Approfondimenti

Oggi lo sciopero globale per il clima 4 anni dopo il primo: cosa (non) è cambiato

Sciopero Clima Fridays For Future ANSA

Poco meno di 5 anni fa, Greta Thunberg era una 15enne che saltava scuola per andare fuori dal parlamento svedese e chiedere azioni contro il cambiamento climatico. In pochi mesi è diventata la guida di un movimento globale che ha raccolto partecipazione senza precedenti. Il primo sciopero globale per il clima è stato 4 anni fa, nel 2019. Da allora, sono successe tante cose – in primis la pandemia da COVID-19 che ha inevitabilmente smorzato lo stimolo partecipativo e l’intensità del movimento. Da allora, molto è cambiato, ma molto ancora non lo è.

Oggi, il mondo dei Fridays For Future tornerà a riempire le strade e le piazze di centinaia di città in tutto il globo, chiedendo sempre la stessa cosa: meno parole e più azioni.
In 4 anni il movimento è riuscito a puntare un riflettore luminoso sul problema del cambiamento climatico, e si è fatto megafono di ciò che la scienza dice da anni inascoltata.
Greta Thunberg è diventata una leader, il volto globale della lotta contro il cambiamento climatico: ammirata e seguita con convinzione da milioni di giovani, ma ancora infantilizzata dalla politica e dai leader mondiali.

Quando è intervenuta ai meeting dei grandi della terra non ha misurato le parole, ha accusato chi comanda di essere responsabile di un disastro senza precedenti. Dall’altro lato ha ricevuto sorrisi, strette di mano e plausi generici. Ma gli impegni presi sono sempre stati blandi, vaghi, lenti e insufficienti.

Al Summit delle nazioni unite per l’azione climatica del 2019, Thunberg ha pronunciato un discorso che è rimasto impresso nella memoria di molti. “Come vi permettere di venire da noi giovani a chiedere speranza? – diceva – Voi avete rubato i miei sogni e la mia infanzia con le vostre parole vuote”.

La sensazione, quattro anni dopo, è che ancora nessuno abbia riempito di significato quelle parole. Nel corso del 2022, forse stanchi di essere inascoltati, hanno preso sempre più piede azioni di disobbedienza civile e movimenti più radicali come Extinction Rebellion e Ultima Generazione. Gli attivisti hanno bloccato le strade, imbrattato monumenti simbolici ed edifici del potere, incollato le loro mani alle opere d’arte. L’idea era: se non ci ascoltate, ci facciamo ascoltare. Inizialmente sembrava una scelta efficace, l’attenzione mediatica ha ripreso vigore e per giorni si è parlato delle loro azioni in giro per il mondo. Poi però, ancora una volta, la politica e l’opinione pubblica hanno scelto di guardare il dito e non la luna. Hanno criticato moralisticamente i modi, invece di concentrarsi sul merito.

A Capodanno il movimento britannico di Extinction Rebellion ha dichiarato: “We Quit”, “ci arrendiamo”. Il senso poi era più complesso di così: gli attivisti hanno comunicato di voler sospendere le azioni di disobbedienza civile per concentrarsi su forme di protesta più ampie: “nel 2023 daremo la priorità alla presenza rispetto agli arresti e alle relazioni rispetto ai blocchi stradali”, hanno scritto. Una scelta probabilmente dovuta sia alla dura opposizione che i governi – in particolare poi quello britannico – hanno costruito contro le loro azioni, che alla consapevolezza che forse anche questa strategia non funziona, che il gioco non vale la candela.

Questo cambiamento di prospettiva, portato avanti dall’ala britannica che è di fatto la fondatrice degli Extincion Rebellion significa due cose: la prima è che nel 2023 probabilmente vedremo più proteste di massa che azioni di disobbedienza civile – come il global strike di oggi – la seconda è che ancora i giovani attivisti continuano a gridare al vento. Tutto cambi perché tutto resti com’è, potremmo dire. Ma il punto è proprio questo: la situazione climatica è sempre più grave e la battaglia sempre più urgente. Perché – allora – non è ancora cambiato niente?

