaglia per Severodonetsk e le altre notizie della giornata

Il racconto della giornata di lunedì 13 giugno 2022 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Il grande sconfitto di questa tornata elettorale è senza dubbio Matteo Salvini: Fratelli d’Italia si sta mangiando la Lega, non solo al sud e al centro ma da stasera anche al nord. Vediamo nel dettagli i risultati parziali diffusi, tra conferme, ballottaggi e difficoltà ai seggi. Oggi le borse europee sono andate male, come era successo nella seduta precedente, quella di venerdì. Tra le peggiori Milano, dove il valore dei titoli è sceso del 2,8%. In Ucraina, intanto, la battaglia per Severodonetsk sembra entrata nei giorni decisivi e i consiglieri di Zelensky hanno chiesto nuovamente armi all’Occidente per colmare il grosso divario per quanto riguarda l’artiglieria. Infine, l’andamento della pandemia di COVID-19 in Italia.

I risultati parziali del voto tra ballottaggi e scrutini troppo lenti

I capoluoghi di Regione al voto erano quattro: Genova, Palermo, L’Aquila e Catanzaro. I primi due sono già vinti al primo turno dal centrodestra, L’Aquila è in bilico ma pende da quella parte, a Catanzaro lo stesso centrodestra è in vantaggio ma ci sarà ballottaggio.
A Genova l’uscente di centrodestra Bucci è dato al 55%, contro il 37% del candidato di centrosinistra Arie Dello Strologo.
Anche a Palermo il centrodestra vincerebbe al primo turno. Perché il condizionale? Perché a Palermo ci sono state le note difficoltà nel reperimento degli scrutatori, per usare un eufemismo, e quindi i dati non arrivano: ufficialmente le sezioni scrutinate sono 0 e quindi la percentuale assegnata al candidato del centrodestra Lagalla, il 48%, è basata sostanzialmente ancora sugli exit polls. Vincerebbe al primo turno col 48% perchè la legge regionale siciliana fissa nel 40% (e non al 50%) la percentuale di voti necessari per centrare l’obiettivo.
Vittoria al primo turno in bilico per il centrodestra anche all’Aquila, anche qui lo spoglio è lento, o perlomeno la comunicazione dei dati al Ministero: gli exit polls davano il candidato di centrodestra vincente al primo turno col 51%, ma i dati reali delle poche sezioni scrutinate fissano invece l’asticella sotto il 50%, al 48%. La sfidante di centrosinistra, Stefania Pezzopane, è data al 23%.
A Catanzaro infine ci sarà ballottaggio: qui il candidato in vantaggio è quello di Forza Italia Donato Valerio, al 47%, Fratelli d’italia si è presentata da sola e ha ottenuto una percentuale tra il 7% e il 9%. Il candidato di Pd e Cinque Stelle Nicola Fiorito è fermo al 31%.

Vediamo brevemente qualche altra città, tra gli altri 22 capoluoghi al voto (le amministrative riguardavano oltre 1500 comuni). Innanzitutto Verona, con la sorpresa Damiano Tommasi, ex calciatore candidato per il centrosinistra in vantaggio con il 40% dei voti sui suoi due sfidanti, la destra qui si è presentata divisa. Tra Flavio Tosi e Federico Sboarina l’ha spuntata quest’ultimo col 32%: sarà dunque il sindaco uscente a sfidare Tommasi al ballottaggio.
A Parma il centrosinistra è in vantaggio. Ci sarà ballottaggio, ma il candidato di centrosinistra Michele Guerra ha quasi il doppio dei voti del suo sfidante di centrodestra Pietro Vignali. Il Cinque Stelle qui non era neppure sulle schede.

Matteo Salvini, il grande sconfitto dopo il voto di domenica

(di Luigi Ambrosio)

Il grande sconfitto è senza dubbio Matteo Salvini. Fratelli d’Italia si sta mangiando la Lega, non solo al sud e al centro ma da stasera anche al nord. A Genova, a Verona, a Padova, a Como, a Monza spesso Fratelli d’Italia è il primo partito e in ogni caso la Lega è sempre dietro, nella maggior parte dietro anche alle liste civiche.
Salvini perde voti a favore di Meloni e perfino a favore di Forza Italia.
Lui ha messo subito le mani avanti: “Siamo il collante della coalizione – ha detto – e il leader del centrodestra si deciderà alle elezioni politiche”.
La prima affermazione, dati i risultati, è falsa. La seconda è un desiderio che si scontra con la realtà. È Giorgia Meloni che si può candidare a essere la leader della coalizione e perfino Forza Italia può avere qualcosa da dire.
Salvini invece adesso deve guardarsi dai suoi. Una cosa è il declino del progetto di “Lega nazionale”. Un’altra cosa è perdere il potere al nord. Questo, nessuno nella Lega è disposto a perdonarglielo.
Aggiungiamo il fallimento dei referendum. Cinque quesiti sulla giustizia, promossi da Salvini insieme ai radicali, che non solo sono stati boicottati da avversari e alleati ma che rappresentavano una contraddizione politica.
Salvini è sempre stato un giustizialista e ora si è proposto come paladino del garantismo. Logico che un elettore non comprenda. In via Bellerio ora si chiedono perché si sia imbarcato in un’avventura simile. E si chiedono quanti danni abbia fatto la troppa vicinanza con Putin, di cui storia del biglietto aereo per Mosca che l’ambasciata russa era pronta a pagargli è solo il culmine comunicativo. Guardano tutto questo e sopportano perché alternative non ne hanno. A Roma, Meloni invece festeggia. E si prepara a diventare la numero uno della coalizione che punta a vincere le elezioni politiche.