  • Autore articolo
    Martina Stefanoni
ARTICOLI CORRELATITutti gli articoli
POTREBBE PIACERTI ANCHETutte le trasmissioni

Adesso in diretta

  • Ascolta la diretta

Ultimo giornale Radio

  • PlayStop

    Giornale Radio venerdì 26/12 19:30

    Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi. Tutto questo nelle tre edizioni principali del notiziario di Radio Popolare, al mattino, a metà giornata e alla sera.

    Giornale Radio - 26-12-2025

Ultimo giornale Radio in breve

  • PlayStop

    Gr in breve venerdì 26/12 17:30

    Edizione breve del notiziario di Radio Popolare. Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi.

    Giornale Radio in breve - 26-12-2025

Ultima Rassegna stampa

  • PlayStop

    Rassegna stampa di mercoledì 24/12/2025

    La rassegna stampa di Popolare Network non si limita ad una carrellata sulle prime pagine dei principali quotidiani italiani: entra in profondità, scova notizie curiose, evidenzia punti di vista differenti e scopre strane analogie tra giornali che dovrebbero pensarla diversamente.

    Rassegna stampa - 24-12-2025

Ultimo Metroregione

  • PlayStop

    Metroregione di mercoledì 24/12/2025 delle 19:48

    Metroregione è il notiziario regionale di Radio Popolare. Racconta le notizie che arrivano dal territorio della Lombardia, con particolare attenzione ai fatti che riguardano la politica locale, le lotte sindacali e le questioni che riguardano i nuovi cittadini. Da Milano agli altri capoluoghi di provincia lombardi, senza dimenticare i comuni più piccoli, da dove possono arrivare storie esemplificative dei cambiamenti della nostra società.

    Metroregione - 24-12-2025

Ultimi Podcasts

  • PlayStop

    Gli accampamenti alla Columbia University contro i fondi per Israele in un documentario

    Kei Pritsker, regista con Michael T Workman del documentario “The Encampments”, racconta ai microfoni di Radio Popolare i retroscena della protesta studentesca pro Palestina alla Columbia University. “Gli studenti della Columbia protestano da anni per la Palestina e per ottenere che l’università dismetta gli investimenti in Israele – spiega Pritsker. L’università ha un ingente fondo di dotazione che investe in ogni sorta di attività, molte delle quali riguardano aziende produttrici di armi, aziende manifatturiere che realizzano armamenti, motori per elicotteri, bulldozer e ogni tipo di attrezzatura utilizzata in queste operazioni”. “The Encampments” fa parlare i ragazzi e le ragazze di questo movimento studentesco che dall’aprile del 2024 ha montato le tende nel giardino del Campus per chiedere trasparenza, il ritiro del denaro dagli investimenti israeliani e l’amnistia per gli studenti puniti per le proteste. “Chiunque creda ancora a questa narrativa sull’antisemitismo nel movimento per la Palestina dovrebbe semplicemente guardare il film – assicura Kei Pritsker”. Al momento “The Encampments” ha una distribuzione indipendente che lo diffonde nei cinema più coraggiosi. L'intervista di Barbara Sorrentini per la trasmissione Chassis.

    Clip - 27-12-2025

  • PlayStop

    Manovre pericolose

    L’undicesimo episodio del podcast dell’Alleanza Clima Lavoro, a cura di Massimo Alberti, è dedicato a un tema centrale del dibattito pubblico: la Legge di Bilancio, ovvero lo strumento chiave per orientare la nostra spesa pubblica. Da sempre l’Alleanza Clima Lavoro richiama la necessità di sostenere il percorso di transizione verso un’economia a zero emissioni, integrando politiche climatiche, industriali e del lavoro, e rafforzando al contempo il welfare e la qualità della vita delle persone. La manovra economico-finanziaria del Governo per il 2026 procede, purtroppo, in direzione opposta: è una “manovra pericolosa” che, oltre a non offrire una prospettiva di decarbonizzazione, prevede un aumento delle spese militari cui si accompagnano tagli o mancati investimenti in sanità, istruzione, ambiente e politiche industriali. Nel corso della puntata emergono tutte le criticità di una Legge di Bilancio che rinuncia a svolgere un ruolo di indirizzo strategico per il futuro del Paese. Il confronto tra l’analisi della manovra e le proposte alternative per migliorarla rilancia una domanda di fondo: quale modello di sviluppo intendiamo davvero perseguire?