I giorni decisivi della battaglia per Severodonetsk

La guerra in Ucraina. La battaglia per Severodonetsk sembra entrata nei giorni decisivi.
Il destino della città è segnato – i russi continuano ad avanzare – ma le modalità della sua caduta saranno importanti per il futuro del conflitto nel Donbass e probabilmente in tutto il paese.

(di Emanuele Valenti)

Qui ci sono questioni pratiche, ma anche alcuni elementi simbolici, visto che la caduta di Severodonetsk sta lasciando agli ucraini un solo ultimo centro urbano nella regione di Luhansk, Lysychansk, a ovest di Severodonetsk, dall’altra parte del fiume Seversky Donetsk.
La notizia di questa sera è proprio che tutti i ponti che collegano le due città sono stati distrutti. Gli ucraini non possono più far arrivare rinforzi ai militari rimasti, così come non possono più evacuare i civili. Lo ha detto poco fa il governatore regionale di Luhansk, Haidai. Quindi Severodonetsk è isolata.
I russi stanno assediando le ultime truppe di Kyiv asserragliate nel distretto industriale. In un grosso impianto chimico, Azot, ci sono anche centinaia di civili. Con tutte le differenze del caso quello che abbiamo già visto a Mariupol.
I russi stanno bombardando anche Lysychansk – che sorge su una collina, quindi in una zona più facile da difendere, almeno via terra – e altre città del Donbass.
Il prossimo obiettivo dovrebbe essere Sloviansk, regione di Donetsk.

Con la difesa disperata di Severodonetsk gli ucraini hanno cercato di prendere tempo: far arrivare le ultime armi occidentali, fare in modo che siano utilizzabili con l’addestramento dei soldati, prepararsi ad altre battaglie nel Donbass. A questo punto Lysychansk e poi Slaviansk e Kramatorsk.
Da come l’esercito russo uscirà dalla conquista di tutta la regione di Luhansk dipenderà la sua forza nel prossimo passo, l’attacco per prendere anche la regione di Donetsk e quindi tutto il Donbass.

I consiglieri di Zelensky hanno chiesto nuovamente armi all’Occidente per colmare il grosso divario per quanto riguarda l’artiglieria, che sta decidendo la guerra.
Mercoledì si riuniranno a Bruxelles i ministri della difesa dei paesi che stanno supportando militarmente Kyiv, tra i quali ci sono differenze. Il giorno dopo dovrebbero far visita a Zelensky Macron, Draghi e Scholz.

A ricordarci la complessità del quadro uno studio del Centro di Ricerca per l’Energia e l’Aria Pulita. Un istituto indipendente finlandese. Nonostante le sanzioni, e grazie all’aumento dei prezzi dell’energia, Mosca ha incassato dall’inizio della guerra, con le esportazioni di gas e petrolio, 93 miliardi di dollari. Oltre il 60% dell’export è andato all’Europa. In cima alla lista Germania e Italia.

Borse in calo, all’OMC a Ginevra si discute anche dei brevetti sui vaccini

Oggi le borse europee sono andate male, come era successo nella seduta precedente, quella di venerdì. Tra le peggiori Milano, dove il valore dei titoli è sceso del 2,8%. Lo spread, la differenza di rendimento tra obbligazioni italiane e tedesche, ha chiuso la giornata a 238 punti, 10 in più di stamattina. Il rendimento dei Btp decennali ha toccato il massimo dal 2013. Negativo anche il mercato statunitense di Wall Street. Dopodomani la Banca Centrale di Washington potrebbe allentare il suo sostegno all’economia, come ha fatto giovedì la BCE, in un contesto segnato dalla forte inflazione e da timori legati alle conseguenze della guerra in Ucraina.
Di queste conseguenze si sta parlando a Ginevra in una riunione dell’OMC, l’organizzazione mondiale del commercio, in cui tra i temi in discussione – almeno in teoria – c’è anche quello dei brevetti sui vaccini anti-COVID, come spiega il nostro collaboratore Vittorio Agnoletto:


 

L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia

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    Il 15 marzo del 2021, due mesi dopo la morte di Simone, la procura di Busto Arsizio chiude l'indagine e chiede al tribunale di archiviare il caso: per i magistrati è stato un suicidio provocato dal down della cocaina. Leggendo gli atti della richiesta dei pm, i legali della famiglia scoprono però cose che non li convincono. "Simone" è un podcast scritto, prodotto e finanziato da Stefano Vergine. È disponibile gratuitamente anche sulle principali piattaforme audio e su YouTube. Per segnalazioni: https://www.instagram.com/stefano.vergine/

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    Italia-Libia: altri tre anni di diritti umani violati

    Oggi si rinnova automaticamente il memorandum tra Italia e Libia sulla cooperazione nel campo dello sviluppo, del contrasto all'immigrazione illegale e sul rafforzamento della sicurezza delle frontiere. In pratica l'accordo tra i due Paesi per evitare che arrivino in Italia migranti dall'Africa, anche se così non è. La Libia è uno dei Paesi dove più di altri viene negato il rispetto dei diritti umani, con i migranti torturati e richiusi in lager. Il tacito prolungamento dell'accordo è previsto dall'articolo 8 del memorandum che dice che l'accordo non può essere disdetto se non viene dato un preavviso scritto di almeno tre mesi. Oggi sarebbe stato l'ultimo giorno utile e così dal 2 febbario 2026 continuerà a essere in vigore per i prossimi tre anni. Nel silenzio del governo e nello sdegno delle associazioni umanitarie, uniche a denunciare la vergogna di un accordo che convalida pratiche inumane nei confronti dei migranti. Ascolta l'intervista di Alessandro Braga a Riccardo Noury, portavoce di Amnesty Italia.

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