    Clip - 27-12-2025

  • PlayStop

    Doppia Acca di venerdì 26/12/2025

    Dal 2011 è la trasmissione dedicata all’hip-hop di Radio Popolare.

    Doppia_Acca - 26-12-2025

  • PlayStop

    News della notte di venerdì 26/12/2025

    L’ultimo approfondimento dei temi d’attualità in chiusura di giornata

    News della notte - 26-12-2025

  • PlayStop

    Percorsi PerVersi di venerdì 26/12/2025

    Poesie, liriche, sonetti, slam poetry, rime baciate, versi ermetici, poesie cantate. Ogni settimana Percorsi PerVersi incontra a Radio Popolare i poeti e li fa parlare di poesia. Percorriamo tutte le strade della parola poetica, da quella dei poeti laureati a quella dei poeti di strada e a quella – inedita – dei nostri ascoltatori.

    Percorsi PerVersi - 26-12-2025

  • PlayStop

    Musiche dal mondo di venerdì 26/12/2025

    Musiche dal mondo è una trasmissione di Radio Popolare dedicata alla world music, nata ben prima che l'espressione diventasse internazionale. Radio Popolare, partecipa alla World Music Charts Europe (WMCE) fin dal suo inizio. La trasmissione propone musica che difficilmente le radio mainstream fanno ascoltare e di cui i media correntemente non si occupano. Un'ampia varietà musicale, dalle fanfare macedoni al canto siberiano, promuovendo la biodiversità musicale.

    Musiche dal mondo - 26-12-2025

  • PlayStop

    Conduzione musicale di venerdì 26/12/2025 delle 19:48

    Un viaggio musicale sempre diverso insieme ai nostri tanti bravissimi deejay: nei giorni festivi, qua e là, ogni volta che serve!

    Conduzione musicale - 26-12-2025

  • PlayStop

    Gli speciali di venerdì 26/12/2025 - ore 17:34

    I reportage e le inchieste di Radio Popolare Il lavoro degli inviati, corrispondenti e redattori di Radio Popolare e Popolare Network sulla società, la politica, gli avvenimenti internazionali, la cultura, la musica.

    Gli speciali - 26-12-2025

  • PlayStop

    Gli speciali di venerdì 26/12/2025 - ore 16:30

    I reportage e le inchieste di Radio Popolare Il lavoro degli inviati, corrispondenti e redattori di Radio Popolare e Popolare Network sulla società, la politica, gli avvenimenti internazionali, la cultura, la musica.

    Gli speciali - 26-12-2025

  • PlayStop

    Radiografia Nera di venerdì 26/12/2025

    Radiografia Nera è il programma che racconta le storie di cronaca e banditi che, dal dopoguerra in poi, hanno reso Milano la Chicago d'Italia. Condotto da Matteo Liuzzi e Tommaso Bertelli per la regia di Francesco Tragni.

    Radiografia Nera - 26-12-2025

  • PlayStop

    Gli speciali di venerdì 26/12/2025 - ore 15:36

    I reportage e le inchieste di Radio Popolare Il lavoro degli inviati, corrispondenti e redattori di Radio Popolare e Popolare Network sulla società, la politica, gli avvenimenti internazionali, la cultura, la musica.

    Gli speciali - 26-12-2025

  • PlayStop

    Gli speciali di venerdì 26/12/2025 - ore 12:30

    I reportage e le inchieste di Radio Popolare Il lavoro degli inviati, corrispondenti e redattori di Radio Popolare e Popolare Network sulla società, la politica, gli avvenimenti internazionali, la cultura, la musica.

    Gli speciali - 26-12-2025

Adesso in diretta